Politica

Germania, analisi e sorprese dal voto elettorale. I nodi sul tavolo del centrista Merz

Si fa presto a dire in Germania ha vinto la Cdu di  Merz e ha perso il cancelliere Scholz. Per carità, tutto vero. Si fa presto a dire che c’è stato un ribaltone di buon auspicio e che l’Europa ha tirato un sospiro di sollievo. Sì, c’è stato. Si fa anche presto ad ammettere che l’Afd, il partito di estrema destra imbottito di “neonazi” pericolosi per una democrazia, con il suo 20,8% non va da nessuna parte e che il suo destino è l’apposizione a vita. Calma. L’analisi del voto a bocce ferme ci suggerisce altre prospettive. Vediamole, così come rimbalzano già da Berlino e dintorni.

I quattro nodi sul tavolo di Merz

Sicurezza,debito e immigrati. E ce n’è un quarto che inquieta il Paese: un altro anno senza crescita. Sarebbe la prima volta nella storia della Germania. Dunque la primaria sfida per il nuovo cancelliere è la ripresa della crescita economica. Un aspetto che interessa particolarmente l’Italia: tifiamo davvero per la ripartenza del nostro primo mercato dí esportazione. Ma la ripresa della crescita non sarà facile. Sull’Europa pesano grossi macigni come il declino demografico, le barriere interne, gli ostacoli normativi, la radicata cultura della terribile burocrazia di Bruxelles cui la Germania ha non poco contribuito nei decenni. Ergo, più che il nero del Terzo Reich, preoccupa la recessione anche nel 2025.

Germania, analisi e sorprese dal voto elettorale. I nodi sul tavolo del centrista Merz (foto ANSA) – Blitz quotidiano

Scholz resta ma nell’SPD è iniziata la resa dei conti

Piovono le critiche al vecchio cancelliere per le sue mancate dimissioni. Stretto nella morsa dei voti perduti, Olaf Scholz sta subendo l’aggressione dei giovani socialisti e del presidente della Bassa Sassonia. Certo, resta sulla sua poltrona ma con quale influenza sui programmi e decisioni visto il flop elettorale? Cdu e Spd hanno visioni quasi antitetiche.

Un terzo dei voti all’ultradestra e ai post comunisti

Occhio: l’ultradestra è la prima forza anti-governo e ha convinto molti giovani, chiaro che potrà capitalizzare le scontate difficoltà che incontrerà il nuovo esecutivo. L’Afd (152 seggi) parla già di “vittoria alle prossime elezioni”. Un modo, forse, per mascherare una delusione; i neri erano convinti di portare a casa molto di più del 20,8%. I post-comunisti hanno invece banchettato nell’ex Germania Est, la Repubblica Democratica esistita fino alla caduta del Muro di Berlino (3 ottobre 1990). Un risultato inaspettato: Die Linke, partito di sinistra (un populismo di sinistra, anticapitalismo, antimilitarismo e antifascismo) ha raccolto l’8,7% dei voti (64 dei 735 seggi). Ha oltre 100 mila iscritti, si farà sentire. Una rogna in più per Merz.

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Enrico Pirondini