Cosa prevede l'accordo sul cessate il fuoco nel Mar Nero e perché questo sbocco al mare è così importante per Mosca e Kiev (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Tra i temi trattate negli incontri separati avuti a Riad dagli Stati Uniti con la Russia e con l’Ucraina, si è parlato della questione del Mar Nero. Vediamo nello specifico perché il controllo di questo mare è così importante per entrambi i paesi in guerra ed anche per gli equilibri commerciali mondiali.
Mosca aspirava fin dall’inizio della guerra ad avere una sorta di monopolio sul traffico marittimo del Mar Nero, sbocco rapido verso il sud del mondo e anche verso il Mediterraneo. L’intenzione era quella di occupare tutti i porti e le coste dell’Ucraina meridionale. Kiev ha però reagito affondando il 20 per cento della flotta militare, con la concreta prospettiva per il paese guidato da Putin di perdere una delle grandi vie commerciali dell’economia nazionale.
Un grosso fallimento per la Russia che pensava di poter occupare il Mar Nero in poco tempo e che, invece, in questi anni è riuscita ad avanzare concretamente solo in altre parti dell’Ucraina come il Donbass.
Putin ha quindi aderito alla richiesta statunitense per un cessate il fuoco sulle acque del Mar Nero, sbocco che resta importantissimo per i due paesi in guerra ed anche per tutta l’economia mondiale. Da qui partono infatti le rotte del grano coltivato in Ucraina, uno dei principali produttori al mondo. Merce indirizzata verso Cina, Europa, Turchia, Egitto e Paesi africani, e prima della guerra anche verso la Federazione Russa.
La guerra ha intanto creato un problema gravissimo per Kiev, dato che circa l’80 per cento dell’export ucraino passava da questi porti. Un dato significativo è quello del 2016, anno in cui erano transitati da qui 131,7 milioni di tonnellate di prodotti.
Appena scoppiata la guerra, la Russia aveva dichiarato la sospensione di ogni tipo di navigazione su una parte del Mar Nero e sul vicino Mar d’Azov. Ci fu subito il blocco di decine di navi cargo cariche di cereali agevolato anche dalla chiusura, da parte della Turchia, degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli.
Si era vicini a uno sbarco russo in grande stile che avrebbe interessato anche Odessa. Partì tuttavia la reazione ucraina che grazie ai droni e alle mine riuscì a danneggiare le navi fermando l’avanzata. L’esercito di Kiev riuscì anche a liberare la piccola “isola dei serpenti” che i russi volevano usare per sbarcare verso Odessa e affondarono l’incrociatore Moskva, la nave ammiraglia della flotta nemica. Da quel momento in poi, le navi russe si sono arroccate sulla difensiva spostandosi verso i loro porti della Crimea sud-occidentale.
Grazie all’Onu e alla Turchia, nell’agosto del 2022 si riuscì ad aprire il cosiddetto “corridoio del grano”. Inizialmente sembrò funzionare fino a quando Mosca non decise di bloccare di nuovo il transito delle navi a partire dal giugno del 2023. I comandi ucraini decisero allora di forzare il blocco militare creando una cintura protettiva di droni marittimi e aerei lungo le loro acque territoriali. Un corridoio che arrivava fino alle coste romene nel delta del Danubio.
I russi reagirono bombardando e, a partire dall’ottobre 2023, ottennero il parziale blocco delle navi agricole in transito.
Gli Stati Uniti hanno reso noto che l’accordo raggiunto assicura “la navigazione sicura sul Mar Nero” sperando in questo modo di porre fine agli attacchi e alle conseguenti reazioni. Nel comunicato diffuso dalla Casa Bianca si annuncia un accordo per il cessate il fuoco “per garantire la sicurezza della navigazione, eliminare l’uso della forza e impedire l’uso di imbarcazioni commerciali a scopi militari nel Mar Nero”.
Gli Stati Uniti sono intervenuti perché sanno dell’importanza di questo flusso di traffico per tutta l’economia mondiale. Per accontentare Trump che altrimenti non avrebbe aderito all’accordo, gli Usa hanno anche dichiarato l’intenzione di “ripristinare l’accesso della Russia al mercato mondiale per le esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti”.