Cos’è lo Ius Scholae? Lo Ius Scholae è un’espressione coniata negli ultimi anni per indicare la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana al compimento di un determinato ciclo di studi. Di Ius Scholae si è tornato a parlare proprio quest’estate nel dibattito politico, dopo alcune dichiarazioni del leader di Forza Italia, Antonio Tajani. “Il tema dello Ius Scholae” – ha detto – “è una nostra visione della società e dell’Italia”. Il problema è che, almeno per ora, alle parole non sono seguiti fatti concreti. Ma facciamo un passo indietro.
La legge del 1992
Come si ottiene, al momento, la cittadinanza italiana? L’ultima legge, varata nel 1992, prevede tre modalità per l’acquisizione della cittadinanza italiana: per naturalizzazione, per matrimonio e per nascita.
Cosa si intende per “naturalizzazione”? In questo caso, la cittadinanza viene concessa alla maggiore età e dopo dieci anni di residenza legale e ininterrotta nel territorio nazionale. Se si è cittadini di uno stato membro dell’Unione Europea bastano invece quattro anni.
Nel secondo caso, quindi per “matrimonio”, la cittadinanza viene concessa a una persona straniera che si sposi con un cittadino o con una cittadina italiana, ma dopo due anni di residenza dal matrimonio. Nel terzo caso, cioè quello “per nascita“, il cosiddetto ius sanguinis, si diventa italiani se si nasce da padre o madre che sono già cittadini italiani.
Se un ragazzo nasce da un padre o una madre italiana, potrà ottenere la cittadinanza italiana dopo aver compiuto i diciotto anni, se entro un anno dal diciottesimo compleanno dichiara di volerla e se fino a quel momento ha risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia.
Ius Soli, Ius Soli temperato, Ius Culturae e Ius Scholae
In Italia si sono fatte spesso diverse proposte per superare questa legge del 1992, considerata antiquata e carente, soprattutto nei confronti dei ragazzi nati in Italia ma figli di stranieri. Per loro, infatti, come abbiamo visto, si prevedono iter lunghi e complicati per ottenere la cittadinanza. E così, negli anni, si è parlato di Ius Soli, Ius Soli temperato, Ius Culturae e ora di Ius Scholae. Ma cosa si intende con questi termini?
Per Ius Soli si intende il diritto di ottenere automaticamente la cittadinanza se si nasce nel territorio nazionale. Insomma, se nasci in Italia, al di là della condizione dei tuoi genitori, sei italiano. Questa ipotesi, a dire la verità, è sempre stata più o meno scartata dai principali partiti.
Qualche anno fa si parlò invece di Ius Soli temperato, che prevedeva che un bambino nato in Italia diventasse automaticamente italiano se almeno uno dei due genitori si trovava legalmente in Italia da almeno 5 anni.
Se il genitore in possesso di permesso di soggiorno non proveniva dall’Unione Europea doveva però avere altri tre requisiti: un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, disporre di un alloggio e superare un test di conoscenza della lingua italiana. Ma anche quest’ipotesi cadde nel vuoto.
A dir la verità lo Ius Soli temperato preveda come condizione anche lo Ius Culturae, In base allo Ius Culturae avrebbero potuto chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che avessero frequentato le scuole per almeno cinque anni e che comunque avessero completato almeno un ciclo scolastico, come elementari o medie. I ragazzi nati tra i 12 ei 18 anni sarebbero invece diventati cittadini dopo una residenza in Italia di almeno 6 anni e dopo aver frequentato e superato un ciclo scolastico.
Lo Ius Scholae, un po’ come lo Ius Culturae, prevede che possa diventare cittadino italiano il minore straniero nato in Italia o arrivato entro i 12 anni di età che abbia completato almeno cinque anni di scuola in Italia in uno o più cicli scolastici.
Riusciranno i nostri eroi a trovare un accordo per superare la legge del 1992? A dir la verità, al momento non sembra che ci siano i numeri in Parlamento.
Il referendum sulla cittadinanza
Proprio in questi giorni però sono state depositate le firme per un referendum sulla cittadinanza.
Cosa chiede il Referendum? Propone di dimezzare da 10 a 5 gli anni – attualmente richiesti dalla legge del 1992 – di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.