
Gianni Letta, 90 anni fra giornalismo e politica: un uomo leale e coerente sempre (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Gianni Letta ha compiuto 90 anni oggi 15 Aprile 2025. La sua vita si divide in due grandi segmenti: giornalista prima, politico poi. In mezzo un intervallo come tessitore di rapporti fra Azienda e Stato, un ruolo nato per caso dopo che, nel 1987, lasciò la direzione del Tempo di Roma per protesta contro i tagli al personale perseguiti dalla proprietà del giornale.
La sua fortuna dipese dalla miopia degli editori italiani che non lo vollero nella loro Federazione, dove il presidente Giovanni Giovannini lo vedeva come uomo di punta nei rapporti con Parlamento e Governo.
Così Silvio Berlusconi, che aveva una marcia in più, lo prese con sé segnando l’inizio di un fortunato connubio.
A quel tempo Letta era comunque un personaggio famoso per le sue intense presenze in tv: al punto che un sondaggio della Stampa nel 1981 rivelo che Gianni Letta era, per i lettori piemontesi, più popolare dello stesso direttore del quotidiano, Alberto Ronchey.
Alla notorietà di Letta contribuirono forse un po’ anche i corsivi sull’Unita, quotidiano del PCI, in cui Fortebraccio (Mario Melloni) lo insultava chiamandolo “biondino”.
Gabriele Barberis e Stefano Zurlo, sul Giornale che fu di Berlusconi, tracciano di Gianni Letta un profilo di cui riporto alcuni stralci.

Gianni Letta, classe 1935
Gianni Letta, nato ad Avezzano il 15 aprile 1935, scrivono, ha già un posto nei libri di storia ma intanto abita comodamente in cronaca e tiene con il suo profilo affabile e i suoi modi morbidi un ritmo indiavolato che manderebbe fuori giri chiunque altro. Anche ora la sua agenda è fitta come sempre, come era densa quella di Giulio Andreotti, l’unico novantenne con cui si possa tentare un paragone, ma Letta la diluirà con la solita compostezza nell’aperitivo che in suo onore è stato organizzato al Senato da Ignazio La Russa.
Tanti segreti
Il festeggiato conosce probabilmente più segreti delle persone cui è stato vicino per lungo tempo, cominciando naturalmente da Silvio Berlusconi che lo volle sottosegretario alla presidenza del Consiglio in tutti e quattro i suoi governi. Un record ma anche la dimostrazione di una straordinaria duttilità e capacità di adattamento a quella dimensione che si colloca a un metro dal palco, a un metro dai riflettori, un passo prima delle decisioni che pesano e delle strette di mano che contano. Gianni Letta è un maestro, anzi il maestro della penombra, che a differenza di quello che molti pensano, non è l’anticamera di relazioni oblique ma semmai, il contrario: lo spazio del servizio e della discrezione, della rinuncia alla propria per l’altrui visibilità.
Nel suo album, paragonabile per estensione a quello andreottiano, spicca la foto del direttore del Tempo Gianni Letta che nel 1984 incontra in Vaticano Giovanni Paolo II. Da lì, pagina dopo pagina, si arriva alle convulsioni del presente: è lui a portare Mario Draghi da Marina Berlusconi. Con la primogenita del Cav, Pier Silvio e con la famiglia ha rapporti strettissimi, anche ora che Silvio non c’è più. I contatti sono regolari. E insomma, non è un reduce o un emerito, ma un interlocutore da prima fila che quando scattano i flash si accomoda subito dietro.