Negli Stati Uniti, Donald Trump; in Francia, più o meno il caos; in Germania, avanzano i neonazisti; in Inghilterra, prima la Brexit, ora l’incertezza. In Italia, da anni viviamo sull’orlo del baratro economico e sociale. Insomma, l’Occidente è in crisi. Una crisi democratica. Le democrazie, d’altronde, da tempo non sembrano più democrazie. La democrazia, infatti, non significa soltanto votare. E poi, in molti casi, non si vota nemmeno più (basta vedere cosa succede qui da noi). Le democrazie prive di un’istruzione pubblica almeno decente, di una redistribuzione economica efficace, di un servizio sanitario dignitoso, insomma, di un bene comune che tenga unita la società, non sono davvero democrazie. Sono solo scatole vuote con un’etichetta. Ma continuando così, presto anche quell’etichetta scolorita andrà sostituita con un’altra: plutocrazie. Perché è verso forme di plutocrazia che si stanno evolvendo i sistemi politici occidentali dove, direttamente o indirettamente, la classe più ricca è sempre più spesso al governo e ai vertici dell’amministrazione pubblica. E quasi sempre ignorando il bene comune. E i pessimi risultati di questo cambiamento in corso continuano a riempire le pagine dei giornali di questi giorni. Almeno finché ci sarà ancora qualcuno che insiste a leggerli, questi poveri e disgraziati giornali. Poi forse, d’un tratto, non se ne parlerà neanche più.
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