Elezioni in Lombardia e Lazio, la sinistra cerca una nuova identità: nuovo segretario, ritorno al futuro?

La sinistra divisa, preoccupata, incerta va alla ricerca disperata di voti alla vigilia delle elezioni in Lombardia e nel Lazio.

Lo fa a denti stretti rivolgendosi a chiunque, anche e soprattutto a quei “compagni” che l’hanno lasciata sola. Ma, in fondo, questo disperato tentativo è sintomo di una profonda lacerazione che esiste nel Pd. Si va spaccati pure verso un avvenimento che dovrebbe unire gli animi invece che dividerli. La poltrona di segretario del partito vede quattro rapprensentanti dei dem che se le suonano di santa ragione pur di essere primi ed avere quindi  maggiore voce in capitolo. Capace, questo si, di rinnovare il Pd e trovare  nuovi  consensi in quelle aree che rappresentavano un tempo la sua roccaforte.

Così, tutti gli altri problemi che angosciano l’Italia e i tanti avvenimenti internazionali che sconvolgono gli animi e le coscienze passano in secondo piano. È troppo importante raggiungere quel traguardo di via del Nazareno per interessarsi di altro. Nella  lotta ci sono anche due protagonisti che fino a qualche settimana fa lavoravano di concerto per il bene dell’Emilia-Romagna, essendone il presidente e il suo vice.

E’ bene dire, per dovere di cronaca, che anche il centro destra non è rimasto immune di fronte a questo braccio di ferro. Ricordiamo Letizia Moratti e Attilio Fontana che hanno guidato insieme la Lombardia ed ora sono l’un contro l’altro armati per sedersi sulla poltrona più desiderata del Pirellone.

Il popolo tace dinanzi a questi spettacoli. Per il momento rimane in silenzio, ma ha in cuor suo una grande voglia di rinnovamento. La sinistra lo promette, lo grida a gran voce, dice ai suoi di avere fiducia anche se i sondaggi sostengono il contrario e danno ragione ai loro avversari. Per questo ogni occasione è buona per cercare di fare lo sgambetto non solo a chi la pensa diversamente , ma anche al governo perché guidato da una donna esponente di quei Fratelli d’Italia che dall’opposizione è riuscita a vincere ed a conquistare Palazzo Chigi.

Quindi un qualsiasi pretesto è buono per mettere i bastoni fra le ruote a chi dirige l’orchestra. Trovando anche il cavillo (magari insignificante) che possa dar loro la giustificazione di una polemica. Il Pos, il rave, un sostantivo, un aggettivo.

Pure quando è stato arrestato Matteo Messina Denaro si sono trovati appigli per criticare. Le forze dell’ordine lo hanno scovato dopo trent’anni di latitanza ed invece di plaudire ad una grande vittoria dello Stato, ci si è chiesti: come mai non si è riusciti a stanarlo prima? Aveva appoggi anche politici che lo hanno aiutato?

E dopo il boss siciliano, ecco spuntare la figura di Alfredo Cospito un anarchico insurrezionalista che è in galera per scontare una lunga condanna. E’ detenuto e chiuso in cella con il regime del 41 bis. Apriti cielo: l’uomo protesta e per oltre cento giorni rifiuta qualsiasi tipo di cibo. E’ inumano anche perché Cospito è malato e il suo avvocato sostiene che questo stato di cose non potrà durare a lungo. Allora, viene trasferito a Milano, dove potrà essere curato e monitorato ventiquattro ore su ventiquattro. Ma non basta, tanto è vero che quattro deputati del Pd vogliono andare a controllare. La polemica si infianma e i dem sostengono che due parlamentari della maggioranza molto vicini a Giorgia Meloni debbono dimettersi.

Siamo alle porte di una consultazione elettorale molto importante, gli sgambetti sono permessi, ma non servendosi di problemi che al popolo non interessano. Si può capire tutto tranne che questo braccio di ferro  faccia dimenticare ai nostri deputati e senatori che molta gente non sa come mettere insieme il pranzo con la cena. Ogni scusa è plausibile, ma deve avere una fondatezza inoppugabile. Non è possibile l’aiuto di una “fake news” per avvalorare certe tesi.

Anche i media non sono esenti da questa lavata di capo. Si deve essere sempre osservatori, terzi come si dice in gergo. Se la sinistra vive ore difficili non deve trovare una sponda mediatica tra quelli che simpatizzano per loro. Gli esempi sono numerosi, ma non sta a noi elencarli e diffonderli.

 

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Bruno Tucci