Europa sotto pressione, Trump choc: dazi al 25% anche sulle auto. Pugno duro contro la UE (foto ANSA) - Blitz quotidiano
Europa sotto pressione. Stati divisi sull’invio di truppe in Ucraina mentre si abbatte la scure di Trump sul Vecchio Continente: dazi al 25% “sulle auto e altre cose”. Pugno duro e frasi inaccettabili (“L’Europa è nata per fregarci”). Non solo: venerdì 28 febbraio Zelensky sarà a Washington per la firma dell’accordo sulle terre rare; gli Stati Uniti sono dunque pronti a sfruttare le risorse ucraine. Il 50% dei proventi dei minerali di Kiev servono per risarcire gli USA, ma ci sono tanti dubbi sulle garanzie.
Furiosi, per il delirio trumpiano, i leader europei, in testa Macron che dice: ”Il tycoon mosso più dal business che dalla strategia”. E come se tutto ciò non bastasse ha aggiunto la sua Elon Musk, il braccio destro del presidente americano, che attraverso il suo referente italiano Andrea Stroppa (un brillante 31enne informatico già nel team dell’allora Twitter) ha minacciato il governo Meloni denunciando un presunto complotto bipartisan tra Fratelli d’Italia e Pd ai danni del suo esuberante patron e del suo impero spaziale. Ma ha sbagliato bersaglio. Gli ha risposto Andrea Mascaretti, il relatore del provvedimento della maggioranza che vuole tutelare filiera e sicurezza nazionale: “È una polemica assolutamente priva di fondamento”. Ed è proprio così. L’emendamento presentato dal Pd, ritenuto erroneamente come anti Musk è stato in realtà bocciato dalla maggioranza perché il governo italiano non può permettere che interessi esterni, per quanto potenti, interferiscano con l’autonomia del Parlamento.
Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha commentato l’attacco durissimo del Tycoon che “non accetta le nostre auto o i nostri prodotti agricoli approfittandosi di noi”. La prospettiva dei dazi risulta catastrofica per il nostro export e non solo. Parla chiaro Orsini: ”È un cambio di paradigma, inaspettato e incredibile quello che arriva dagli Stati Uniti. La minaccia non è quella di un impatto solo sulle dinamiche commerciali. La verità è ben più drammatica: qui si rischia la tenuta economica e sociale di molti Stati dell’Unione e della Unione stessa. Quello che arriva dalla leadership americana è un attacco alle imprese e al lavoro europei. Il vero obiettivo è la deindustrializzazione del nostro Continente, e quindi dei suoi livelli occupazionali”.
Nella serata di mercoledì ha prontamente reagito un portavoce della Commissione europea che ha garantito: ”Reagiremo fermamente e immediatamente ai dazi del 25% su prodotti europei. L’Unione Europea è il più grande mercato di libero scambio del mondo. Ed è stata una manna dal cielo per gli Stati Uniti. Dunque la Ue reagirà contro le barriere ingiustificate al commercio libero ed equo, e proteggerà sempre le aziende, i lavoratori e i consumatori europei dai dazi ingiustificati”. Sulla stessa linea il ministro Giancarlo Giorgetti che si è espresso al summit del G20 Finanze a Città del Capo allarmato perché “il protezionismo e le barriere al commercio minacciano la crescita e le catene del valore globale, aumentando i costi di produzione e l’inflazione; indebolendo oltretutto la resilienza economica”.
Subito le opposizioni hanno chiamato in causa Giorgia Meloni. Prima a parlare la segretaria del Pd, Elly Schlein: ”Questa è una guerra commerciale che pagheranno imprese e lavoratori italiani. È finito per Giorgia Meloni il tempo del tentennamento, deve scegliere da che parte stare”. Ha rincarato la dose Giuseppe Conte, leader del M5 S che su X ha scritto: ”Anche oggi cercasi patrioti. Spariti dai radar. Trump annuncia dazi del 25% contro l’Europa e Meloni perde le parole”. Il clima politico si è fatto rovente.