Cosa succede ora in Sardegna? La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, è stata dichiarata decaduta dal collegio regionale di garanzia elettorale, a seguito di una serie di Contestazioni sulle spese elettorali. Il provvedimento contro la presidente della Regione Sardegna è subito esecutivo: ma Todde ha già annunciato l’impugnazione. Quindi per ora nulla dovrebbe cambiare: “Continuo a lavorare per il bene della Sardegna”, ha proclamato Todde.
In realtà, ecco cosa potrebbe succedere, anticipa Enrico Fresu sulla Unione Sarda.
La dichiarazione di decadenza della presidente della Regione, Alessandra Todde, è un fulmine a ciel sereno per tanti ma non per tutti, spiega Fresu. Da settimane, se non mesi, l’iter per l’adozione del provvedimento era in piedi nelle stanze del collegio regionale di garanzia elettorale, nel palazzo di giustizia di Cagliari, che ha vagliato il rendiconto delle spese elettorali di tutti i candidati (e non tutti in via Roma sono sereni, i provvedimenti potrebbero non non essere finiti).
Fulmine in Sardegna
Dieci le pagine di contestazione nei confronti di Todde, sette i punti (su uno dei quali la governatrice avrebbe già chiarito tutte le presunte anomalie): non avrebbe nominato un mandatario elettorale, soggetto che deve garantire la veridicità di quanto dichiarato in tema di spese per la campagna. Non avrebbe avuto inoltre un conto dedicato attraverso il quale devono passare tutti i fondi utilizzati, per garantire la tracciabilità dei flussi di soldi. Poi ci sarebbe confusione sulle donazioni e sulle distinzione tra i soldi riferibili a Todde e quelli in capo al Movimento. Non si parla di somme molti rilevanti, ma devono sempre essere tracciate e giustificate. Poi ci sono presunte anomalie su imputazioni di alcune spese: tanto che gli atti (atto dovuto) sono stati inviati alla Procura della Repubblica che potrebbe compiere ulteriori passi.
Ma cosa succede ora? si chiede Fresu. Todde lo ha già detto: «Si tratta di un atto amministrativo, lo impugnerò nelle sedi opportune e continuo a lavorare per il bene della Sardegna».
In realtà il termine «amministrativo» non è pertinente: basti pensare che per far valere le proprie ragioni la governatrice dovrà rivolgersi al Tribunale ordinario e non al Tar (Tribunale amministrativo, appunto).
Cosa prevede la legge
La pena della mancata o erronea trasmissione? «Si rammenta che al mancato deposito presso il Collegio Regionale di Garanzia Elettorale della dichiarazione predetta», recita il documento, «consegue l’irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 25.822,84 a euro 103.291,38 e che, l’accertata violazione delle norme che disciplinano la campagna elettorale, dichiarata in modo definitivo dal Collegio di Garanzia Elettorale, costituisce nei casi di legge causa di ineleggibilità del candidato e comporta la decadenza dalla carica del candidato eletto».
Nel caso di Todde, con la decadenza ormai dichiarata (lo scenario più estremo prevede lo scioglimento del Consiglio regionale e le elezioni), si torna alla legge nazionale. Al comma 10 dell’articolo 15. Che recita: «Al fine della dichiarazione di decadenza, il Collegio regionale di garanzia elettorale dà comunicazione dell’accertamento definitivo delle violazioni di cui ai commi 7, 8 e 9 al Presidente della Camera di appartenenza del parlamentare, la quale pronuncia la decadenza ai sensi del proprio regolamento». Qui si parla di Camera, ma la legge regionale fa proprio il passaggio. L’aula di via Roma, quindi, non ha potere decisionale: potrebbe solo ratificare l’ordinanza del collegio regionale di garanzia elettorale.
Ora tutto è nelle mani di giudici e avvocati (ai quali Todde già si è rivolta): l’impugnazione annunciata, se ricorrono le condizioni, potrebbe portare alla sospensione dell’efficacia del provvedimento di decadenza (immediatamente esecutivo). Si dovrebbe quindi attendere una eventuale decisione nel merito. Si prende tempo, insomma. Ma la politica sarda è in ebollizione.