Il Pd di Elly Schlein è sempre di più un partito ondivago. La navigazione incerta, la bussola impazzita, non in grado di indicare la rotta.
Così si va avanti a tentoni, spostandosi prima a sinistra per poi ritornare al centro. Un cammino difficile, insomma. “Proprio perché la segretaria non si dimostra all’altezza di un compito molto più complicato di quanto pensasse” sostengono in tanti. E aggiungono: “L’errore sta tutto nelle primarie organizzate malissimo e aperte a tutti anche a chi con il partito c’entrava poco o niente”.
Ecco, dunque, dove si punta il dito e si accentrano le critiche. Anche da chi ne è uscito con le ossa rotte e, probabilmente, non pensava mai di essere battuto. Si, proprio lui, Stefano Bonaccini, che alla vigilia delle consultazioni aveva esclamato: “Sarò sempre al fianco di chi sarà eletto”. E invece, proprio a Cesena, città scelta per un dibattito interno, il governatore dell’Emilia Romagna ha fatto nascere una corrente (chi benevolmente non la chiama così) che si distanzia assai da quello che è il pensiero della Schlein.
Si chiama “energia popolare” ed è quella che Gianfranco Fini avrebbe definito “distinta e distante”. Hai voglia a strillare il contrario ed a invitare il segretario alla kermesse. Le parole non sono fatti e questi dimostrano che il politico battuto alle primarie sta preparando la sua offensiva. Certo, dal palco Elly ha spiegato che insieme ed uniti si riuscrà a sconfiggere la destra, ma in cuor suo sta pensando come uscire dalle sabbie mobili in cui si trova.
Al di là della rivincita di Bonaccini, la realtà è quella che il Pd non sa più dove andare. Incalzata dalla cattiveria dei suoi, ecco Elly prendere a ceffoni Gianni Cuperlo e a rimuoverlo dalla presidenza della “Fondazione del Pd”. Un incarico importante perché indirizza la “politica culturale” di cui i dem si sono dimostrati orgogliosi e imbattibili.
Con un colpo d’ala, il numero uno di via del Nazareno lo ha liquidato mettendoci al suo posto Nicola Zingaretti, un fan indiscutibile della segretaria.
Qual è il significato importante di questa mossa? C’è chi ritiene che Elly abbia voluto dare un segnale agli oppositori, cioè a coloro che sbraitano contro la sterzata a sinistra del partito. “Vedete, sembra aver detto, sbaglia chi ritiene che noi ci siamo cambiati d’abito”.
In parole semplici, una mossa contro chi sosteneva che i dem stavano ritornando ad abbracciare il vecchio Pci, di cui molti sono oggigiorno ancora innamorati. Un fardello, un ostacolo che impedirebbe di andare avanti diventando sempre più improbabile l’assalto alla destra.
Apriti cielo. La decisione non è stata presa bene da chi voleva portare il partito sempre più a sinistra per riprendersi quella fascia di persone che negli ultimi tempi aveva preferito non recarsi a votare e magari non tradire i princìpi a cui avevano sempre creduto.
Con questo siluro, il Pd ha ripreso la sua marcia? “Nemmeno per sogno”, sostengono coloro che avevano plaudito alla Margherita”. Sono i vecchi militanti della Dc, seguiti a ruota da chi non vuole assolutamente tornare indietro.
Un partito progressista, ma democratico nel vero senso della parola. Una forza socialdemocratica che non dimentica mai le classi più povere del Paese, ma contraria a qualsiasi retromarcia. Per essere più chiari una specie di “compromesso storico”, che aveva avuto come protagonisti Enrico Berlinguer e Aldo Moro. Il tentativo andò a vuoto, ma per quale ragione non riprendere quel dialogo?
I tempi sono cambiati: a Palazzo Chigi siede Giorgia Meloni che ha dalla sua parte decine di migliaia di fan. Difficile batterla anche se fra i partiti che formano la maggioranza non corre buon sangue. Non solo fra Matteo Salvini e il presidente del Consiglio, ma anche fra gli esponenti di spicco dei Fratelli d’Italia. Certo, chi guida il governo non rende pubblica questa idea, però a Giorgia non dispiacerebbe un rimpasto di governo che le permetta di sostituire alcuni ministri e sottosegretari troppo ciarlieri e magari non all’altezza del compito affidatogli.
Si polemiza su tutto sia a destra che a sinistra anche su un episodio di cui l’intero Paese dovrebbe esser fiero: la liberazione di Patrick Zaki, avvenuta soprattutto grazie al lavoro della nostra diplomazia. Invece no, divampa il fuoco del dibattito perché Zaki ha rifiutato di prendere un volo di Stato. Per non stringere la mano a Giorgia Meloni o che altro?
In questa grande confusione atterra sulla politica anche un’ultima notizia che dovrebbe far sorridere: la Schlein batte cassa perché i parlamentari del Pd debbono un milione di euro al bilancio del partito. Che altro aggiungere?
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