
Donald Trump, crociata anti-woke contro la Disney e molte aziende europee: "Promuovono diversità ed inclusione" (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
La Federal Communications Commission americana ha aperto un’indagine sulla Disney per le sue politiche sulla diversità, l’equità e l’inclusione che non sembrano rispettare le norme governative. L’indagine è arrivata nel mezzo della battaglia di Donald Trump contro le pratiche che promuovono la diversità e l’inclusione, lanciata dal presidente Usa non appena entrato alla Casa Bianca.
Un portavoce della Disney (l’azienda controlla anche la Abc, uno dei network televisivi storici degli Stati Uniti) ha dichiarato che l’azienda sta esaminando la lettera e ha aggiunto: “Non vediamo l’ora di collaborare con la commissione per rispondere alle sue domande”.

La crociata anti-woke di Trump sbarca anche in Europa
Nel mirino del presidente Usa non ci sono solo aziende americane. Nel bel mezzo della guerra dei dazi, la crociata anti-woke ha raggiunto anche l’Europa, con diverse ambasciate americane nel Vecchio Continente che hanno inviato una lettera alla maggiori imprese europee chiedendo di firmare e rispettare l’ordine esecutivo di Trump che vieta i programma sulla diversità.
Chi non lo farà – ha avvertito – rischia di perdere l’accesso ai bandi del governo federale. La missiva è stata inviata dall’ambasciata americana in Francia e da quelle in altri paesi europei alle maggiori imprese europee, facendo notare che l’ordine esecutivo di Trump contro le politiche Dei (diversity, equity, inclusion) vale per tutte le imprese fuori dagli Stati Uniti che forniscono prodotti e servizi al governo americano.
La lettera contiene anche un questionario con il quale si punta a verificare e certificare il rispetto delle norme. “Chi ha appalti con il Dipartimento di Stato deve certificare di non gestire programmi che promuovono la diversità, l’equità e l’inclusione in violazione delle leggi antidiscriminazione applicabili e concordare che tale certificazione è rilevante ai fini della decisione di pagamento del governo e pertanto soggetta al False Claim Act”, si legge nel documento inviato dalle ambasciate americane.
“Se non accettate di firmare questo documento, vi saremmo grati di fornirci gentilmente motivazioni dettagliate che saranno inoltrate al nostro ufficio legale”, conclude la missiva. Per ora molte aziende hanno scelto di non rispondere alla lettera considerato che le prime valutazioni legali indicano che l’extraterritorialità non è applicabile in questo caso.