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L’eredità di Angela Merkel? Un disastro per la Germania: “Un lungo pisolino geopolitico ed economico”

L’eedità di Angela Merkel? Un disastro per la Germania, secondo gli inglesi: “Un lungo pisolino geopolitico ed economico da cui deve ancora svegliarsi”.

“Angela chi? L’eredità di Merkel sembra sempre più terribile”:  il giudizio dell’Economist pubblicato in coincidenza con l’uscita del suo libro di memorie toglie un bel po’ di retorica al glamour della Iron Frau, la Lady di ferro.

Sentenzia il settimanale inglese che “16 anni senza riforme stanno avendo un impatto sulla Germania e l’Europa”.

Il giudizio su Merkel è senza appello

Eredità di Angela Merkel? Un disastro per la Germania: “un lungo pisolino geopolitico ed economico” – Blitzquotidiano.it (foto da Youtube)

Quasi ogni grande decisione presa dalla Merkel sembra aver portato la Germania, e spesso l’intera Unione Europea, a finire in una situazione peggiore.

Dal punto di vista geopolitico ha lasciato il Paese con una ormai famosa tripletta di pericolose dipendenze: incapace di difendersi senza l’America, in difficoltà a crescere senza esportare in Cina, dipendente dal gas russo per far andare avanti la sua industria.

La pagella sull’economia è, se non altro, più schiacciante: 16 anni di arrangiamenti senza riforme hanno lasciato la Germania ancora una volta come il malato economico d’Europa.

Cosa è andato storto? “Vladimir Putin” è una risposta concisa. La decisione del presidente russo di lanciare un’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel 2022 ha dimostrato che la scarsa preparazione della Germania non era solo una trappola teorica.

Anche il più assonnato dei critici, scrive l’Economist, si chiederà perché la spesa per la difesa tedesca sia rimasta a un misero 1,3% circa del PIL durante il suo mandato. Peggio ancora, perché ha permesso al gas russo di costituire una fetta sempre più grande del consumo tedesco, consentendo persino la costruzione di un nuovo gasdotto dalla Russia dopo il 2014?

L’impetuoso appello di Merkel a spegnere le restanti centrali nucleari tedesche dopo il disastro di Fukushima nel 2011 ha lasciato il paese ancora più dipendente dalla Russia. Ma perché mettere in discussione i modi tedeschi quando il posto sembrava funzionare come una macchina ben oliata?

Il grande amore con la Cina

La Cina ha assorbito le sue esportazioni, felice di affrontare poche domande sui diritti umani, mentre la Germania non si è preoccupata di rimanere dipendente da un altro regime autocratico.

Merkel ha partecipato in pratica a tutti i vertici dell’UE tranne quelli di gestione. Ne ha seduti più di 100, trascorrendo tante ore nelle sale riunioni senza finestre di Bruxelles quante ne lavora un tedesco medio in un anno intero. E per cosa? È stato qui che il nuovo verbo crudele ma meritato Merkeln (rimandare le grandi decisioni il più a lungo possibile) ha davvero trovato il suo posto.

Qualunque crisi immediata sia stata gestita è stata per la maggior parte gestita in modo sensato, se non sempre dal punto di vista della Grecia, anche se spesso solo dopo essere stata aggravata da mesi di inazione.

Tre grandi insidie ​​sono diventate evidenti. L’UE è stata resa più fragile dal cedimento democratico di alcuni dei suoi membri, in particolare l’Ungheria. La signora Merkel merita molta colpa in questo caso, poiché ha protetto il suo autocrate in erba Viktor Orban dalle critiche per motivi di pigra convenienza (l’Ungheria è legata alle catene di fornitura industriali tedesche). La seconda è come l’Europa si è rivelata sulla strada economica lenta.

Un recente rapporto di Mario Draghi, ex primo ministro italiano, ha criticato duramente la politica economica europea, sottolineando quanto il continente fosse rimasto indietro rispetto all’America. Infine, la sua gentilezza verso i migranti, che ha invitato quasi un milione di siriani e altri in Germania nel 2015, sebbene lodevole, ha portato a una reazione politica che ha contribuito ad alimentare l’ascesa della destra estrema in Germania e altrove.

C’è un’ironia nel modo in cui sono andate le cose. La Germania ha assillato gli europei del sud con l’austerità, ma ora i suoi stessi modi di risparmiare i pfennig sembrano fuorvianti. Un emendamento costituzionale che limita i deficit di bilancio, risalente al periodo di Merkel nel 2009, ha portato a un sottoinvestimento cronico nei servizi pubblici. Una spesa che avrebbe potuto essere fatta con un tasso di interesse pari a 0% avrebbe potuto rendere la Germania adatta al 21° secolo. Invece, i ponti stanno letteralmente crollando e il sistema ferroviario è kaput a causa della precedente negligenza.

Coloro che si chiedono come l’Europa sia finita nel suo attuale pasticcio guarderanno giustamente al periodo di responsabilità della signora Merkel.

I tedeschi hanno votato più e più volte per rinviare riforme del tipo intraprese nei primi anni 2000 dal predecessore della Merkel, Gerhard Schröder (anche se meno si parla della sua eredità dopo aver lasciato l’incarico, come amico ben pagato di Putin, meglio è).

Da parte sua, la Merkel ha guidato la Germania come se si trovasse in un mondo di fantasia, lasciandola godere di un lungo pisolino geopolitico ed economico da cui deve ancora svegliarsi.

 

 

 

Published by
Sergio Carli