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Elezioni europee 2024, Vannacci spacca la lega e spaventa il Pd, caccia al voto

Fra i tanti interrogativi che ossessionano le elezioni europee, ce n’è uno che tormenta più di tutti il mondo politico. Le sfide, il tormentone su chi vincerà tra i due protagonisti. Che a volte non riguardano due avversari, ma – attenzione – due esponenti dello stesso partito. Questo insegna il sistema proporzionale  ed è a questo che bisogna badare se non si vuol perdere. A volte, però, ci sono gli outsider a sconvolgere il “mercato” ed a mettere in dubbio anche quelle previsioni che sembravano scontate. Fra i “non preferiti” dell’ultima ora ecco spuntare la figura del generale Roberto Vannacci che ha dominato con il suo libro (“Il mondo al contrario”) i dibattiti e le liti della primavera.

Non c’è dubbio che la figura dell’alto ufficiale dell’esercito non abbia rotto le uova nel paniere della competizione. In primo luogo ha scombussolato la tranquillità dello stesso partito che lo presenta alle europee. Nella Lega di Salvini (il suo patron) non sono pochi quelli che hanno storto la bocca: esponenti di spicco del Carroccio come Fedriga, Zaia, Centinaio, e cioè due governatori ed un ex ministro. Questo per quanto riguarda la maggioranza. Ma a soffrire la sua presenza è pure l’opposizione, in particolar modo la nunero uno del Pd, EllySchlein. 

In via del Nazareno, non nascondono (sia pure non ufficialmente) questa preoccupazione. Perchè, ci si potrebbe chiedere? Riflettiamo sui numeri e sulle percentuali e poniamoci due interrogativi: che succede se il generale fa flop? E, se al contrario, dovesse esplodere con le preferenze, quali conseguenze si potrebbero avere?

Nel primo caso, ad essere inguaiato più di tutti sarebbe Matteo Salvini che vedrebbe vacillare la sua poltrona di via Bellerio. Oltre naturalmente allo stesso Vannacci, il quale in cuor spera di rivoluzionare i pronostici ed entrare di prepotenza nel parlamento europeo. Dopo le beghe che potrebbero sconvolgere il Carroccio, non bisogna sottovalutare quel che accadrebbe in via del Nazareno, nelle stanze segrete dei dem.

Diamo un’occchiata ai sondaggi ed ai numeri, gli unici veri protagonisti delle europee. Tutti sanno che se Elly Schlein dovesse andar sotto alla percentuale del venti per cento sarebbero guai per la segretaria. I moderati che già non la sopportano aumenterebbero di peso mettendo in dubbio il suo ruolo. E mettiamo il caso che il generale superasse quell’ostacolo e prendesse più voti di Elly: allora, la “rivoluzione” potrebbe essere doppia. La vittoria di coloro che vogliono cambiare la rotta seguita dalla Schlein e il successo di Salvini il quale potrebbe vantarsi di non aver sbagliato nello scegliere il personaggio più in vista nel panorama politico delle ultime settimane. 

Non c’è pace dunque nel Partito democratico che deve risolvere non pochi problemi tra le tante correnti che predicano la pace mentre sottobanco cercano di sgambettare l’avversario per poterlo mandare al tappeto. La realtà è che fra i dem avanza la paura che Giuseppe Conte possa avere più voti di Elly per dimostrare che il vero numero della sinistra è lui ed è solo con lui che la maggioranza dovrà vedersela dopo le europee.

Non è un obiettivo che il presidente dei grillini nasconde. Studia la situazione e guarda avanti, soprattutto alle elezioni politiche del 2017. In che modo? Cercando di stringere rapporti sempre più vicini con il segretario della Cgil. Come è noto, Maurizio Landini non potrà presentarsi alla guida del più popolare dei sindacati per la regola del doppio mandato. Allora si guarda intorno e ritiene che una buona strada potrebbe essere quella di stringere un patto con i 5Stelle. Tanto più che nel Pd il referendum sul Jobs Act lanciato dallo stesso Landini ha nuovamente diviso (guarda caso) i progressisti.

Per l’informazione dunque (giornali e tv) non sarà proprio un mese tranquillo, ma ogni medaglia ha il suo rovescio perché la precarietà dello scontro per Bruxelles attirerà la gente più del previsto con la buona pace degli editori che continuano a piangere per una crisi che sembra irreversibile. Speriamo di no per il bene della libertà di stampa.

 

Bruno Tucci

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