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“Europa debole, un finto Kaiser la guida, Ursula von der Leyen, più Pantene che pantera” (foto Ansa) -Blitzquotidiano)
L’Europa è debole come non mai, ma una gran parte della colpa è nel manico. Oggi viviamo in tempi di leaderismo, di capi da caput mundi, da Putin a Trump, da Xi a Musk, e noi europei abbiamo lei, Ursula, non la Andress, quella forse qualcosa poteva fare, ma Von der Lyen.
Quale è la cultura politica e la storia personale della bis presidente della Commissione che guida l’Europa. Nasce in Belgio a Bruxelles, guarda caso, con il nome di Ursula Albrecht, perché il padre Ernst, ex ministro del Land della Bassa Sassonia, si era riciclato in un ruolo di burocrate della Commissione Europea.
Gli studi universitari all’inizio sono un po’ confusi, inizia in archeologia, per poi passare ad economia, alla fine studia medicina dovei contra il suo futuro marito erede di una nobile ed altolocata famiglia tedesca, i von Der Leyen appunto. E qui, in un gesto che sa di scalata sociale e istintivo arrivismo, muta il suo cognome prendendo quello più prestigioso del marito.
Rientrati in Germania dopo alcuni anni per gli studi del marito a Stanford, si butta nella politica locale, lasciando stare la medicina, per poi fare il salto nel 2001 nel parlamento nazionale. Qui diventa l’ombra fedele di Angela Merkel, che la nomina sempre ministro nei suoi gabinetti fino alla prestigiosa poltrona della Difesa tedesca.
La Merkel la spinge in Europa

Nel suo finale di carriera, invece di andare lei, come hanno fatto tanti primi ministri in Europa , la Merkel per non si sa quale arcano motivo spinge Ursula sulla più ambita poltrona europea. Di fatto Ursula non ha mai governato uno stato, come Prodi, Barroso e tanti altri, ma conosce bene la lingua e i codici di comportamento della burocrazia europea. Questo ha fatto sì che nei suoi anni la tecnocrazia, più che la visione politica, ha preso il sopravvento, cosa che ha solo portato acqua al populismo che da pioggia è dilagato in alluvione.
Già la lady di ferro non era una visionaria, se paragonata a Kohl o Adenauer, ma aveva il pugno del carattere di chi aveva conquistato un partito, la CDU, il partito egemone del popolarismo europeo. Ursula invece non ha mai conquistato e lottato per qualcosa, figlia di un burocrate, moglie di un nobile, cooptata in politica.
Carriere parallele
Sembra un po’ la storia del nostro Giuseppe Conte che infatti la votò nel suo primo mandato. Ora una arrivata per cooptazione può mai avere le capacità di scontrarsi e di emergere quando il gioco si fa duro, quando i venti di guerra soffiano e i cannoni rimbombano, ed i duri cominciano a giocare?
L’unica cosa di duro e resistente oggi in Commissione Europea sembra la permanente del suo coiffeur, più che la sua statura politica, fatta di regolamenti e compromessi al ribasso. Cosa che si è plasticamente appalesato nelle manovre della sua riconferma. Che la von Der Lyen abbia la possibilità di imporre alcunché a Trump e Putin è una chimera, visto che nemmeno l’alleato Nato turco Erdogan l’ha degnata di rispetto. E non è un problema di maschilismo, alla Thatcher non sarebbe successo, ma quella era una Lady di Ferro, Ursula è più Pantene che pantera. Ma il problema non è Ursula, come non lo è il carnevale europeo, ma chi gli va appresso.