Chi sarà il mister X che correrà per riconquistare Genova, la ex roccaforte rossa per tanti anni, diventata con Marco Bucci il palcoscenico del “scindeco ch’o cria”?
Entrata tra nuove urla lanciate da Bucci, questa volta come neo presidente della Regione, nell’era del post totismo, la “Superba” si sta preparando a una nuova corsa elettorale diversa da tutte quelle che l’hanno preceduta.
Il trono di Tursi sarà conteso tra il vice di Bucci per tanti anni, oggi vicesindaco reggente, Pietro Picciocchi, avvocato cresciuto nei più nobili studi professionali della città, di Vicktor Uckmar e Lorenzo Acquarone, sposato con una Costa della sterminata famiglia per la destra.
E mister X, un candidato che il centro sinistra diventato sempre più sinistra- sinistra trova difficoltà a indicare. Anche se le prossime elezioni comunali genovesi saranno o potrebbero essere tra pochi mesi o tra aprile e giugno o in autunno.
Genova fra destra e sinistra
In realtà pure il super Picciocchi, assessore uscente ai Lavori Pubblici e al Bilancio, non è certo al cento per cento della sua candidatura. Ci sono faglie del centro destra, governate dagli equilibri sottili dell’alleanza di Governo, tra Roma, Genova e Imperia, dove si afferma sempre di più la regia da burattinaio di Claudio Scajola, il vero fautore dell’elezione di Bucci in Regione, che hanno in testa altre soluzioni.
Perchè non far fare a Picciocchi il presidente del porto, carica vacante da troppo tempo oramai e ricoperta oggi da due commissari, il contrammiraglio Massimo Seno e il professore di diritto civile Roberto Benedetti?
Il ruolo è decisivo e anche pericoloso, come ha dimostrato l’inchiesta giudiziaria che ha colpito la Liguria. disarcionando l’ex presidente Signorini Paolo Emilio e come raccontano tanti precedenti delle vicende processuali nelle quali la grande partita è sempre stata quella delle concessioni portuali. Dove si sono scatenate guerre senza quartiere tra terminalisti e armatori dai nomi altisonanti, Spinelli, Messina, Aponte, Schenone e non solo. E allora perché non metterci un avvocato supercorazzato e esperto di diritto amministrativo come Picciocchi?
I molti possibili candidati
D’altra parte le ambizioni per correre verso il trono di Tursi sono forti e riguardano altri possibili candidati o cominciare dall’onorevole Ilaria Cavo, giornalista, totiana, rappresentante di “Noi moderati”, già assessore regionale. Cavo sta lavorando sott’acqua ma non troppo per raggiungere questo obiettivo, spinta da Toti stesso, che con questa operazione garantirebbe una continuità forte al suo regno regionale, comunque territoriale, di 9 anni e a una persistenza della sua politica.
Anche se, ancora in attesa che il Tribunale di Genova gli applichi i servizi sociali ottenuti con il suo patteggiamento, l’ex presidente conclama ai quattro venti di essere tornato alla sua professione giornalistica e di avere chiuso con la politica.
Ma intanto continua vivere in Liguria e a presentare il suo libro “Io confesso: ho governato” su è giù per il territorio e non solo, scegliendo spesso presentatori che hanno a che fare con la politica.
L’ultimo? Proprio Claudio Scajola, con il quale c’era anche la sintonia di aver vissuto ambedue da vittime eclatanti vicende giudiziarie. Con la differenza che il leader, ex berlusconiano, sindaco record di Imperia (cinque mandati nell’arco di quaranta anni) oggi re del civismo, da tutte quelle vicende è uscito completamente prosciolto, mentre Toti ha patteggiato.
Chissà quale patto, invece, hanno fatto i due, inizialmente divisi da ruvide polemiche, oggi pappa e ciccia? Forse hanno “ridisegnato” la mappa ligure alla vigilia delle elezioni comunali genovesi dopo che Scajola aveva fatto lo stesso nella battaglia regionale.
Non hanno certo parlato solo di processi, di procure scatenate e di finanziamento della politica da regolare una volta per tutte…
Se a destra il rebus del candidato sindaco balla in questo modo, a sinistra-sinistra si sta consumando l’ennesima epopea.
La sinistra-sinistra, scelta come formula dal candidato sconfitto alle regionali Andrea Orlando, non ha ancora digerito del tutto la sconfitta regionale e si trova nelle situazione di rischiare ancora una volta, dopo avere perso tutte le elezioni locali dell’ultimo decennio con la sola eccezione di Savona conquistata due anni fa da Marco Russo, centro sinistra.
Ha preso ben 18 mila voti in più di Bucci nella città di Genova, che torna ora in ballo, ma non ha ancora il candidato.
Ha perso giocando con un avversario, che era come senza portiere alle Regionali, dopo lo scandalo giudiziario e ora rischia di perdere anche le Comunali tra pochi mesi, nonostante appunto il vantaggio di 18 mila voti dal quale parte.
Il centro sinistra, oggi più sinistra-sinistra, ha da tempo un problema immenso in Liguria, non solo a Genova. Non ha uomini o donne che esercitino una possibile leadership forte. Non li trova nei suoi ranghi, che sono oramai ringiovaniti anagraficamente, ma che si inquartano tra di loro, accontentandosi di uno status quo, oscillante tra la mediocrità dei contenuti e un velleitarismo che si ferma alle controbattute polemiche sul modo di governare del centro destra.
E poi questo fronte politico, che aveva scovato nella società civile candidati ben spendibili come l’ex magistrato Adriano Sansa e poi l’avvocato Beppe Pericu, come l’ex presidente degli Industriali Stefano Zara, oggi ha perso completamente la sintonia con l’”altra” Genova.
Certo, nel corpo mobile intermedio della società non esistono più personaggi capaci di rischiare un ruolo pubblico istituzionale, scommettendo sul fronte sinistr dello schieramento.
Da una elezione all’altra girano sempre gli stessi nomi, che si consumano nei rifiuti più che giustificati degli interessati, dal giovane e brillante professore Lorenzo Cuocolo, oggi presidente della Fondazione Carige, già presidente di Filse. E figlio di quel Fausto Cuocolo, professore di diritto pubblico, tavianeo, presidente del Consiglio regionale, gambizzato dalle Br. A Beppe Costa, della mitica famiglia, presidente dell’Acquario, di palazzo Ducale e perfino dei terminalisti genovesi, una specie di grande jolly.
Quando i cosiddetti dem sono usciti un po’ dagli schemi, hanno candidato alle comunali del 2020 l’avvocato Ariel Dello Strologo, nome importante della comunità ebraica, oltre che legale nel prestigioso studio di Mauro De Andrè, il fratello di Faber, hanno perso seccamente.
Quando hanno candidato il giornalista Ferruccio Sansa del “Fatto quotidiano” sono finiti ko. Quando prima ancora, nel 2017, avevano candidato un assessore della precedente giunta di sinistra, Gianni Crivello, neppure iscritto al Pd, contro l’allora sconosciuto Bucci, hanno perso.
E quindi oggi, con il tempo contato, sono alla ricerca di una soluzione che oscilla tra questo passato di sconfitte e qualche novità “forte”.
Sui giornali escono i “santini” del candidati del cosidetto establishment piddino, i quadri del partito più votato alle ultime elezioni regionali, come l’ex sindaco di Sant’Olcese, il molto diplomatico Armando Sanna, 8 mila voti, recordman di preferenze. O l’ex segretario provinciale, oggi amministratore dell’Ente Bacini, Alessandro Terrile. O il presidente del Municipio V del Ponente genovese Federico Romeo, anche lui super eletto in Regione, giovanissimo e sulla cresta dell’onda.
Sullo sfondo si stagliano pure i nomi delle due “signore” per eccellenza del centro sinistra, la ex ministra della Difesa, Roberta Pinotti, oggi fuori dal Parlamento, ma influente consulente di politica internazionale. E Anna Maria Furlan, parlamentare, ex segretaria generale della Cisl. Insomma due superdonne, che, però, non sarebbero tanto propense ad accettare una sfida simile. Ambedue nella fase discendente di grandi carriere.
Ci vuole, insomma, un mister X che ha poco tempo per spuntare dal cilindro.