Politica

Cristiani, curdi, assiri, donne: in Siria un incerto futuro

L’ incerto futuro delle minoranze in Siria è il tema di due articoli di Andrea Tucci su Worldenvironment.tv.

La comunità cristiana siriana, già in declino, ora, avverte Tucci, teme un’altra ondata di persecuzioni da parte del gruppo Hayat Tahrir Al Sham, che ha preso il potere in Siria.

“Quello che sta accadendo è il caos assoluto e i cristiani, comprensibilmente, sono terrorizzati dai gruppi islamisti”.

Un’attivista che preferisce mantenere l’anonimato ha detto: Siamo tutti preoccupati per quello che succederà ai cristiani o ai curdi…

La Siria un tempo ospitava una grande popolazione cristiana. Prima dell’inizio della guerra civile nel 2011, i cristiani costituivano circa il 10 percento, ovvero poco più di due milioni, dei 23 milioni di abitanti del paese. Oggi, la comunità si è ridotta a circa 300.000 persone, comprendendo membri della Chiesa ortodossa siriaca, della Chiesa ortodossa armena e della Chiesa cattolica, della Chiesa assira d’Oriente e altre.

Gli antichi assiri minoranza in Siria

Cristiani, curdi, assiri, donne: in Siria un incerto futuro – Blitzquotidiano.it (foto da Worldenvironment.tv)

Gli assiri, un gruppo etnico distinto originario di alcune parti degli attuali Iraq, Iran, Turchia e Siria, a volte chiamati nel paese “siriaci”, erano tra i cristiani attaccati dall’ISIS e ora temono un’escalation.

Aleppo ha una significativa popolazione cristiana, come le città provinciali del nord-est come Qamishli e Hasakah, che sono sotto il controllo del Rojava, l’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale guidata dai curdi e le Forze democratiche siriane (SDF), che includono milizie cristiane autoproclamate e le Unità di protezione popolare (YPG).

Le YPG sono costituite principalmente da curdi, ma includono anche il Consiglio militare siriaco e una milizia assira.

Secondo l’agenzia di stampa Hawar, affiliata alle SDF, molti cristiani che vivono ad Aleppo hanno dichiarato che Hayat Tahrir Al Sham ha confiscato alcune proprietà cristiane, ma anche quelle di membri di gruppi religiosi ed etnici minoritari.

“Siamo tutti preoccupati per quello che accadrà ai cristiani o ai curdi… alle donne, soprattutto per quanto riguarda l’imposizione dell’hijab”, ha detto George (usa uno pseudonimo per motivi di sicurezza), che vive vicino al quartiere siriaco e che ha interagito a lungo con la comunità cristiana di Aleppo.

“Per ora, non è successo niente del genere”, ha detto. Le chiese hanno tenuto i loro servizi e molti cristiani sono ancora ad Aleppo, ma non sappiamo cosa accadrà nei prossimi giorni…”

I timori dei cristiani di Aleppo

I cristiani ad Aleppo sono circa 20.000 e temono, a ragione, l’arrivo di persone che adottano un pensiero estremista islamista, che potrebbe limitare gravemente le loro libertà religiose e sociali, influendo sul loro stile di vita.

La Chiesa siro-ortodossa ha guidato un’operazione di evacuazione, tramite autobus, per gli studenti di Aleppo che tentavano di fuggire verso le città controllate dai curdi, come Qamishli e Hasakah.

“La narrazione settaria in Siria è sempre stata che le minoranze devono attenersi al male minore”, molte famiglie di Aleppo hanno lasciato la loro casa per motivi di sicurezza da quando è scoppiata la guerra civile nel 2011. Bisogna considerare che Aleppo è una parte distinta dell’identità assira siriana.

Oggigiorno Il caso del Rojava, l’Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale guidata dai curdi, ha rappresentato un’esperienza unica di autodeterminazione e resistenza contro l’oppressione. Questa terra curda della Siria settentrionale si è evoluta in una piattaforma che promuove l’uguaglianza di genere, la democrazia diretta e la coesistenza tra diverse etnie e religioni.

Cristiani siriaci, cristiani assiri, cristiani armeni, yazidi, turkmeni e ceceni, minoranze i cui diritti sono protetti dalla legge e a cui è garantita la rappresentanza in tutti i processi politici.

Oggi, a un decennio dalla storica resistenza a Kobane che fermò l’espansione dell’ISIS, il terremoto siriano potrebbe minacciare i valori della democrazia e della convivenza tra diverse etnie e religioni incarnati nella terra curda del Rojava.

Ma, si chiede Andea Tucci, la regione democratica curda del Rojava sopravviverà nella nuova Siria?

La storia non solo in Siria ma in tutto il Medio Oriente non può essere pienamente compresa senza analizzare il ruolo che i curdi svolgono nella regione. All’interno di questa narrazione, è il ruolo unico delle donne curde in particolare che merita maggiore attenzione.

Nonostante affrontino le doppie lotte di genere e di oppressione etnica, hanno modificato il panorama politico. Infatti, si può sostenere che non c’è nessun altro gruppo in Medio Oriente che presenti una percentuale più alta di donne che ricoprono ruoli di leadership.

Inoltre, se si considera che queste donne stanno lottando per la democrazia (sia diplomaticamente che militarmente) in una regione in cui le donne sono tradizionalmente emarginate ed escluse dalla sfera pubblica, la loro ricerca di uguaglianza diventa ancora più notevole.

Le donne curde che agiscono come guerrigliere, attiviste per i diritti umani e membri del parlamento hanno diffuso il principio di uguaglianza di genere in tutto il Medio Oriente. A testimonianza del loro talento, hanno anche compiuto tali imprese promuovendo il dialogo, la pace, la sicurezza e l’emancipazione di genere in tutto il Kurdistan e nella diaspora curda europea.

Sebbene sia vero che i curdi non sono un monolite, è utile iniziare qualsiasi analisi con una panoramica generale della situazione curda. Con una popolazionke stimata di oltre 40 milioni, i curdi sono spesso definiti il “più grande gruppo apolide al mondo”.

Il Kurdistan non esiste come stato separato e di solito viene descritto come comprendente le quattro regioni sovrapposte della: Turchia sud-orientale, dell’Iraq settentrionale, dell’Iran nord-occidentale e della Siria settentrionale. Tuttavia, i quattro stati di cui queste entità fanno parte temono che il desiderio dei curdi di avere un proprio stato indipendente minacci la loro vitalità come stati o addirittura la loro stessa esistenza.

L’attuale mancanza di uno stato curdo è fondamentale per comprendere i modi in cui la cultura curda sta influenzando il Medio Oriente. Infatti, poiché storicamente i curdi hanno vissuto tra imperi e sono stati circondati da così tante etnie e religioni diverse a causa della loro posizione al centro del Medio Oriente, la cultura curda è abbastanza tollerante verso le differenze.

Ad esempio, all’interno della comunità curda si possono trovare musulmani sunniti, sciiti, sufi e aleviti insieme a yazidi, cristiani, zoroastriani ed ebrei. Questo apprezzamento per la diversità si è manifestato nella regione curda siriana del Rojava, dove si proteggono i diritti delle minoranze e si promuovono ideali democratici.

Il movimento delle donne curde ha radici profonde e sta influenzando la cultura e la politica del Medio Oriente in vari modi. Il fondamento ideologico di questo movimento si basa su una filosofia nota come gineologia,che significa “la scienza delle donne”. Il più noto è l’ Unità di protezione delle donne (YPJ) nel “Rojava” nella Siria settentrionale.

Oggigiorno il governo turco sostiene che le YPJ, assieme alle loro controparti maschili, le Unità di difesa popolare (YPG), siano un’organizzazione “terroristica”, a causa dei loro legami ideologici con le guerriglie del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) che hanno combattuto, dal 1984, contro le forze governative nel sud-est della Turchia.

Oltre all’impegno militare, la filosofia più ampia delle YPJ, nota come “confederalismo democratico”, ha principi volti a promuovere l’uguaglianza delle donne, proteggere le minoranze etniche e preservare l’ambiente.

Il problema attuale in Siria è l’amministrazione e su questo tema HTS è stata molto chiara: tranne i criminali, tutti gli altri restano al loro posto.

Attualmente, infatti, esistono solo due milizie: le Forze Democratiche Siriane (SDF) guidate dai curdi e Hayat Tahrir al-Sham (HTS), il cui leader attuale, Abu Mohammed al-Jolani, era però in passato affiliato ad al-Qaeda.

Quindi oggi la grande domanda è quale sarà il rapporto che avranno tra loro? Di sicuro è necessario che nessuno intervenga sulla base di vecchie alleanze: Turchia, Iran, Iraq e Israele.

Di recente, le autorità religiose siriane locali hanno firmato una dichiarazione in cui riconoscono la diversità religiosa e culturale della Siria.

Ma la domanda è: Saranno garantiti anche gli attuali diritti democratici presenti nella regione curda del Rojava?

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Andrea Tucci