![TITO e le foibe](https://www.blitzquotidiano.it/wp-content/uploads/2025/02/tito-1-1024x683.jpg)
Foibe, grave insulto agli italiani di Istria e Dalmazia vittime della pulizia etnica dei comunisti titini - Blitzquitidiano.it (foto Ansa)
Questi sentimenti non sembrano condividere le sinistre delle varie obbedienze restie a far propri i valori identitari che riconosciamo nella parola Patria che è la somma di quanto le popolazioni italiche hanno realizzato nel corso dei secoli con espressioni straordinarie di civiltà non solamente giuridica. E sarebbe già molto considerato che la “persona” è stata individuata per la prima volta dal diritto romano. Poi opere immani di ingegneria civile, dagli acquedotti alle strade, alla splendida architettura religiosa ornata di opera d’arte di ogni genere, mentre filosofi e letterati davano lustro alla lingua come espressione di un popolo divenuto ben presto Nazione nell’immaginario di una parte crescente della popolazione, ben prima che l’Italia divenisse un Regno, uno Stato con l’ambizione di diventare “grande”, come vaticinava Camillo Benso di Cavour, uno dei Padri dell’Italia unita.
Le foibe dimenticate
![Foibe Red Land Rosso Istria la morte di Norma Cossetto](https://www.blitzquotidiano.it/wp-content/uploads/2025/02/foibe-Red-Land-Rosso-Istria-la-morte-di-Norma-Cossetto-1-1.jpg)
Sono sentimenti che le sinistre non riescono a fare propri diversamente da quanto avviene in altri paesi europei nei quali nella difesa dell’identità non si distingue una destra ed una sinistra, come a Londra, dove per Laburisti e Tory, right or wrong my country.
Sulle rive del Tevere continuano ad albergare antiche aridità che non consentono di recuperare nell’attualità una presenza che non ci fu quando si fece l’Italia. E così non è raro incontrare qualche nostalgico dello Stato della Chiesa ilo quale ignora che Paolo VI, nel centenario della unità d’Italia, esplicitamente riconobbe il tratto provvidenziale di quell’abbandono del potere temporale, mentre il movimento socialista, forse nel ricordo dei contrasti sociali di fine ‘800, stenta a percepire che la Patria è del popolo intero.
È un grave limite per la sinistra e per la politica italiana che da una più ampia condivisione dei valori identitari troverebbe le ragioni di un confronto civile, propositivo. Invece, alla ricerca del voto di minoranze, certo rispettabili come ogni espressione della società civile, si trascurano non solamente i valori identificabili nella cultura liberale, propri dello stato rappresentativo, ma anche i valori spirituali, quelli per i quali l’Occidente si distingue per la trasmissione, lungo i secoli, delle radici giudaico-cristiane cui si deve il rispetto dell’uomo e della sua libertà.
Sono valori permanenti. Trascurarne il rispetto, come avviene alla vigilia della Giornata del ricordo delle Foibe, nel quale il sen. Roberto Menia individua un “acuirsi di negazionismo”, è espressione di un attaccamento all’eredità comunista che la sinistra non riesce a gettarsi alle spalle. Ed è causa di grave disagio politico e sociale a livello interno ed internazionale e ragione delle tensioni e dei conflitti di questa stagione nella quale in molte realtà del mondo sembra che i popoli abbiano abbandonato la via maestra della cooperazione “come elemento fondante della vita internazionale”, come ha osservato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’incontro con il quale è stata celebrata Nova Gorica scelta come Capitale europea della cultura 2025. E la città slovena – ha sottolineato il Capo dello Stato – “ha voluto lanciare con la gemella Gorizia una sfida: proporsi come esperienza di cultura attraverso la frontiera”.
Ricordando come nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale, un sopravvissuto ad Auschwitz, Roman Kent, abbia osservato “non vogliamo che il nostro passato sia il futuro dei nostri figli”, Mattarella ha voluto sottolineare come “con questo spirito abbiamo affrontato le pagine del dopoguerra, per scriverne una nuova e nulla può far tornare indietro la storia che Slovenia e Italia hanno costruito, e costruiscono, insieme”. Nello spirito della comune appartenenza all’Unione Europea e della cultura condivisa dai due popoli… Le differenze, le incomprensioni, hanno lasciato il posto a fattori che uniscono.
Questo esprime il grande valore storico della integrazione Europea”.
Mattarella l’ha chiamata “la cultura dei confini”.
Riusciranno le sinistre italiane a fare un salto di qualità, a sentirsi patriottiche, a condividere con tutto lo schieramento politico i valori di libertà che identificano questa comunità di cittadini che lungo i secoli si è arricchita e consolidata fino a giungere, nel corso del Risorgimento, a diventare uno stato realizzato con il concorso di laici e cattolici per cui un grande filosofo liberale, Benedetto Croce, proclamava che “non possiamo non dirci cristiani”?
Questa inadeguatezza valoriale della sinistra è la ragione delle divisioni alle quali gli elettori guardano con costante sospetto.