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Dazi, il ciclone Trump contro la muraglia cinese. Ma alzare le barriere commerciali è un errore economico

Ora che Trump ha sospeso i dazi a Messico e Canada in cambio di sicurezza ai confini e lotta al fentanyl (la cosiddetta “droga degli zombie”), ora che la Cina ha risposto ai dazi americani con una rappresaglia soft sulle merci dagli Usa, imponendo un +15% su gas, petrolio, carbone e auto (il Dragone punta ad evitare una guerra commerciale).

E ancora: ora che l’Europa traccheggia ovviamente in ordine sparso, tra determinazione e diplomazia, tra attendismo e desiderio di non alzare il livello dello scontro (“Dobbiamo cambiare il nostro modo di agire, essere coraggiosi e agili”), con l’asse Parigi-Berlino che, in disaccordo con Ursula, ha optato per la linea dura (“Nessuna concessione a Trump sui dazi, l’Ue deve prepararsi a una ritorsione”), due tre cose vanno dette. Si tratta di una opinione personale.

Dazi, il ciclone Trump contro la muraglia cinese. Ma alzare le barriere commerciali è un errore economico (foto Ansa) – Blitz Quotidiano

Errore economico, i dazi sono uno strumento politico

Chi alza barriere commerciali si illude che questo serva a difendere le produzioni nazionali, quando invece si danneggiano i consumatori e, alla fine, gli stessi produttori che vedono ridurre la competizione e quindi finiscono per perdere di qualità.

Trump polemizza con l’Europa

Trump ha buon gioco nel dire che l’Unione Europea ha alzato barriere molto alte a danno dei produttori statunitensi. Basti pensare allo scontro Airbus-Boeing. Nel 2019 perfino la Wto ha autorizzato gli americani a reagire di fronte alle politiche industriali discriminatorie decise da Bruxelles. A questo punto c’è da sperare che le tensioni tra Europa e Stati Uniti vadano a mitigarsi nel tempo. Ma la sensazione è che con Trump sarà dura. Ogni leader politico coltiva un suo “nazionalismo economico”. Figurarsi il tycoon.

Cosa rischia il Made in Italy

L’Ue fa grossi affari in Usa: nell’ultimo decennio gli scambi tra l’Europa e la principale economia del pianeta sono raddoppiati. Bene. E l’Italia? Il nostro Paese esporta soprattutto macchinari, alimentari, farmaceutici e auto. Insomma cibo e meccanica sono a rischio ma, come dice l’economista Carlo Altomonte della Università Bocconi, “le nostre aziende sapranno riposizionarsi. L’Europa ha tante armi, deve evitare un accordo al ribasso col Tycoon”.

L’interscambio commerciale con gli Usa è di circa una settantina di miliardi all’anno. Per ora non sono previste grandi scosse, tuttalpiù si perderà qualche miliardo di interscambio. Certo, ci potranno essere imprese che soffriranno di più, ci sono sicuramente settori più esposti ma, è opinione diffusa, che le aziende italiane riusciranno a reagire e ad assorbire il colpo come ad esempio hanno fatto altri Paesi ad esempio il Kazakistan che ha cominciato ad esportare mozzarelle in Russia. L’Italia ha molte armi a disposizione per contrastare la guerra commerciale.

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Enrico Pirondini