Sappiamo finalmente – la notizia ci rende più tranquilli – che ad Elly Schlein non piace il caviale. E a noi, potreste giustamente rispondere? Invece no, sbagliate come avrebbe sbagliato chi scrive, perché quella stupenda pietanza è stata al centro di un dibattito, meglio dell’ennesimo scontro, tra la segreteria del Pd e la premier.
Peccato che il “dissidio” interessasse quelle migliaia di lavoratori che venerdì, con il loro sciopero, hanno praticamente paralizzato il Paese lasciando a piedi decine di migliaia di persone che dovevano andare a lavorare.
Ad aprire il proscenio è stata Giorgia Meloni, che, interrogata sull’argomento durante un importante incontro internazionale, ha voluto intervenire su quella manifestazione voluta a tutti i costi da Maurizio Landini, il patron della Cgil che ventiquattro ore prima aveva ritenuto che, data l’attuale situazione, si poteva prevedere una “rivolta sociale” (sic). Il presidente del consiglio non si è fatta pregare e immediatamente ha risposto che “i diritti sindacali li difendeva più lei che la sinistra chic che mangia caviale”.
Si poteva lasciar correre una simile insinuazione? Assolutamente no, in specie se a leggerla era stato il numero uno del Pd. Poteva mancare una doppia stoccata alla Meloni e al deprecato ventennio di cui spesso la sinistra si riempie la bocca? Assolutamente no. Eccola dunque la piccata risposta: “Io non ho mai mangiato il caviale, ma non voglio che i lavoratori vengano purgati con l’olio di ricino”. Chi usava questo ingrediente erano i fedelissimi di Benito Mussolini, quindi la stoccata poteva colpire Giorgia, spacciata spesso di essere ancora e sempre una nostalgica.
A farla breve, mentre il Paese è alla ricerca di risorse che risolvano i molti problemi che l’assillano, le due più importanti signore del nostro mondo politico se le danno di santa ragione per decidere chi mangia o chi non mangia il caviale. Potrebbe sembrare una barzelletta, ma così non è purtroppo.
Ci sono due guerre in corso, in Olanda un gruppo di facinorosi islamisti attacca e malmena i tifosi israeliani andati fin lì a seguire la loro squadra del cuore, in Italia molta gente rimane a piedi per uno sciopero e pensa nel contempo a come mettere insieme il pranzo con la cena, il mondo è diviso tra trumpiani e anti trumpiani, l’Europa non riesce ancora a nominare il suo vertice. Insomma, c’è di che cosa preoccuparsi non sicuramente del caviale che non piace a Elly ed alla Meloni forse no.
Suvvia, non è il momento di scherzare e di andare alla ricerca del pelo nell’uovo per combattere l’avversario politico. Se si desidera contrastare la maggioranza e si vuol dire che chi governa non è in grado di risolvere i guai di una determinata categoria di lavoratori, sarebbe il caso di usare altri argomenti o diverse espressioni. Il ritornello è sempre lo stesso, ma ai nostri uomini e alle nostre donne che abitano nel Palazzo, non piace questo leitmotiv.
Non c’è dubbio che è più semplice andare alla ricerca di una battuta che possa far male a chi non la pensa come te. Una frase ad effetto e il rivale va al tappeto sperando nel KO. Però non è così che si cambia il Paese, portarlo su quella strada che possa raggiungere i traguardi che tutti noi speriamo. Lo seguano, lor signori, questo invito parlando alla pancia del Paese, proprio come ha saputo fare Trump per stravincere in una elezione in cui molti lo ritenevano un perdente.
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