G7, dovremmo essere orgogliosi (noi italiani, intendiamo dire) di aver ospitato nella splendida cornice della nostra Puglia un meeting internazionale di così grande importanza. Tutti i big della terra attorno ad un tavolo a discutere per tentare di risolvere i problemi del nostro pianeta: da Biden a Sholtz, da Macron a Trudeau, da Sunak a Kishida insieme con Giorgia Meloni a far padrona di casa. Gli occhi del mondo puntati sull’Italia: la bellezza paesaggistica, la cultura, l’arte, i monumenti. I media internazionali a parlar di noi. Un’occasione da non perdere.
Ebbene, insieme a queste immagini, eccone apparire altre sui giornali e sulle tv di America, Asia, Australia, Nuova Zelanda ed Europa di cui dovremmo solo vergognarci. Un filmato da dimenticare, se possibile, fin da subito.
Il palcoscenico (più propriamente il ring) è la Camera dei deputati a Montecitorio, uno dei palazzi del potere. Si sta discutendo una legge – quella sull’autonomia- sulla quale maggioranza e opposizione sono lontane mille miglia. Non è un peccato, anzi è il sale della democrazia questa differenza di opinioni. Altrimenti, si parlerebbe di dittatura o autocrazia. Si dà il caso, però, che in quella circostanza il “political correct” sia andato a farsi benedire. Dapprima qualche parola di troppo, poi si è passati all’ invettiva, per arrivare ad una vera e propria rissa che ha visto per protagonisti molti di quegli uomini che sono stati eletti dal popolo per essere rappresentati. C’è chi parla di aggressione, chi di rissa: lo sceanario è sempre lo stesso. Calci e pugni a gogò con i commessi della Camera a sudar le proverbiali sette camicie per sedare i protagonisti.
Se pensiamo che tutto ciò sia stato ripreso, pubblicato e mandato in onda c’è una sola cosa da fare: chiedere scusa e promettere che non avverrà mai più. Magari: queste sono solo parole che tutti faranno finta di dimenticare una settimana dopo. Vorremmo essere smentiti, ne saremmo lieti, ma purtroppo non sarà così, perché ormai la politica ha oltrepassato certi limiti impensabili fino a qualche anno fa. Si può comprendere il dibattito, la diversità di opinioni, il sostenere l’una e l’altra tesi: fino a che punto? Non c’è dubbio che l’Italia ha esportato proprio negli storici giorni del G7 un qualcosa che ci dovrebbe far nascondere.
Possibile che i nostri rappresentanti alla Camera e al Senato non comprendano che in questa maniera non ci comportiamo come un Paese civile? Ma la colpa non è dei sessanta milioni di italiani (più o meno), ma di coloro che durante la campagna elettorale, hanno promesso di essere persone civili e comprensive pure delle ideologie degli altri. In questo modo (forse solo in questo) può essere spiegata la continua e progressiva astensione dal voto. Nelle ultime consultazioni europee si è scesi al di sotto del cinquanta per cento. E a quanti è stato chiesto perché non si erano recati alle urne, la risposta era una ed una sola: “Perchè non crediamo più a nessuno”.
Eppure non ci vorrebbe molto a fare un passo indietro e a ridare alla politica quel “correct” che molti auspicano soltanto a parole. Chi non la pensa allo stesso modo non deve essere considerato un nemico, ma solo un avversario, un signore o una signora con cui puoi dialogare senza trascendere.
Purtroppo, invece, si va sempre alla ricerca di un quid che possa mettere all’angolo il parlamentare di colore diverso. Questo è avvenuto, in maniera preponderante, alle ultime elezioni europee. Durante la campagna elettorale, il refrain era ugualmente identico: non difendere le proprie tesi, le proprie ragioni, ma solo trovare il punto debole di chi non la pensava allo stesso modo. E’ chiaro che proprio per questo motivo, la gente non si raccapezza più. Quando ascolta o legge il parlamentare o il partito a cui vorrebbe dare il proprio voto non capisce alla fine quali sono i progetti e le promesse per il futuro.
Così, l’agone politico si è imbastardito, non ci sono più regole, anche l’educazione è andata a farsi benedire. Tanto che, pure nei giorni del grande meeting internazionale tenutosi in Puglia, ci si becca e si trascende offrendo al mondo un’immagine che il nostro Paese non ha e non vuole avere. A volte, si tratta di seguire semplicemente il dettato dell’educazione che non si dovrebbe mai dimenticare. Oggi vogliamo solo ricordare la precisione con cui si è organizzato e presieduto il meeting del G7.
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