Elezioni europee, il confronto in tv il 23 maggio, a dieci giorni dalle urne, non ci sarà fra Elly Schlein e Giorgia Meloni ma i temi e i problemi restano. Ci sono due guerre in corso che rischiano di portarci nel baratro di un terzo conflitto mondiale. C’è la bomba atomica, potrebbe significare la distruzione di molti paesi che magari con questa battaglia all’ultimo sangue non avevano nulla a che fare. Dove è la ragione? di cosa hanno bisogno gli italiani, soprattutto cosa vogliono i cittadini-elettori?
Il fermo al dibattito su Rai1 è stato preceduto da un balletto delle contestazioni. Primo: perché in casa Vespa? Secondo: per quale motivo si è preferita la tana del lupo, quella per intenderci definita Telemeloni? Terzo: sarà davvero un dibattito sopra le parti se si gioca in casa dell’avversario? Quarto (siamo all’assurdo): c’è chi protesta sulla scelta “maschile” del conduttore. Perchè mai un uomo se le protagoniste che si affronteranno sono due donne?
Siamo entrati fino al collo nell’ambito del ridicolo. Possibile che si sia dovuto usare questo linguaggio quando siamo alle porte di una consultazione che vorrà dire molto per l’Europa? Possibile che l’informazione non possa essere diversa se si vuole il bene del vecchio Continente? E ancora: è ammissibile che si usino temi così banali quando, al contrario, i problemi che assillano decine di milioni di cittadini sono ben altri?
E’ la prima volta che in Italia una donna sieda sulla poltrona di Palazzo Chigi ed un’altra guidi il maggior partito dell’opposizione. “Alla fine si è rotto il vetro”, gridano le femministe. Hanno ragione perché non si capisce per quale motivo le “signore” dovevano essere messe in un angolo quando molte volte erano state loro a dipanare la matassa di questioni delicatissime. Occasione storica, dunque. Invece la abbiamo rovinata con polemiche e interrogativi di puro interesse di parte.
S confidava nell’intelligenza e nella preparazione delle due protagoniste affinché questo incontro non finisca con l’essere una lite di cortile che la gente non capisce, anzi la allontana dalla politica. Il popolo che non va a votare aumenta progressivamente. Di chi è la colpa se non di coloro che siedono in Parlamento o addirittura a Palazzo Chigi?
Chi deve combattere ogni giorno per mettere insieme il pranzo con la cena non ne può più di sentire discorsi pieni di contumelie, se non di male parole o di tradimenti compiuti solo per rimanere nella stanza dei bottoni. Questo del 23 maggio doveva essere l’inizio di una nuova storia politica in cui maggioranza e opposizione si affrontano per dimostrare chi ha torto e chi ha ragione.
Ad esempio, sarebbe stato interessante sapere che cosa ne pensano la premier e la segretaria della salute degli italiani. A volte si attendono mesi per un esame o un’analisi anche se al cospetto di un ammalato grave. L’Italia può vantare di essere un Paese all’avanguardia in tema di soccorso sanitario, però certe situazioni vanno affrontate e risolte senza opporsi solo perché l’una o l’altra forza debbono apparire più sapienti Ancora: c’è il problema dell’educazione scolastica. A volte tornare indietro vuol dire fare un passo in avanti. Un tempo uscivano dalle nostre università ( o istituti) giovani preparati in grado di trovare subito un’occupazione. Oggi molti valenti giovani debbono migrare all’estero se vogliono raggiungere certi risultati. La fuga dei cervelli deve essere contenuta se non superata del tutto.
Ancora: il lavoro e la difficoltà di trovare un posto che possa essere l’inizio di una carriera magari folgorante. Se gli stipendi o i salari sono quelli di un tempo in cui l’inflazione non volava si deve trovare un denominatore comune per aiutare chi vuole affacciarsi alla vita e sperare in un futuro migliore. Infine, il problema dei migranti: accogliamo a braccia aperte chi ha una specializzazione specifica e vuole integrarsi. Limitiamo al massimo il numero degli indesiderabili che, senza la possibilità di un guadagno, finiscono col delinquere.
Ecco quello che ci aspettavamo dalla contrapposizione delle due donne più importanti del nostro Paese . Un dialogo anche forte, mai volgare. Avversari non nemici per costruire in futuro un’Italia diversa ed un’Europa che conti assai di più di adesso nel panorama mondiale.
Invece è calato il silenzio.