
Un frame del video pubblicato dal presidente salvadoregno Nayib Bukele (Foto da Facebook)
Accusati dagli Stati Uniti di appartenere alla gang criminale Tren de Aragua, oltre duecento cittadini venezuelani sono stati deportati in un carcere di massima sicurezza a El Salvador nonostante un giudice federale ne avesse bloccato l’espulsione.
Da tempo vicino a Donald Trump, il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha confermato sui social media l’arrivo nel Paese di 238 presunti membri della gang venezuelana, accompagnati da 23 affiliati alla gang internazionale MS-13 (Mara Salvatrucha). Né le autorità statunitensi né quelle salvadoregne hanno però fornito al momento dettagli sull’identità dei detenuti o sulle prove della loro affiliazione criminale.
L’Alien Enemies Act del 1798
La decisione di deportarli si è basata su un provvedimento firmato dal presidente Trump sabato. Provvedimento che ha invocato l’Alien Enemies Act del 1798, una legge raramente utilizzata, risalente all’epoca della presidenza di John Adams. Trump ha accusato Tren de Aragua di aver tentato o minacciato “incursioni predatorie” contro gli Stati Uniti e ha giustificato l’espulsione dei suoi presunti membri come parte di una risposta a “guerre irregolari” condotte contro il Paese.
I media americani raccontano che l’ultima applicazione dell’Alien Enemies Act risaliva alla Seconda guerra mondiale, quando venne usato per internare civili nippo-americani.
Sabato sera, il giudice distrettuale James Boasberg di Washington D.C. aveva emesso un’ordinanza per sospendere le deportazioni per 14 giorni, in attesa di ulteriori sviluppi legali. Tuttavia, secondo il Dipartimento di Giustizia, il provvedimento è giunto troppo tardi: i voli erano già decollati.
A conferma di ciò, il presidente Bukele ha commentato sui social con un ironico “Oops… troppo tardi”, postando poi sui social un video che mostra i detenuti, ammanettati mani e piedi, scortati da agenti armati all’uscita dagli aerei.
Attraverso la portavoce Karoline Leavitt, la Casa Bianca ha negato di aver violato l’ordine del tribunale, definendo la sentenza “priva di fondamento giuridico” e ribadendo che i deportati erano già stati rimossi dal territorio statunitense prima dell’ordinanza.
Oopsie…
Too late 😂 pic.twitter.com/nDHL6deLJq
— Nayib Bukele (@nayibbukele) March 16, 2025
Le reazioni
Il governo del Venezuela ha duramente criticato l’invocazione dell’Alien Enemies Act, accusando Trump di criminalizzare in modo indiscriminato l’immigrazione venezuelana e paragonando il provvedimento agli episodi più bui della storia, dalla schiavitù ai campi di concentramento nazisti. Anche Amnesty International ha condannato l’operazione, affermando che rappresenta “l’ennesimo esempio di discriminazione razziale” da parte dell’amministrazione Trump.
The United States is defying a court order in order to accelerate the complete erosion of human rights for Venezuelans seeking safety.
This is yet another example of the Trump administration’s racist targeting, detaining, and deporting of Venezuelans—many of whom haven’t even…
— Amnesty International USA (@amnestyusa) March 16, 2025
Il carcere
Nel frattempo, Bukele ha confermato che i detenuti sono stati immediatamente trasferiti nel controverso Terrorism Confinement Center (CECOT). Inaugurata di recente e con una capacità massima di 40mila persone, la struttura è stata oggetto di critiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani che ne hanno denunciato le condizioni di detenzione inumane e i maltrattamenti contro i detenuti. Il presidente salvadoregno ha comunque dichiarato che i prigionieri vi rimarranno per almeno un anno. Ma è possibile che la loro dentenzione nel centro sarà anche prolungata.