Genova risiko: Toti, Bucci, Signorini dopo 7 anni vogliono cambiare, la destra si rafforza, la sinistra un’ombra

Genova, riparte il risiko del potere, Toti, Bucci, Signorini vogliono cambiare, la destra si rafforza, la sinistra latita

Nell’anno settimo del regno di Giovanni Toti e nell’anno sesto di quello di Marco Bucci e in quello ancora settimo di Paolo Emilio Signorini, gli uomini della triade che governano rispettivamente la Regione, il Comune, il porto con teutonica continuità, il risiko di Genova incomincia a perdere i suoi pezzi. Il puzzle si scompone.

Signorini, che mostra da qualche mese di voler cedere il comando del porto, attratto da altri ruoli, in primis la contesissima IREN, azienda dell’acqua e del gas, dominante a Genova e Torino e non solo, ha come rovesciato il puzzle.

Intanto Toti, dopo avere cercato altre strade di politica nazionale, dirette al centro moderato con diversi movimenti, “Cambiamo”, “Noi moderati”, e dopo avere sperato in un rassemblement di “terza via”, raccogliendo pochi consensi, malgrado la sua extra visibilità nazionale, ora ha una unica strada: il terzo mandato come presidente della Liguria.

Pista possibile, ma non gradita da tutti i partiti e movimenti del centro destra. Per una frangia di Forza Italia Toti è un traditore che pugnalò il suo “creatore “ Berlusconi. E allora nel partito di Forza Italia c’è chi gli spalanca le porte al rientro come il furbo assessore comunale avvocato Mario Mascia e chi stoppa la manovra, come il coordinatore metropolitano Carlo Bagnasco, sindaco di Rapallo, figlio d’arte e anche presidente dell’ Automobil Club, che vuol dire saper guidare anche pericolosamente.

La Lega dove regna incontrastato il vice ministro alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, genovese, aveva pesantemente criticato Toti nella fase finale del suo primo mandato, ma oggi è più cauta.

Rixi stesso commenta: “Oggi è difficile trovare chi ha una grande voglia di lavorare alla cosa pubblica come Toti…..”

Così il pluri governatore rimane in pista un po’ costretto, un po’ sulla scia di presidenti di Regione “triplicati”, come Zaia in Veneto e il discutibilissimo Fontana in Lombardia, aspettando magari improvvise decisioni. C’è chi suggerisce una candidatura per l’Europarlamento tra un anno e chi immagina ancora un ruolo nazionale nel Terzo Polo.

Ma Toti, dalla effervescente capacità comunicativa, sa che anche restando a Genova un ruolo nazionale è sempre capace di giocarselo.

Se balla la sua casella, insieme a quella di Signorini, stanco del suo ruolo e perfino attaccato al suo interno dal Comitato Portuale, che in un documento a sorpresa lo ha definito “presidente senza strategia”, allora il valzer nel centro destra può davvero cominciare.

Tra i firmatari del comunicato anti Signorini c’è anche il consigliere Giorgio Carozzi, giornalista di lungo corso portuale, scelto dal sindaco Bucci. Vuol dire che Bucci ha dato una spallata al presidente Signorini?

Le voci ricorrenti indicano il sindaco di Genova come possibile presidente del porto, al posto di Signorini. Lo spiegherebbe tra l’altro anche il continuo protagonismo di Bucci nelle vicende portuali, a partire dalla costruzione della maxi diga.

Ma c’è chi sostiene che l’uscita di Bucci dal Comune per entrare nel palazzo san Giorgio sarebbe bloccata da una legislazione che impedisce il passaggio. Bucci in privato non ha mai nascosto questa aspirazione per un incarico molto più operativo e meno “politico” di quello comunale.

Se tutti questi passaggi si verificassero, la Liguria si capovolgerebbe completamente, lasciando strade aperte a una opposizione per ora molto latente, assente, sfuocata.

E così otto anni dopo la conquista delle roccheforti rosse, cadute una dopo l’altra, da Genova, a Savona, a Spezia, a Sarzana, la rivoluzione metterebbe in campo una possibilità di rigiocare la partita.

Scontato che un possibile successore sindaco è stato fin troppo indicato nella figura dell’attuale vice sindaco, l’avvocato Pietro Picciocchi, uomo “forte” di Bucci, assessore al Bilancio, ultracattolico, l’opposizione potrebbe avere uno scatto, trovando un candidato, operazione che da anni e anni non le riesce.

Anche dopo il cambio di Elly Schlein e i sommovimenti interni con il cambio della segreteria regionale dove è approdato Natale, spezzino cinquantenne, figura di raccordo tra le nuove generazioni e un resto del Pd, dove oggi troneggia il Cincinnato Claudio Burlando, che rispunta dal suo orto sulle colline genovesi e fa da “suggeritore”, dietro le quinte, delle mosse con le quali la ex roccaforte rossa potrebbe puntare a costruirsi almeno una torre.

Ma questa “battaglia” al gioco del risiko che cosa ha alle spalle? Una città e una regione in perfetto bilico tra dissesto, isolamento, grandi “incompiute e uno sviluppo quasi frenetico, punteggiato da decine di cantieri.

Genova si gioca il suo futuro in tre o quattro partite chiave del suo futuro. La Liguria anche di più, meta oramai difficilmente raggiungibile per il biblico caos autostrade, con una sanità di isolate eccellenze in ospedali da chiudere per fatiscenza, come il leggendario Duchessa di Galliera, ottocentesca opera di beneficenza della omonima nobildonna, Maria Brignole-Sale, oramai cadente salvo medici eccezionali che si prodigano appesi alla loro professionalità e a “isole” di valore personale e di supporto tecnico.

Ma al Galliera ci sono ancora letti ottocenteschi, strutture di ricovero fatiscenti.

Toti, nel suo doppio mandato, non è riuscito a far partire un solo nuovo ospedale in tutta la Liguria. Nè il Felettino di La Spezia, né gli Erzelli a Genova, nè ovviamente il nuovo Galliera, né nulla a Ponente, dove soprattutto d’estate, con il territorio invaso dai turisti, la assistenza sanitaria è un vero calvario per chi è costretto a ricorrervi.

Sul fronte comunale Bucci ha messo in cantiere una tale varietà di interventi sulla città da farsi criticare perfino dai suoi amici. Si va dal water-front di Levante per collegare la ex Fiera del Mare con il Porto Antico, alla Funivia per i forti sulle alture, al tunnel subportuale finanziato con i soldi del PNRR, a una serie di operazioni sul trasporto locale con nuovi assi viari e soprattutto uno skytram nella ValBisagno.

Si va dalla grande trasformazione ferroviaria condizionata anche dall’arrivo, mai cosi a lungo atteso del Terzo Valico, il collegamento veloce con Milano.

Deve essere concluso entro il 2026 obbligatoriamente perché è finanziato dal PNRR, ma è molto indietro sia per difficoltà tecniche di scavo, sia perché nella pancia dell’Appennino è stato trovato molto più amianto del previsto, il 25 per cento contro il 5 per cento. Bonificare costa così molto di più e fa perdere molto più tempo.

E soprattutto, ovviamente , c’è quella superdiga portuale che cambierà faccia non solo alle banchine e ai moli, ma più in generale alla città.

Imponendo l’installazione di grandi cantieri a Genova e a Vado Ligure per costruire i maxi cassoni da calare uno sull’altro nei 50 metri di profondità.

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Franco Manzitti