“Chi vince festeggia, chi perde spiega “. Il mantra – veicolato dal ct del volley nazionale Jiulio Velasco – rimbalza dal pomeriggio di mercoledì 27 (giorno della maggioranza risicata strappata da Ursula Von der Leyen) sull’asse Strasburgo-Bruxelles. Se ne sentono di tutti i colori. Inevitabile. I partiti, divisi per l’Ursula bis, si sono spaccati. Sia quelli di destra che di sinistra. Morale: quasi sei mesi dopo le elezioni europee e dopo trattative serrate, veti incrociati e urticanti polemiche, a Strasburgo – con voto palese – è nata la nuova Commissione UE ancora presieduta dalla 66enne Ursula; una politica tedesca di lungo corso cresciuta nel CDU liberal-conservatore e maturata alla scuola della cancelliera Angela Merkel. Mica male.
D’accordo, è stata eletta con appena 370 sì dal Parlamento di Strasburgo, in realtà mai così pochi; dunque il cammino del nuovo governo UE appare in salita nonostante le buone intenzioni della sciura Ursula. A luglio, con voto segreto, i sì erano stati 401, mercoledì la Plenaria dell’Europarlamento ha dato il via libera con 31 voti in meno (minimo storico). Ursula si è salvata per soli 9 voti. Ha pagato la sua apertura ai conservatori. È passata con la maggioranza più bassa di sempre. Ma ce l’ha fatta. Certo, ora guida una maggioranza debole (51,39%), persino 25 del Ppe (democratici-cristiani) hanno votato contro. Anche Lega, M5S e AVS l’hanno respinta. Un bel muro. Tuttavia è meglio non sottovalutarla. Ha dalla sua un programma intrigante.
Già da lunedi prossimo la squadra di Ursula è al lavoro. Tre gli obiettivi primari.
Un programma che potrebbe ricucire una Europa in frantumi e indebolita da defezioni rugginose, pericolosamente ossidate. E da voti consegnati col maldipancia. Come dimostrano taluni sì italiani. Su tutti brilla (si fa per dire)il voto a favore del Pd.
Inutile negarlo: Elly Schlein ha dato il suo sì a Ursula tra molti tentennamenti. Alla fine, come dicono le malelingue,ha dovuto “baciare il rospo” della destra su “consiglio” di Prodi e Gentiloni. Il suo credo le suggeriva di votare contro Ursula come hanno fatto gli indipendenti Cecilia Strada e Marco Tarquinio; o come hanno fatto taluni Verdi come gli ex sindaci di Palermo (il 77enne Leoluca Orlando) e di Roma (il 69enne Ignazio Marino). O come ha fatto pure l’ecologista Cristina Guarda, 34 anni, veneta, europarlamentare da quest’anno. Ma tant’è. Elly ha votato come la Meloni e incassato la facile ironia di AVS e M5S, ovvero la concorrenza a sinistra. E se l’è legata al dito.