Dopo Toti mezzogiorno di fuoco: sarà Rixi (Genova) contro Orlando (Spezia)? Se le previsioni del big bang ligure, esploso con le dimissioni tanto attese e tanto discusse di Giovanni Toti, la sua successione si giocherà con un duello tra due liguri, molto diversi tra di loro e non solo per l’estrazione di nascita e di luogo.
Il centro destra potrebbe schierare Edoardo Rixi, 44 anni, laureato in Economia, oggi vice ministro delle Infrastrutture, fedelissimo di Matteo Salvini, leghista della primissima ora, ma figlio di un padre democristiano, anzi una delle “teste d’uovo” della Dc, direttore dell’ILRES, centro di studi di un partito che rifletteva e approfondiva.
La sinistra larga, tanto larga da dover indossare la martingala per tenere dentro anche Renzi, sarà ipoteticamente impersonata da Andrea Orlando, 55 anni, nato a Spezia da genitori che arrivavano dal Sud, ma che erano nel cuore ambedue del PCI spezzino e della CGIL,
Orlando è stato tre volte ministro, dell’Ambiente con Letta, della Giustizia e del Lavoro in governi successivi. E’ un parlamentare di lunghissimo corso, un “pollo da batteria” si diceva una volta per la sua carriera di ferro dentro al PCI-PDS-DS-ULIVO-PD, abilmente costruita nei corridoi romani, sempre ai vertici, al punto che nella sua lunga vicenda politica c’è perfino una sfida (perduta) a Matteo Renzi nelle Primarie per la segreteria.
Orlando e Rixi sono ben diversi, ma anche simili perchè ambedue cresciuti molto dentro ai partiti, nelle logiche di potere che una volta governavano le carriere e le scelte.
Certo: il Pci e la Lega sono stati molto diversi, anche se ora si può dire che sono quasi tra gli unici prodotti archeologici che resistono ancora.
Rixi ha fatto la gavetta genovese, lui cresciuto nel Ponente genovese, ma poi insediato nel nobile quartiere di Castelletto dove abita ora. Ha sfidato il sistema dei partiti fino da ragazzino dopo la laurea e una brillante inizio di esperto commerciale perfino di moda nella “casa” di Roberta di Camerino,
Era duro scegliere la Lega allora e buttarsi in mezzo, candidandosi e perdendo anche molte elezioni in Comune, in regione e in Parlamento, seguendo personaggi mitici come Sergio Castellaneta, uno dei primi leghisti genovesi, medico di razza, polemista di vaglia, l’uomo che rischiò di diventare sindaco da solo sfidando un gigante come Beppe Pericu in un ballottaggio ad alta tensione nel 1997.
Rixi faceva la battaglia per impedire che Genova costruisse una moschea a Cornigliano o al Lagaccio, zone popolari, dove lui incominciava, invece, a costruire un consenso per la Lega della quale sarebbe diventato in Liguria un vero leader, scavalcando per età la guardia storica delle fondamenta, seguendo Bossi come si segue un idolo sacro, ma poi diventando abilmente una spalla fedelissima di Salvini.
Questo giovane leader appassionato in modo quasi esclusivo della montagna, grande scalatore, protagonista di vere imprese alpinistiche, ma anche capace di sfogarsi sui monti dietro Genova pur di salire, salire, gambe in spalla, ne ha passate molte e anche difficili di salite e discese.
Già vice ministro e parlamentare si dovette dimettere per lo scandalo delle “spese pazze” in Regione. Quattro anni con la spada di Damocle sulla testa del processo, finito in una assoluzione totale.
Ma la frenata era stata potente come quella che oggi sembra un contrappasso di cedere il posto a Toti nella candidatura, poi vincente, per la Regione ligure nove anni fa.
Avrebbe vinto lui probabilmente ma arrivava, lanciato da Berlusconi quel giornalista che piazzava Novi Ligure nella regione sbagliata e Rixi lasciò il passo.
Si sarebbe rifatto, diventando superparlamentare, superesperto in Infrastrutture, vera spalla a Roma per i governi di centro destra della Liguria, una specie di garanzia, lui genovese con un cognome che si può pronunciare anche alla zeneise, Risgi…. come basgi, baxi, baci.
Per Totti, Bucci e Signorini, il terzetto del potere territoriale oggi polverizzato dall’inchiesta, quel Rixi-Riscgi era veramente l’appoggio solido nei ministeri romani.
Ma anche la spina critica soprattutto per Toti e un certo suo spadroneggiare nel dopo pandemia, quando si teneva in regione tutte le deleghe del potere regionale, Sanità, Bilancio, Cultura, una abbuffata che Rixi, unico, censurò.
Sulle sue spalle c’è stata in particolare quasi tutta la battaglia della ricostruzione del Morandi, il decreto legge che ha permesso la ricostruzione e il grande successo di Bucci. Lui, Rixi, era un passo indietro, ma decisivo.
Chissà se ora che tanta acqua è passata sotto altri ponti accetterà di scendere nell’agone di questo infuocato dopo Toti con le macerie sparse per tutta la Liguria, lui che è un vice ministro molto esperto, anche l’uomo chiave a Roma per una Liguria messa così male? E Salvini gli darà il via libera, scoprendo un fronte interno del ministero?
Certo con lui candidato la battaglia per il centro destra è più agevole, non vinta in partenza, ma più facile.
Orlando parte da una storia tutta diversa. La sua grande carriera si deve a vicende che meriterebbero di essere raccontate a parte: la grande amicizia dei suoi genitori per il cassiere storico del Pci di Togliatti, uno spezzino doc, ex grande partigiano Anelito Barontini, per sette anni da Spezia-Sarzana l’uomo che gestiva il patrimonio Pci con Mosca, mica bruscolini.
Una potenza che personaggi come Giorgio Napolitano e non solo venivano a riverire tutte le estati, ospitati in in palazzo comprato dal Pci e battezzato dai battaglieri rivali della Dc come la “Pravda:”
Barontini mise quel ragazzo dalle chiare ambizione politiche sotto la grande ala protettiva dei “grandi “ leader, appunto Napolitano in primis, ma non solo.
E così il ragazzo, dopo avere studiato la politica sul territorio spezzino tanto intensamente da non riuscire a laurearsi per seguirla , diventò, dopo gli incarichi assessorili a Spezia un grande esperto del partito romano, nel quale la scalata fu agevole per le sue indubbie capacità di districarsi nel grande partito “rosso” e nei suoi cambiamenti.
La carriera sicuramente importante di Andrea Orlando, sobrio, gelido e anche un po’ cinico, che ha sacrificato molto anche a livello personale, per i suoi impegni politici, è cresciuta molto negli anni, nei decenni e anche quando il Pci si è trasformato e poi è diventato Ulivo e infine Pd.
Orlando era uno di quelli che disegnava le strategie, tanto affidabile da essere scelto tre volte come ministro e non di dicasteri secondari e capace di primeggiare nel gioco delle correnti interne, quando il dialogo era diventato stretto con l’ex Margherita con personaggi “sottili” politicamente come lui, tipo lo strategico ex super dc Franceschini.
Ma questo grande impegno in realtà lo ha allontanato dal suo territorio e non tanto da quello spezzino delle sue radici, ma sopratutto dalla Liguria, dove il ruolo di capo cordata a sinistra è stato di altri, da Marta Vincenzi, Claudio Burlando, a Roberta Pinotti, Mario Margini, trascurando tanti nomi di parlamentari e perfino eurodeputati, come ai vecchi tempi, Roberto Speciale e oggi Brando Benifei, il giovane eurodeputato bis, spezzino anche lui.
Orlando governava la lontano, non sempre azzeccandola giusta.
Ma oggi il “giovane turco” Orlando, così si chiamava dagli anni Ottanta una corrente di moda del PCI-PS, aavrebbe mirato sulla Liguria.
Tanto è vero, che ha rifiutato l’offerta su un piatto d’argento di Elly Schlein per un sicuro seggio da europarlamentare nelle recenti elezioni.
Improvvisamente Orlando punta la Liguria, è deciso dopo avere inghiottito anche il fatto che nelle ultime elezioni parlamentari è stato eletto fuori dai confini della sua regione, dove il successo era garantito, mentre a casa….
Spezia è sempre stata un territorio complesso rispetto alla Liguria, un po’ separato rispetto alla Regione, ma ha sempre fornito intelligenze politiche di prim’ordine e di diverso colore politico a partire da quella di Orlando.
Ma nel mazzo spezzino di ieri e di oggi si possono indicare molte figure: Luciano Faraguti, Gigi Grillo, Zoppi, Guccinelli, Giorgio Pagano, la oggi molto in tiro Raffaella Paita, spalla di Renzi, dopo origini simili a quelle di Orlando.
E soprattutto oggi gli spezzini sembrano avere in pugno il Pd ligure, nel quale schierano il nuovo segretario Regionale, Natale, uomo di accortezza e fortuna, oggi pienamente in campo con la catastrofe giudiziaria che porta in 90 giorni alle elezioni.
Chissà se davvero lo scontro sarà questo: “il giovane turco” contro il leghista o se in Orlando prevarrà il suo fiuto politico che lo tiene lontano da una battaglia di territorio locale e vicino alle manovre romane e se il leghista doc non rinuncerà al suo ruolo nel governo destinato a durare. Il conto alla rovescia è molto breve, solo pochi giorni e le carte si scopriranno.
Svolta anti veti a Strasburgo: i Socialisti spagnoli hanno aperto a Fitto. Si sono sbloccati.…
Il video che racconta 1000 giorni di invasione russa in Ucraina. A realizzarlo sono i…
Per i pensionati non sono di certo momenti facili. Dopo una vita di lavoro alla…
La sinistra e Musk: secondo la premier Giorgia Meloni un punto nevralgico. Meloni non rinuncia…
Otto razzi da 107 millimetri hanno colpito il quartiere generale del contingente italiano e del…
Ad Agrigento sul palazzo della stazione centrale è stato proiettato un video mapping che mostra…