Elezioni in Sardegna domenica 25 febbraio 2024, prima tappa verso le Europee e primo test del nuovo centro

Elezioni regionali in Sardegna domenica 25 febbraio 2024, prima tappa verso le Europee e primo test del nuovo centro. C’è una grande voglia di centro, sostengono all’unisono Matteo Renzi e Carlo Calenda da separati in casa. Per non uscire dal grande giro, tentano un’ultima strada, fidandosi dei nostalgici del Pd (vedi ex Dc), dei delusi del Movimento 5Stelle, dei “vedovi” di Berlusconi che non condividono appieno l’iter odierno di Forza Italia. L’appuntamento, prima delle europee di giugno, è il voto regionale che fa il suo esordio domenica 25 in Sardegna.

Non sarà un test di poco conto: la destra per dimostrare che con Giorgia Meloni alla guida, non si temono rivali; la sinistra, che con la Schlein si può arrivare in alto fino a battere l’attuale esecutivo. I grillini, con Giuseppe Conte in testa, per fare intendere a tutti gli altri che la vera forza progressista appartiene a loro. Certo, non saranno le consultazioni regionali a rivoluzionare il mondo politico, ma di sicuro un significato potranno averlo. I problemi sono tanti, nessuno li ignora. A cominciare dalla segretaria del Pd che dovrà respingere gli attacchi del fuoco amico.

Se, ad iniziare dalla Sardegna per finire a Bruxelles, le elezioni non dovessero andar bene (la soglia pericolosa è il venti per cento) la poltrona di Eddy traballerebbe e sono in molti quelli che dicono che dovrebbe lasciare il passo. Risponde a quanti la criticano: “Io sono l’unica sfidante di Giorgia, al contrario il Pd non avrebbe canches”. C’è poi l’incognita di Giuseppe Conte (vogliamo definirla così?). L’avvocato del popolo è ad un bivio: dove può trovare simpatizzanti disposti a votarlo? Non è una operazione facile, ma l’uomo è furbo e non demorde. Sapete con chi potrebbe stringere amicizia, specialmente al Sud? Con Vincenzo De Luca, si proprio lui, il governatore della Campania che recentemente ha “marciato su Roma” per evidenziare quanto il Mezzogiorno sia dimenticato dal governo.

Il presidente ha un buon seguito al Sud e l’accoppiata con l’avvocato del popolo potrebbe dare ad entrambi i suoi frutti. Magari rispolverando il reddito di cittadinanza che aveva trovato grandi proseliti in regioni come la Calabria, la stessa Campania, la Basilicata e forse anche la Puglia dove Michele Emiliano governa da  tempo insieme ai grillini.
Palazzo Chigi dà una giusta importanza alle elezioni regionali perché in queste Giorgia Meloni vorrà far capire pure ai suoi alleati quanto sia profonda la distanza a favore dei Fratelli d’Italia. Dopo aver vinto la battaglia in  Sardegna con Paolo Truzzu (da lei voluto ad ogni costo), le mire potrebbero essere altre se non sarà possibile un terzo mandato e, nel Veneto, per essere chiari ,la premier ha già identificato il suo prediletto.

Se questa è la situazione perché mai Renzi e Calenda ritengono che gli italiani hanno voglia di un grande centro? Per il semplice motivo che la gente è stanca di assistere a liti ed a sotterfugi inutili per risolvere i problemi di ognuno di noi. Come l’inflazione, le tasse, il carrello della spesa. Di sicuro, la battaglia a favore del centro non potrà essere determinante nella consultazione regionale. La sfida si proporrà alle europee, ben più importanti per gli assetti futuri del vecchio continente. In passato, dopo un breve periodo, il matrimonio fra i due leader è finito miseramente con attacchi non proprio conformi al “politically correct”. Dovranno quindi piantarla di stuzzicarsi e di inveire per dimostrare le loro giuste ragioni. Altrimenti gli elettori penseranno che anche in questo caso il “quadro belligerante” sarà lo stesso e allora addio ai sogni di gloria di un vecchio passato.

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Bruno Tucci