Bufera su Elly Schlein. Ore difficili per la segretaria del Pd presa (almeno) tra due fuochi: lo scisma dei napoletani dem ed il pressing dell’ala riformista che non ne vuole più sapere di Conte e tifa per tornare all’asse con l’ex Terzo Polo. Il tutto in uno scenario politico in piena turbolenza: l’effetto Liguria e le ombre che ha allungato sulle imminenti Regionali in Umbria ed Emilia Romagna (17-18 novembre), “l’attacco alla democrazia”, come dice l’ex ministro dell’interno Marco Minniti, ex ragazzo di Berlinguer, che parla delle concrete minacce alla Premier Giorgia Meloni (“va protetta, mai sottovalutare queste minacce. Molte forze vogliono creare instabilità”).
E poi il quadro inquietante di una Italia accerchiata da dossier, intercettazioni abusive, spionaggio, cyber-spie, conti correnti violati, gossip nobilitato a sistema pur di racimolare qualche spettatore in più nei talk show in una cornice di due guerre non lontane da noi. Senza dimenticare il caso Albania e il conflitto governo-toghe che ne è uscito. Insomma siamo nel bel mezzo di “una crisi internazionale” (copyright Minniti). E in questo clima arroventato si inseriscono le sfide in corso in casa Pd e M5S.
È la sfida del governatore della Campania. Lunedì 4 novembre in Regione a Napoli si decide la riforma dello Statuto che apre alla rielezione per altre 2 legislature. Elly Schlein prende le distanze dal potente e irriverente viceré Vincenzo De Luca, 75 anni, che non ci pensa nemmeno a lasciare la poltrona. Di qui l’ultimatum della segretaria dem: chi vota per il terzo mandato è fuori dal Pd.
La leader piddina ha promesso una candidatura al partito di Giuseppe Conte che nel Mezzogiorno riscuote ancora di un solido consenso. I 5 Stelle puntano su Sergio Costa o Roberto Fico che in subordine potrebbero concorrere alla poltrona di sindaco di Napoli se venisse candidato l’attuale primo cittadino Gaetano Manfredi. E il Movimento è sotto l’attacco di Grillo a poche settimane dall’inizio della Costituente grillina (23-24 novembre). Tensione alle stelle.
La sconfitta del campo largo in Liguria sta spingendo il M5S fuori dal Centrosinistra; e il Pd sarebbe pronto ad abbracciare l’ex Terzo polo a partire da Matteo Renzi. Tra le file dei parlamentari riformisti prende piede l’idea di lasciare i pentastellati al proprio destino. E dicono: “Conte ha dimostrato di non essere utile per vincere sul territorio e sogna ancora la leadership dei progressisti con l’obiettivo di tornare a Palazzo Chigi”.
Il correntone dei riformisti parla a Conte perché Elly intenda. Il punto di arrivo è uno schieramento con il Pd a fare da perno, Renzi e Calenda a coprire il centro, Fratoianni e Bonelli a presidiare l’area a sinistra dei Dem. Un progetto tutto da verificare.