Dibattito Meloni-Schlein in tv saltato, vince Conte (ma per le due rivali meglio così)

Il dibattito Meloni-Schlein in tv saltato. Se ne può discutere all’infinito, ma se il duello fra Meloni e Schlein che si doveva tenere il 23 maggio su Rai1 è stato cancellato, chi ne esce vincitore senza se e senza ma è proprio lui, Giuseppe Conte. Il quale aveva costruito la vendetta fin da  quando Giorgia Meloni, durante la conferenza stampa di fine d’anno, aveva detto si ad un testa a testa con Elly Schlein, dando così a lei l’etichetta di “premier” dell’opposizione. L’ex presidente del consiglio aveva ingoiato il rospo anche se si vedeva lontano un miglio che la scelta lo aveva indispettito. Tempo al tempo aveva detto fra sé, perché quel primato spettava a lui, non ad una segretaria eletta da persone che probabilmente non erano nemmeno iscritte al Pd. 

Covava dunque in seno questa prospettiva di mandare a monte quell’incontro e non aspettava che il momento giusto. Arrivato puntualmente pochi giorni prima di questo evento che avrebbe dovuto avere Bruno Vespa come moderatore. La Rai, dunque, e non la7 di Enrico Mentana o Sky. Ancora una volta si era preferito il servizio pubblico per fare un piacere a Telemeloni con il beneplacito di Elly. Come fare per mandare a monte il duello? Niente di meglio che servirsi della par condicio. Per quale ragione si doveva premiare solo due partiti e non tutti? Perchè  le altre forze politiche non avrebbero potuto avere la stessa possibilità?

Tutto si potrà imputare a Giuseppe Conte tranne il fatto che non sia un uomo che fa della furbizia il suo atout. Non sappiamo se il nostro sia un buon giocatore di bridge, ma in politica ha dimostrato di essere una vera e propria volpe. Basta ricordare che Conte è stato per due volte presidente del Consiglio con due maggioranze diverse e contrarie. Allora, ecco l’ora propizia per sferrare il suo attacco e mandare a carte quarantototto il tete-a-tete fra le due donne sicure protagoniste degli ultimi anni della politica italiana.

Il numero uno dei 5Stelle  ha dalla sua parte una freccia avvelenata di non poco conto: Barbara Floridia, la presidente della commissione di vigilanza Rai che lui ha difeso e voluto a tutti i costi. Floridia è una insegnante precaria salita all’importante rango politico solo grazie al presidente del suo movimento. Da lui indirizzata prende carta e penna e scrive alla Agcom, e cioè all’autorità per le garanzie delle comunicazioni istituita per legge nel 1997. 

Che cosa chiede la presidente? Semplicemente questo: per la par condicio non si deve offrire una opportunità così ghiotta solo ai due partiti di maggioranza e minoranza. Questo può accadere solo se c’è il placet delle altre forze, cioè cinque su otto. Bum, colpo ben assestato: l’organismo fa una verifica e decide che l’incontro non si può fare perché la legge lo vieta se non c’ è una maggioranza degli altri partiti.

Conte ha vinto e vorrebbe stravincere proponendo tanti dibattiti in cui ognuno potrà spiegare quali sono le prerogative per una Europa diversa da quella attuale. Si vorrebbe cambiare anche la sede dell’incontro: niente Rai, accusata di “melonismo”. Giorgia non ci sta, rifiuta senza un attimo di perplessità. “Io non posso perdere tempo. Palazzo Chigi non me lo permetterebbe”.

Sono poi così ferite la premier e la segretaria? Erano proprio entusiaste di questo braccio di ferro? Forse non piacerà a moltissimi esponenti di Palazzo Madama e di Montecitorio, ma la verità è che un simile evento poteva finire in maniera egregia per una e disastrosa per l’altra. È come un referendum: si chiede agli elettori chi è più convincente e brava. Però è un rischio che se si può evitare è meglio. Chiederlo a Matteo Renzi se non è così.

 

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Bruno Tucci