Con 153 voti favorevoli, 89 contrari e un astenuto, la Camera nella giornata di ieri, mercoledì 7 agosto, ha dato il suo via libera definitivo al decreto carceri, già approvato dal Senato, che viene così definitivamente convertito in legge. Tra le misure c’è l‘assunzione di personale di polizia penitenziaria (500 nel 2025, altre 500 nel 2026) e di dirigenti e medici penitenziari, la semplificazione del procedimento per la concessione della liberazione anticipata. Il ddl, contenente “misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del ministero della Giustizia”, istituisce inoltre il Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria.
Tra le novità l’aumento del numero di colloqui telefonici consentiti ai detenuti, l’esclusione dai programmi di giustizia riparativa dei detenuti sottoposti al regime speciale del 41-bis, l’istituzione al ministero della Giustizia di un elenco delle strutture residenziali idonee all’accoglienza e al reinserimento sociale dei detenuti adulti. Le modifiche introdotte a Palazzo Madama puntano ad ampliare le possibilità di accesso ai detenuti tossicodipendenti in comunità terapeutiche pubbliche o private accreditate.
Nordio: “Chiederò incontro con Mattarella”
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, dopo l’approvazione ha dichiarato: “Ho prospettato al presidente Meloni soluzioni a breve e medio termine per il sovraffollamento carcerario. Su questo tema chiederò un incontro al presidente della Repubblica, che ha sempre manifestato grande attenzione al riguardo. Del pari proporrò al Consiglio superiore della magistratura di considerare la copertura di organico per la magistratura di sorveglianza, garantendo da parte del ministero agili e veloci procedure per il completamento della pianta organica degli amministrativi presso i Tribunali di sorveglianza”. La sua idea è anche quella di proporre al Csm di potenziare la copertura di organico per la magistratura di sorveglianza e di prevedere che i detenuti tossicodipendenti scontino la pena in comunità.
Lo scontro con l’opposizione
Il via libera del dl in Aula avviene tra mille polemiche e al termine di un aspro scontro alimentato soprattutto da due ordini del giorno: uno del Dem, Marco Lacarra, a favore delle detenute madri e uno del deputato di Azione, Enrico Costa, subito ribattezzato “Salva-Toti” o “Salva Colletti bianchi”. Dopo il voto di fiducia in seduta notturna, l’esame del dl parte soft con un via libera corale all’odg del deputato Pd Gian Antonio Girelli che impegna il governo a intervenire sulla salute mentale nelle carceri. E ne passano anche altri per potenziare l’attività teatrale e culturale.
Ma è con quello di Lacarra che sale la tensione. Il governo sulle prime dà il parere favorevole chiedendo una minima riformulazione. Ma poi cambia idea quando il deputato si oppone a che la leghista Simonetta Matone firmi il suo odg. “Matone si è espressa sempre in modo contrario in Commissione” anche sul ddl Sicurezza, spiega Lacarra, “non posso accettare che ora firmi l’odg” che impegna il Governo a finanziare le case famiglia per le detenute madri. Il capogruppo di FdI Tommaso Foti si risente e invita il Governo a dare parere negativo. Il sottosegretario Andrea Ostellari concorda. Portando anche Fi, con Pietro Pittalis, a ripensarci dopo averlo sottoscritto.
L’odg viene così respinto con 156 no e 127 sì. Avs e Pd parlano di “rappresaglia”. Lacarra di “ritorsione”. Roberto Giachetti di “governo da Asilo Mariuccia”. Mentre si protesta per l’intervento di Matone che chiede se sia “meglio stare dentro la metropolitana a rubare, al settimo mese di gravidanza o in un Icam, con medico, puericultore e ginecologo?“. Aggiungendo di voler sapere “quanti di quelli che si indignano” siano “mai entrati in un campo Rom, magari col tacco 12“. Frasi considerate “sessiste” e “razziali” da Laura Boldrini; da “Stato etico” da Andrea Orlando e da “talk show” da Maria Elena Boschi che precisa come non sia vero che le detenute madri siano “in maggioranza Rom”. “Nell’ordinamento democratico”, comunque, osserva, “non si fanno norme razziali che riguardano i Rom o chiunque altro”. Duro l’attacco contro l’intero decreto da parte di Elly Schlein che parla di “furia punitiva che acceca la maggioranza” che “non fa nulla contro il sovraffollamento”, mentre introduce “oltre 20 reati nuovi”.
Passa la proposta di Enrico Costa ribattezzata “Salva Toti”
Scintille anche sull’odg di Costa. Il governo dà parere favorevole e il testo passa. Dopo essere stato sottoscritto da Forza Italia, Noi Moderati e Italia Viva. Si tratta di un odg che impegna il governo a rivedere le norme sulla custodia cautelare. L’idea, ripresa dal referendum del 2022, è di non far finire in carcere l’incensurato che non ha commesso reati gravissimi.
E il modo di farlo è riformare la norma del codice di procedura penale laddove stabilisce che tra i requisiti per la custodia cautelare ci sia il rischio di reiterazione. Posizione analoga a quella espressa nelle stesse ore dal Guardasigilli Carlo Nordio nell’incontro con i Garanti dei detenuti. “Il 25% della popolazione carceraria è in custodia cautelare”, spiega Costa che considera “fondamentale il tema della presunzione di innocenza”.