Quali sono le strade che il Pd di Elly Schlein deve percorrere per tornare ad essere il partito di una volta? Cioè quello degli operai, delle famiglie più indigenti, dei milioni di militanti iscritti al sindacato, con in testa la Cgil? Difficile se non impossibile fare previsioni. Elly Schlein sbarca per la prima volta in Europa dopo la sua vittoria alle primarie e si dice certa di arrivare molto in alto parlando della sua carriera.
“Ora sono la segretaria del mio partito, ma presto tornerò a Bruxelles come presidente del Consiglio”. Parole pesanti, ma Elly non arretra di un centimetro. E’ sicura di quel che dice. Indossa un abito elegante, non abbandona la sua sigaretta elettronica, sorride e stringe mani, ma non ha dubbi su chi in futuro vincerà in Europa.
Svegliatasi dopo il meraviglioso sogno con Bruxelles a far da cornice, Elly si rende conto che la realtà è un’altra, che
le beghe nel suo partito non sono mai finite, anzi debbono ancora cominciare. Ed allora da che cosa dipende tanta sicurezza, su quali basi si fonda il suo ottimismo? Forse ritiene (a torto o a ragione) che alla fine il nuovo Pd sarà con lei: quello dei giovani che l’hanno portata in via del Nazareno, che vogliono a tutti i costi rivoluzionare il partito facendo un passo indietro invece che avanti.
Nostalgia del Pci? Probabilmente, ma queste sono previsioni che non si possono azzardare in un momento in cui i Dem sono divisi in mille correnti e non riescono mai a trovare un minimo comune multiplo su cui si possano trovare tutti d’accordo. Elly torna in Italia e trova gli stessi problemi insoluti che ha lasciato quando era volata in Europa. Alla Camera, un disegno di legge presentato dalla capogruppo Debora Serracchiani, viene ritrattato perché gli emendamenti sono tanti che sconvolgerebbero l’iniziativa.
La maggioranza è logicamente contraria (come potrebbe essere altrimenti) ma anche nelle file dell’opposizione ci sono molti distinguo, anche perché il tanto auspicato “campo largo” non riesce ad avanzare di un metro. Con la destra la lotta continua perché non si trova la quadra nemmeno sulla possibilità di non mandare in carcere le donne (con figli piccolissimi da crescere) oppure in gravidanza.
Ufficialmente si, ma se poi dalla realtà si passa ai rumor allora tanta convergenza non c’è. Per carità, lo stesso avviene nella maggioranza dove la Lega non è sempre d’accordo con la Meloni. Anzi, un giorno si e un altro pure è lo stesso vice premier Matteo Salvini ammettere il bastone fra le ruote alle iniziative di Giorgia Meloni.
In parole semplici, le gatte da pelare fra i dem sono ancora tante. La Schlein all’apparenza si dice sicura del fatto suo,
ma quando deve prendere una decisione per lei sacrosanta, si trova davanti mille ostacoli da superare. A cominciare dalle nomine dei nuovi capugruppo. Le scelte erano già state fatte: Chiara Braga alla Camera e Francesco Boccia al Senato, ma quando si è trattato di chiudere il cerchio qualcosa non è andato.
Per colpa dello stesso segretario? Assolutamente no, suvvia non scherziamo. Sono le solite “guerre” tra le varie anime del partito a ostacolare il cammino del vertice di via del Nazareno. Quindi, la sicurezza europea di Elly deve ancora superare la prova del nove. Francamente non si comprende il suo atteggiamento strasicuro dimostrato a Bruxelles, subito ridimensionato appena ha fatto ritorno in Italia.
Forse in quel modo ha voluto rassicurare i compagni di viaggio che nel nostro Paese non ci sono problemi per la sinistra ed il suo ritorno al governo. Però, attenzione: si fa presto oggigiorno a verificare i successi o gli insuccessi e se questo dovesse avvenire, Elly sarebbe costretta a fare marcia indietro. Sinceramente, non una bella figura per un segretario appena eletto.
Senza considerare il grande problema delle armi da inviare a Kiev. Su questo tema la Schlein si barcamena con la sicurezza di una persona ormai navigata nel difficile mondo della politica. Prima assicura di essere con quei Paesi che
vogliono difendere l’Ucraina aggredita dalla Russia, poi tentenna e si fa guardinga con i giornalisti che la interrogano a proposito. Insomma, la strada è lunga per arrivare a Palazzo Chigi. Elly se ne renda conto prima di esaltarsi.
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