Elezioni in Germania, una lezione per l’Italia, perché lo tsunami del voto - Blitzquotidiano.it (Merz nella foto Ansa)
Elezioni in Germania: dovremmo pure imparare qualcosa da quello tsunami, soprattutto perché pare sia andato a votare l’84 per cento della popolazione.
Una grande svolta che nemmeno i più ottimisti prevedevano. Segno che la gente ha cominciato a capire che con la mala politica non si scherza, può provocare danni irreversibili.
È questo il nocciolo della “rivoluzione” che ha contraddistinto la Germania di oggi. A Berlino e dintorni, la situazione diventava sempre più grave: i problemi si chiamavano immigrazione clandestina, sfiducia nelle istituzioni, solidità economica che svaniva.
Ecco perché il giorno della competizione elettorale tanto tedeschi sono andati a votare. “Una pericolosa ondata di neo nazismo”, ha subito spiegato qualcuno.
Ma Giovanni Di Lorenzo, un giornalista italiano che dirige il settimanale Die Zeit, smonta subito questa tesi: ”Il pericolo del passato ha una piccola percentuale. In Germania ha dilagato il voto di protesta. La gente era stanca di vedere che il Paese andava alla deriva e ha voluto dare uno scossone, riuscendoci”.
Forse, fantasticando, qualcuno ritiene che è avvenuto in Germania quello che accadde in Italia nel lontano 2013: la stravittoria dei 5Stelle che voleva significare quanto l’opinione pubblica non ne poteva più dell’andazzo politico di quei tempi.
Probabilmente, una esagerazione che comunque aiuta la sinistra italiana ad essere meno catastrofica del voto che ha premiato l’AFD, il partito di destra della Germania che ha raddoppiato i suoi voti portandoli dal 10 al 20 per cento.
“Una grande vittoria”, dicono i maggiori esponenti di quel partito e non si può dar loro torto. I guai cominciano ora perché, come in Italia, anzi di più, formare un governo non sarà facile visto che il nuovo cancelliere, Friedrich Merz ha detto senza termini che non ci sarà nessun approccio con gli estremisti.
Il tornado che si è abbattuto sulla Germania avrà riflessi nel nostro Paese? I primi a dover riflettere su questa competizione sono quelle persone che il giorno del voto rimangono a casa o se ne vanno al mare o in campagna a seconda delle stagioni.
Non si fidano più di quel che avviene nei Palazzi romani: gli intrighi e gli inciuci che a volte non coincidono affatto con le preferenze di chi è andato a votare. Allora, se è così, meglio infischiarsene e dedicare più tempo alla famiglia.
Non dovrà essere così in futuro perché proprio per la fragilità della politica, si dovrà andare a deporre la scheda nell’urna per rispondere a chi invece al voto sovrano non dà grande importanza.
D’altronde, a ben guardare, i problemi che assillano la Germania sono più o meno i nostri: la battaglia contro i migranti clandestini, la sfiducia, la crisi economica che ha reso povere o più povere milioni di famiglie.
I tedeschi hanno reagito alla loro maniera: andando a punire i responsabili di questo sfascio. Da oggi in poi dovremmo impararlo pure noi. E’ naturale che la tempesta abbattutasi sulla Germania abbia provocato qualche sconquasso, sia pure non clamoroso, in Italia.
Una gran parte del centro destra plaude con in testa Matteo Salvini, il quale non si fa pregare: “È ormai una costante questa. La gente ha capito che con la sinistra non si va avanti, anzi si arretra”.
Anche Antonio Tajani esulta ma per motivi diversi perché ritiene che “il ritorno del centro sia un bene per la Germania e in futuro pure per l’Italia”.
Elly Schlein ha preferito il silenzio: prima vuol ragionare con i suoi amici di partito, poi si esprimerà. Lo stesso dicasi per i fratelli gemelli Fratoianni e Bonelli, come pure per Matteo Renzi e Carlo Calenda.
Palazzo Chigi, invece, che cosa ne pensa? Meloni si limita a dire: dialoghiamo. Magari: è quel che sperano gli italiani stanchi delle risse e dei continui litigi che non portano da nessuna parte.
Se questo, finalmente, dovesse avvenire dovremmo rivolgerci ai tedeschi con un ”grazie infinito”, perché dallo tsunami del loro voto abbiamo imparato qualcosa.