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Elly Schlein, il rifiuto di Atreju, gelosa di Meloni? Conte la corteggia, Landini la insidia, Fiorello la sfotte

Elly Schlein ha perso forse un’altra occasione per diventare meno dura, probabilmente più simpatica anche agli occhi della gente che non la pensa come lei.

Giorgia Meloni aveva deciso (dopo aver consultato il partito) di invitarla alla festa di Atreju, una kermesse annuale dei giovani di destra.

La segretaria del Pd, dopo qualche attimo di titubanza ha rifiutato. Fiorello ha riso con una battuta, facendole dire: “No, grazie. Non avrei niente di nero da mettermi quel giorno”. Analizziamo i fatti. Primo: che cosa vuol dire Atreju, termine sconosciuto a molti? E’ il nome di un giovane rimasto orfano che viene allevato dall’intera tribù. 

A questo punto ci vuol poco a capire che l’invito voleva essere un gesto di pacificazione fra due donne che certo non la pensano allo stesso modo. Un confronto fra due avversarie di rango che potevano forse trovare un punto d’incontro per il bene del Paese.

L’una, presidente del Consiglio; l’altra segretaria del più importante partito di opposizione. E’ la prima volta che in Italia siano due gentili signore a discutere di problemi importanti. Quale migliore occasione poteva essere questa? Invece no, con una battuta ironica Elly ha declinato l’invito.

Per quale ragione? A destra il ritornello ha un unico refrain: ha paura di parlare del futuro dell’Italia, perché probabilmente comprende che non avrebbe frecce al suo arco.

A sinistra, è la stessa Schlein a rispondere: “Con la Meloni e i suoi Fratelli d’Italia discutiamo e ci confrontiamo in Parlamento”. In parole semplici Elly non ha voluto entrare “nella tana del leone” per il timore di uscirne con le ossa rotte.

Per quale motivo riteniamo che la Schlein ha sbagliato? Perché sono i suoi stessi compagni di partito che la vorrebbero “diversa”: più furba, più diplomatica, pronta però a colpire l’avversario quando lo vede in difficoltà. Il primo ad essere felice di questo comportamento indovinate un po’ chi è?

Giuseppe Conte, per due volte presidente del consiglio, che non ha nessuna intenzione di essere una ruota di scorta del Pd. Certo, non lo dice apertamente. L’avvocato del popolo ha dimostrato più di una volta di aver compreso qual è il segreto della politica. L’arte del compromesso, innanzitutto, ma anche scegliere il momento opportuno per aver ragione degli avversari. 

Forse il numero uno dei 5Stelle non è in sintonia con la sua “alleata” (?), o con quanti vorrebbero il cosiddetto campo largo, cioè una  unione di tutte le sinistre per combattere ed averla vinta sul centro destra? 

Attenzione, Giuseppe Conte non disdegna una coalizione con i democratici, solo che vuole essere lui il “padrone del vapore”. Per questo fa di tutto per screditare Elly sia pure se in maniera alquanto subdola. Ora, l’ex presidente del consiglio, avrebbe pure l’aiuto (così dicono i rumors) di Maurizio Landini, cioè del capo del sindacato più forte d’Italia.

Come mai? Perché il numero uno della Cgil non disdegnerebbe un giorno, finita la sua esperienza sindacale, di sedersi su quella poltrona di via del Nazareno, dove è oggi una Schlein che non ha tutto il partito dalla sua parte. 

Comunque, il cammino di Maurizio non sarà così semplice proprio perché non è semplice capire il Pd, dilaniato da mille correnti.

Ad esempio, Landini ha fatto i conti con il sindaco di Firenze, Dario Nardella, il quale vuole addirittura abolire le primarie nella sua città? Ecco, dunque, con quale partito Elly deve trovare un compromesso.

Non sarebbe meglio cambiare carattere, addolcirlo e non dire sempre no anche a chi vorrebbe un Paese più unito in grado un giorno di uscire dalle sacche di una situazione economica che non le permette di progredire?

 

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