Dimessosi Giovanni Toti (o costretto a dimettersi) inizia da subito il solito balletto della campagna elettorale per eleggere il nuovo presidente della Liguria.
Si voterà al massimo entro novanta giorni, ma perché non approfittare nel contempo per esibirsi e strappare un titolo sui giornali o una comparsata in tv?
Comincia la battaglia delle candidature, non facile per come è divisa l’Italia. Non solo tra destra e sinistra, ma anche fra gli stessi alleati.
Nella triade che governa il Paese ci sono scintille a non finire; all’opposizione troneggia il campo largo: si può definire così o è solo un sogno che può svanire da un momento all’altro?
Comunque sia, non è possibile mettere un freno alle indiscrezioni e ai nomi che già circolano nei Palazzi. Con Eddy Schlein che ipotizza il sorpasso dopo molti anni di “destrismo”e Giorgia Meloni che tace perché ritiene che sia meglio non fare previsioni che poi potrebbero essere smentite clamorosamente da chi andrà alle urne. Però, malgrado questa prudenza ai rumors non può essere messa la mordacchia.
Il più gettonato a sinistra è Andrea Orlando, 55 anni, ligure di La Spezia, ex ministro del lavoro, della giustizia e dell’ambiente. Insomma uno stagionato rappresentante del Parlamento italiano E’ un vecchio democristano anche se nasce comunista quando ancora il partito si chiamava Pci.
Negli ambienti di via del Nazareno non si parla che di lui. Ritengono che sia lui l’unico personaggio che possa riportare la sinistra a governare la Regione.
Da ex dc, abituato ai salti della politica, Orlando non si fa prendere dalla frenesia perché sa alla perfezione che in novanta giorni la situazione può cambiare di sana pianta. Rimane in attesa, pronto a diventare protagonista quando arriverà il momento giusto.
Nel Pd, ha molti amici, pure se apparteneva alla vecchia schiera dei democrisiani che non amava la corrente più vicina alla destra.
Ma pure i moderati dei dem debbono accontentarsi per cercare di far muro contro la rivoluzione della Schlein. L’ostacolo di sempre si chiama campo largo (o ammucchiata come lo definisce chi governa).
Si riuscirà in questi tre mesi a mantenere un’alleanza che non è proprio sicura al cento per cento? Giuseppe Conte rimarrà in un angolo a far da riserva alla segretaria del Pd? Difficile pronosticarlo, sopratutto perché l’ex presidente del Consiglio non ha digerito il rospo che lo ha costretto in un angolo.
Le sorprese sono sempre dietro l’angolo e non appaiono mai prima di poter stravolgere i sondaggi e i relativi risultati.
A destra, al contrario, c’è una grande confusione e si è ancora al “carissimo amico”. Matteo Salvini, sempre protagonista in ogni circostanza, vorrebbe al vertice della Liguria il suo vice al ministero delle infrastrutture, Edoardo Rixi.
Ma il preferito dal segretario del Carroccio ha già risposto picche. “Assolutamente no, non sono una toppa”, ha replicato per le rime. “Bisogna andare alla ricerca di un profilo civico valido che possa contrastare gli scatenati che sono a sinistra”.
Per Rixi, tanto per essere chiari, il candidato non deve essere scelto dalle segreterie. E’il popolo a doverlo indicare. “Magari”, è la replica di alcuni.
Escluso Rixi, i tre alleati dell’esecutivo studiano sopratutto perché oggigiorno, non si vivono settimane tranquille a Palazzo Chigi e dintorni.
Antonio Tajani fa le bizze, si è messo di traverso anche sulla legge dell’autonomia differenziata. Vorrebbe fare un passo indietro aiutato dal governatore della Calabria, Roberto Occhiuto che ha proposto una moratoria. Dopo il tentativo di Rixi, è buio fitto per la Liguria.
Forse perché è troppo presto per polemizzare e trovare un minimo comune multiplo. Sostiene un onorevole che non vuole apparire: “se si proponesse una trattativa che possa giungere ad una soluzione concordata?”
L’interrogativo raggiunge le stanze che contano, le quali vogliono decidere senza intemediari. “Non se ne parla” è il ritornello unico. Quando mai nella politica italiana si potrà arrivare ad un risultato del genere? Ci si meraviglia poi se la gente diserta le urne e non va a votare. Di litigi e battibecchi non se ne può più. Giustamente.
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