E’ praticamente quasi una fuga collettiva o, se volete, un ritorno all’ovile. Se ne vanno in tre da Azione, il partito di Carlo Calenda: Enrico Costa che torna a Forza Italia, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini che preferiscono “Noi Moderati” che è pur sempre di destra.
Per quale ragione una simile ritirata? Lo spiega in poche parole l’onorevole pentito: “Non posso seguire il segretario perché si vuole unire al campo largo. Da buon liberale, mi capirete, torno sui miei passi, senza polemiche e stringendo sempre la mano al mio futuro avversario”.
Che cosa significa questo traghettamento? È un “alea iacta est?” No, più semplicemente un no deciso a quella unione di forze che guarda molto più a sinistra che a destra: Pd, 5Stelle, Fratojanni e Bonelli, ora Matteo Renzi e pure Calo Calenda che non vogliono uscire dall’empireo. Insomma, se non è un gruppo guidato da Elly Schein che cosa è? Vuol dire soprattutto una batosta, sia pure piccola, del cosiddetto campo largo a cui la parte più a sinistra dei dem si rivolgono. Stando così le cose, chi non vuole andare troppo oltre un moderatismo, , preferisce fare marcia indietro. Eppure, non bisogna dimenticare quella che fu la rottura delle due parlamentari, “creature” (nel vero senso della parola) di Silvio Berlusconi.
Se non ci fosse stato lui, la Carfagna e la Gelmini, probabilmente, non sarebbero mai arrivate ad avere una sedia alla Camera. Invece, scordando il loro padrino e soprattutto le sue idee, pubblicizzarono al massimo la fuga, lasciando esterefatti coloro che conoscevano il loro curriculum e l’ascesa nel gotha della politica. Ugualmente Enrico Costa, ma con meno clamore così come è stato il suo abbandono da Azione.
I più ostili a questo avanti e indietro sono i fedelissimi del Cavaliere, coloro che quasi pendevano dalle sue labbra. Ricordano che fine hanno fatto quei signori che lo hanno lasciato per attraversare il fiume e approdare in acque più tranquille.
In primis quell’Angelino Alfano diventato ministro degli esteri e poi, oggi, finito nel dimenticatoio. Al di là delle polemiche conta il fatto che ancora prima di nascere il campo largo tende a restringersi.
Matteo Renzi non lo vuole quasi nessuno nel Pd; Giuseppe Conte tentenna perché deve risolvere i suoi guai con Beppe Grillo che rivendica il vecchio e inseparabile progetto addirittura con una Pec; i dem più moderati che non si allineano e aspettano il momento opportuno per sparare le loro palle avvelenate contro Eddy.
In breve, nonostante la buona volontà della Schlein, questa idea di unirsi per combattere e far fuori la destra, sembra molto difficile a concretizzarsi, perché gli ostacoli da superare sono molti. Però, i fautori non demordono e non passa giorno che non critichino il governo, ma soprattutto la Meloni che “sta portando il Paese allo sfascio”. L’unico ad entusiasmarsi (a ragione) di questa vicenda è Antonio Tajani che recupera i fuggitivi perché è stato un fedele esecutore dei princìpi del Cavaliere. Lui, Berlusconi, predicava sempre una destra moderata che si avvicinasse sempre più al centro.
I suoi figli, Marina e Piersilvio, ne stanno seguendo le orme: in primis perché vogliono una Forza Italia rinnovata, secondariamente perché il desiderio di Piersilvio di entrare in politica è grande anche se ufficialmente continua a negarlo. Tajani che non ha perduto un minuto per aggregarsi agli eredi del Cavaliere, plaude al ritorno a casa dei fuggitivi e spera in un secondo posto nella graduatoria dell’alleanza. Insomma, sorpassare Matteo Salvini e tenerlo il più lomtano possibile dalle preferenze rimane un sogno, ma il tempo chissà?…
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