Elezioni europee, che cosa hanno significato per la politica italiana? Leggendo i dati definitivi, pur non essendo esperti del ramo, potremmo scrivere che ci sono due grandi vincitori e due plateali sconfitti.
I primi sono due donne che, nel loro vestiario, preferiscono i pantaloni alle gonne; i secondi due politici di vecchia data: l’uno addirittura presidente del consiglio, l’altro per due anni ministro dello sviluppo economico. Fin troppo facile fare i nomi e i cognomi di questi personaggi: Giorgia Meloni ed Elly Schlein dalla parte di coloro che sorridono; Matteo Renzi e Carlo Calenda, candidati al pianto più che a Bruxelles.
Il fatto nuovo, più eclatante è che ora al vertice dei due schieramenti, maggioranza e opposizione, ci sono due donne che attualmente ( e probabilmente pure in futuro) domineranno la scena politica italiana. Se alcuni sostenitori lo avessero previsto qualche tempo fa – meno di un lustro – sarebbero stati presi per matti. A dispetto delle femministe (che non hanno mai gridato al miracolo, chissà perché?) Giorgia ed Elly, avversarie ma non nemiche, hanno frantumato i numeri ponendosi all’attenzione non solo italiana, ma addirittura europea.
Come mai questo ribaltone? Quale motivo ha spinto gli elettori a preferirle ai molti maschietti in gara? Preparazione politica a parte (Meloni era ministro non ancora trentenne), il loro segreto, se di segreto si può parlare, è che si sono intrattenuti con la gente, invadendo il territorio parlando un gergo lontano dal politichese. E cioè, un linguaggio che è andato diritto al cuore di chi le ascoltava.
Giorgia, in quasi due anni di governo, ha dovuto superare una quantità di ostacoli: problemi quotidiani che la ritenevano non in grado di essere presa in considerazione dagli altri leader europei. Torto marcio per chi l’accusava di un simile misfatto.
Elly, invece, ha dovuto combattere contro due fuochi: quello degli avversari politici che insieme a diversi esponenti del Pd, l’avrebbero piacevolmente messa ai margini. Sconfitti gli uni e gli altri, anche se la Schlein ha dato uno scossone al partito prendendo una strada diversa dal passato. Vogliamo essere ottimisti per il futuro del nostro Paese? Sarebbe auspicabile che le due donne più forti della nostra politica la smettessero di punzecchiarsi un giorno si e l’altro pure per raggiungere accordi che possano essere condivisi da entrambi gli schieramenti.
Si potrebbero superare problemi sui quali da anni non si riesce a trovare una quadra. Due esempi emblematici: il minimo di uno stipendio con cui si non riesce a vivere e il cosiddetto premierato che darebbe più stabilità al governo senza nulla togliere ai poteri del capo dello stato.
Previsioni troppo ottimistiche? Forse, ma a volte certi pronostici si verificano al di là di qualsiasi altra ipotesi. Infatti, chi l’avrebbe mai detto che Renzi e Calenda avrebbero preso uno schiaffone, tale da impedirgli di andare in Europa per non aver superato il quorum previsto dalla legge? Però, è successo e quel che ha voluto dimostrare questa sconfitta è che la gente è stanca di assistere a litigi che non si comprendono.
Oltre a non risolvere i “grattacapi” quotidiani di cui soffrono centinaia di migliaia di italiani. Zuffe continue, parole pesanti dopo che fra i due era scoppiato un idillio che aveva come protagonista il centro. Quale centro? La vecchia Dc o che altro? Nemmeno loro sapevano quale fosse il traguardo ed oggi sono spaventosamente naufragati. Se invece di strapparsi i capelli a giorni alterni avessero trovato una linea comune ora sarebbero in Europa a difendere il loro Paese.
Invece? Sono rimasti fuori da qualsiasi contesto, ragione per cui o dovranno accontentarsi di fare in futuro i cespugli del Pd oppure saranno condannati a non contare più niente. Diceva il saggio Giulio Andreotti: “Il potere logora soltanto chi non ce l’ha”. Se Renzi e Calenda lo avessero mandato a memoria, adesso non si troverebbero in una posizione che è peggio del limbo.
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