Politica

Democrazia in pericolo? Il Fascismo è morto ma attenti ai segnali

Democrazia in pericolo? Il Fascismo è morto ma attenti ai segnali. Il nostro tempo potrebbe essere l’incubatore di un nuovo nemico della democrazia?

Il Fascismo delle camicie nere è morto e sepolto -e sostenerlo è quasi un’ovvietà- ma il rischio che arrivi qualcosa di simile è una possibilità che non possiamo escludere; e siccome è nel presente che si manifestano i primi vagiti del futuro, allora dobbiamo fare attenzione ad alcuni segnali che fanno pensare e preoccupare.

Proviamo ad elencarne alcuni iniziando con le crescenti tensioni tra «rossi e neri».

Il 9 ottobre del 2021, esponenti del partito neofascista Forza Nuova assaltano, devastandola, la sede della CGIL di Roma.

Il 12 ottobre 2023 al Vomero, Napoli, il fotografo Roberto Tarallo viene colpito con calci e pugni da 4 persone vicine a CasaPound perché indossa una spilla con un simbolo antifascista sul giubbotto.

Il 20 luglio del 2024, a Torino, un giornalista del quotidiano La Stampa viene aggredito davanti al circolo Asso di Bastoni, noto ritrovo degli attivisti di CasaPound.

Durante i recenti cortei studenteschi in molti hanno fatto il gesto delle tre dita a simboleggiare la pistola P38, come avveniva negli anni Settanta.

A Bologna, gruppi dei collettivi antifascisti si sono scontrati con la polizia che cercava di non fargli raggiungere la sfilata di CasaPound.

In un cinema della capitale, un gruppo di giovani ha interrotto, contestandola con sputi ed offese agli spettatori, la visione del film su Berlinguer “La grande ambizione”.

Le minacce per la democrazia

Democrazia in pericolo? Il Fascismo è una morto ma attenti ai segnali: crisi economica e psicosi cospirano – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Insomma, la lista è lunga, e di esempi se ne potrebbero fare anche altri. Nessun paragone con la violenza fascista che ha preceduto la Marcia su Roma o con i drammatici anni di piombo, ma di certo sono fatti che qualcosa ci dicono. Sembrerebbe tornare a serpeggiare, almeno nella sua forma più embrionale, un certo nervosismo, di destra e sinistra, ed anche se ancora non è legittimata nessuna emergenza, ci dobbiamo comunque domandare se queste tensioni nascondono altro.

Per dirla in modo più semplice, ciò che oggi può sembrare un male di stagione potrebbe invece essere sintono di una malattia seria.

Un secondo punto di riflessione riguarda la crisi nella quale sono precipitate democrazia, politica ed istituzioni. Non è certo un tema nuovo, ma è stato sottovalutato per troppo tempo.

La democrazia manifesta tutte le sue debolezze e rischia di perdere la partita contro le autocrazie. La politica, maltrattata dai politici, ormai né rappresenta né tutela più nessuno, salvo i propri interessi. Le istituzioni, percepite sempre più come inutili orpelli di potere, sprofondano in un pericoloso declino.

Se questa triade, sulla quale abbiamo fondato la ricostruzione dell’Italia dopo la disfatta del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale, continuerà ad indebolirsi, sarà come avere le difese immunitarie sotto ai piedi.

Innovazine tecnologica e politica

Un altro fattore da tenere sotto controllo, come il colesterolo, è invece l’innovazione tecnologica.

In molti sostengono che ci stia cambiando nel profondo. Le neuroscienze dicono che non c’è da stare allegri per gli effetti che produce sulle nostre strutture cognitive, e soprattutto in quelle dei più giovani, forse le vere vittime sacrificali di questa nuova età dell’oro.

Probabilmente, se un qualsiasi governo decidesse di regalare a tutti quanti uno smartphone all’anno, accetteremmo anche di perdere, in cambio, buona parte delle nostre libertà. I valori in cui credevamo stanno cambiando, al loro posto suppellettili evanescenti di una quotidianità incolore e consumistica.

Ma questo «cittadino-zombi» ha gli anticorpi per difendere la democrazia, o, al contrario, può favorirne il crollo?

Il tutto diventa ancora più complesso se a quest’ultima domanda avviciniamo il problema della salute mentale, altro indicatore da non sottovalutare.

Una recente indagine, realizzata da Ipsos, ci rivela che nel 2023 in Italia il 28% della popolazione ha un disturbo mentale, 6 punti percentuale in più rispetto al 2022, con l’ansia che attanaglia al 14% e la depressione al 12%. Questi dati, che ovviamente “destano preoccupazione”, sono solo la punta dell’iceberg, perché in molti sfuggono alle statistiche, visto che si affidano all’autodiagnosi e gestiscono in autonomia il proprio disturbo.

In occasione dell’ultima Giornata Mondiale della Salute Mentale, giovedì 10 Ottobre 2024, la “Società Italiana di Psichiatria” ha evidenziato come “la prevalenza dei disturbi mentali sta per superare quella delle patologie cardiovascolari. Depressione e altre patologie psichiche saranno le più diffuse nel mondo già prima del 2030, anno in cui l’OMS, aveva stimato il sorpasso. Numeri che valgono in Italia il 4% del prodotto interno lordo tra spese dirette e indirette.”

L’aumento di questi disturbi mentali è sintomo di qualcosa che non funziona nelle nostre società. È un campanello dall’allarme che squilla bello forte. Diventare sordi proprio adesso sarebbe un bel problema per tutti quanti.

Ma di segnali che arrivano dal presente, ce ne sono anche altri, taluni addirittura più problematici di quelli menzionati fino ad ora: c’è la crisi economica, con tutto ciò che ne consegue; i bassi livelli d’istruzione; il contesto politico globale sempre più incerto; ed il Governo Meloni, compresa la maggioranza che lo sostiene, più vicini a Viktor Orbán che a De Gasperi.

Dunque, il nostro tempo potrebbe essere l’incubatore di un nuovo nemico della democrazia?

Ad oggi non esiste una risposta certa, però l’evidenza di alcuni indicatori spingono a rimanere vigili. Chi ha responsabilità, ad ogni livello, deve cercare di comprendere gli eventi nel loro quotidiano divenire e provare ad ipotizzarne le tendenze future, perché nessun dispotismo si genera all’improvviso, dal giorno alla notte, ma è il risultato di processi che arrivano da lontano.

Tuttavia, sembrerebbe invece prevalere “la sindrome di Voldemort”, il mago cattivo della serie letteraria di Harry Potter, talmente temuto che la maggior parte delle persone si rifiuta addirittura di pronunciare il suo nome, ed ignora, per paura, i segnali che ne annunciano il suo ritorno alla conquista del mondo magico raccontato dalla scrittrice J. K. Rowling.

Il dato incontestabile che il Ventennio rimarrà per sempre nei cimiteri della Storia non è una buona ragione per sentirsi al sicuro o fare come gli struzzi.

Nel 1936 Cesare Pavese scriveva che “il futuro verrà da un lungo dolore e un lungo silenzio”, ma quelli erano altri tempi, o forse, gli stessi di oggi che si ripetono con una maschera diversa sul volto.

Intanto però, la Storia si dilata e si restringe a suo piacimento mentre democrazia e dispotismo si fanno l’occhiolino.

È tutto vero, anche l’esatto contrario, perché questa volta, potrebbe essere il Sole che gira intorno alla Terra; domandatevelo quando guardate le scie luminose nel cielo: sono i bagliori di un inganno che c’è già stato, oppure è Elon Musk che fa il giro del mondo sulla slitta, elettrica, di Babbo Natale? Quest’anno, i regali, ce li porta lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Published by
Emiliano Chirchietti