Certo, non sarà proprio una passeggiata per Giuseppe Conte la Costituente dei 5Stelle che si chiuderà a Roma il 22 e 23 novembre.
Più di uno sgambetto si dovrà aspettare il presidente dal nuovo nemico giurato Beppe Grillo. Una irruzione nel congresso? Un improvviso discorso che metta in dubbio tutte le innovazioni che dovrebbero sconvolgere l’attuale assetto del Movimento? Chissà?
Lui, l’ex creatore dei pentastellati, ne pensa una più del diavolo e sarà bene che i dirigenti di oggi siano in allarme e suonino il campanello per tutti, nessuno escluso.
Questo perchè la “rivoluzione” che ha in animo Conte cambierebbe il volto dei pentastellati a cominciare dal nome.
Non solo, ma anche dalla cancellazione dei due mandati che era uno dei capisaldi su cui si basava la politica di una volta. Nessun onorevole o senatore a vita, ma un limite che avrebbe potuto permettere a tutti di entrare nel Palazzo e decidere il pro e il contro di chi era da tempo che “comandava” il Paese.
Naturalmente, le previsioni impazzano a cominciare dal nome. Pare che alcuni bookmakers abbiano già comunicato le quote a chi volesse partecipare.
E’ chiaro che ogni ipotesi non può avere nessuna certezza, ma è comunque un dato che significa quanto sia importante questo nuovo indirizzo dei pentastellati. Per quale ragione? Di riffe o di raffe, il Movimento ha un’assoluta importanza per gli assetti futuri della nostra politica.
Certo non sono più i tempi eroici di una volta quando Grillo poteva vantarsi di essere il partito di maggioranza. Tornare a quei livelli è adesso impensabile. Però, sarebbe per lo meno poco intelligente negare il peso del Movimento.
Tramontato il sogno del campo largo, sostenuto e voluto a tutti i costi da Elly Schlein, si tratterà di vedere dove vorrà andare a parare quel “furbacchione” di Conte.
Entrato in politica dalla finestra, ha imparato in breve quale sia l’arte di coloro che vivono da tempo a Montecitorio o a Palazzo Madama. Inventato di sana pianta da Beppe Grillo, ora lo sta mettendo in un angolo, perché in questi anni ha capito come si poteva scalare il potere.
A sinistra comunque: sulla scelta non ci sono più dubbi anche se egli ha cercato in tutti i modi di fare le scarpe a Elly e diventare lui il solo personaggio con cui doveva trattare la destra.
Ha perduto in questa prima fase? Per il momento si, perché la segretaria, forte dei voti ottenuti alle europee, è ben salda sulla poltrona di Via del Nazareno.
Ma non è detto che questa sintonia continui. La Schlein non ha tutto il partito dalla sua parte; anzi non sono pochi (i moderati certamente) coloro i quali vorrebbero togliersela di dosso per far tornare i dem i vecchi democristiani di una volta.
Insomma, per tornare a Conte, lasciata per ora l’idea di tornare a Palazzo Chigi (previsione impossibile, vista la forza che ha oggi Giorgia Meloni), l’avvocato del popolo sta studiando altre strade che possano portarlo ad essere determinante per qualsiasi futura coalizione.
Più a sinistra che a destra, questo è certo, ma la furbizia dell’uomo è tale che nessuna previsione è possibile.
Oggi alcuni commentatori, ad esempio, ritengono che l’elezione di Trump sia a lui favorevole. Intendiamo scherzare? Assolutamente no.
E’ noto che il neo presidente degli Stati Uniti voglia creare i presupposti per la fine del conflitto Russia-Ucraina. E’ un obbiettivo primario a cui non rinuncerà mai per le promesse fatte in campagna elettorale.
Ad esempio? Non mandando più armi a Zelensky costretto alla fine ad accettare un compromesso.
Giuseppe Conte ha le stesse idee: potrebbe dunque ottenere un nuovo placet americano e avere un appoggio determinante da Washington. Questa sarebbe una grande novità che le altre forze politiche italiane non debbono dimenticare. Così, dopo aver rivoluzionato la ex platea di Grillo, lo stesso Conte tornerebbe ad essere un personaggio di primo piano nel nostro Paese. Tale che non lo si potrebbe più definire un nonnulla per i futuri assetti italiani.
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