Da Mattarella lezione e messaggio: i sondaggi non sono elezioni, basta con i social network, ci inquinano la vita

Sergio Mattarella ha detto: è il voto che decide, non i sondaggi sui social”. Nel suo discorso di fine anno, è stato chiarissimo a proposito.  Forse mai come in questa occasione ha messo il dito su una piaga che sta stravolgendo ancora oggi l’informazione.

E’ sotto gli occhi di tutti quel che avviene ogni giorno. Centinaia se non migliaia di “fake news” invadono i computer e i vari siti su cui la gente si nutre e continua a nutrirsi. Così che una qualsivoglia opinione viene riportata su facebook, instagram e via cantando diventa un motivo di discussione che non ha il minimo costrutto. Infatti se la notizia non ha fondamento perché centuplicarla con altre parole che non hanno la base della veridicità?

Eppure, questa “storia” dei social ha invaso l’Italia e non c’è giorno che ci si divida e si guerreggi come Guelfi e Ghibellini. 

Se le sacrosante parole del capo dello Stato hanno un significato ben preciso, allora è giunto il momento di mettere un po’ d’ordine su un problema che diventa ogni giorno più inquietante.

Per carità, nessuno vuole minimizzare l’articolo 21 della Costituzione che afferma che chiunque di noi è libero con scritti o con parole di esprimere il proprio orientamento.

Ma a tutto c’è un limite, è necessario ed urgente mettere uno stop ad un andazzo che sta diventando pericoloso, se già non lo è.

La verità è che il mondo dell’informazione non ha più regole. Un giornalista è tale perché deve superare alcuni ostacoli indispensabili per diventare un professionista. Un praticantato, cioè un periodo di tirocinio, un esame scritto e orale che dimostrino la maturità necessaria per comunicare in maniera seria e coscienziosa.

Oggi non è più così, perché chi lavora sui social spesso e volentieri non ha nessuna dimestichezza proprio con l’informazione. Per cui se ne combinano tante che non hanno il minimo di credibilità.

La realtà è severa: sui vari “programmi” si ascoltano tante notizie che non hanno il minimo fondamento. Spesso sono pettegolezzi, rumor che però fanno discutere molte persone, tanto che se ne crea un caso anche quand il tutto è inverosimile.

Non è un problema di poco conto, perché questo orientamento è seguito dai tanti talk-show che vanno in onda quotidianamente. Così, una notizia di nessun conto diventa un dibattito che coinvolge una gran quantità di ascoltatori o di gente che apre la tv.

Purtroppo, non sono argomenti di rilevante importanza, che so io, la disoccupazione, i giovani che non trovano lavoro anche se laureati, l’inflazione che rende sempre più difficile per una famiglia arrivare alla fine del mese.

No! I battibecchi riguardano problemi insignificanti: se un influencer ha avuto ragione o meno, se una coppia di persone note ha deciso di separarsi, se un cantante non ha più la popolarità di una volta. Ora se questi approfondimenti (si possonon definire così?) fossero limitati ad una ristretta cerchia di persone, transeat.

Ma il fatto è che tra facebook e instagram si assiste ad un coinvolgimento che non deve essere accettato in una democrazia che si ritiene tale.

Nel tourbillon è finita pure la politica ed ecco quindi che le parole del presidente della repubblica hanno una grande importanza.

Adesso, tutto dipende dai sondaggi. Se un partito perde un punto in percentuale significa che è in crisi; se un altro guadagna in ugual modo vuol dire che al prossimo confronto popolare avrà molte chances di vincere.

E su questo fioccano le discussioni e i giornali e anche le tv si riempiono di commenti. Dunque, il voto non ha più nessuna importanza? Certamente, la scheda con la preferenza ha il suo indiscusso valore, però se dopo il voto le previsioni sono state sconvolte, i sondaggi non vengono penalizzati. La buriana dura lo spazio di un mattino e poi si riprende da capo.

La speranza è che il discorso del capo dello stato non venga osannato per ventiquattro ore e venga quindi dimenticato. L’informazione, in un paese che si rispetti, ha una importanza fondamentale ed è per questa ragione che i social trovino ancora spazio (ci mancherebbe), ma non abbiano, come oggi avviene, una credibilità assoluta ed incontrovertibile.

 

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Bruno Tucci