L’esecutivo di oggi? Potremmo definirlo, con una malcelata ironia un “Giorgia a ostacoli”. Quanti ne ha superati e quanti ancora ne dovrà evitare?
Prendiamo, ad esempio una data assai importante, quella delle elezioni europee di giugno. Destra e sinistra corrono per arrivare prime al traguardo, ma per la Meloni si tratta di conservare Palazzo Chigi e la poltrona che occupa.
Si dice: non c’è nessuna preoccupaazione, i numeri le danno ampiamente ragione e lei, il premier, andrà avanti fino al termine della legislatura. Vale a dire, guidare il Paese per cinque anni.
E’ così scontato? Assolutamente no, proprio perché gli ostacoli che le impediscono di camminare sono tanti e assai pericolosi.
In primo luogo, non si deve dimenticare l’opposizione anche se sgangherata e priva di dialogo. Pd e 5Stelle sono sempre più lontani, non riescono a condividere nulla e chi ci guadagna è Giuseppe Conte che vuole indiscutibilmente essere il vero “padrone” della sinistra.
Dobbiamo riconoscere che per abbattere Giorgia ci hanno provato un giorno si e l’altro pure. Con argomenti che sono risultati inutili e senza senso. Si è arrivati ad accusarla di fascismo quando questa idea è morta ottanta anni fa.
E’ seguita la polemica sul patriarcato a cui hanno creduto soltanto l’onorevole Laura Boldrini e alcune femmininiste di vecchio stampo.
Poi, la Schlein e i suoi seguaci (non tanti in verità) hanno riportato a galla la convinzione che con Giorgia al potere, l’Italia sarebbe rimasta sola e isolata in Europa. La segretaria prese al proposito una sberla, perché mai come in questo momento il nostro Paese è tornato ad essere tra i grandi protagonisti del vecchio continente.
Allora, dove si nascondono gli ostacoli? Tra gli amici, se volete gli alleati. Molti commentatori ritengono che Giorgia abbia intorno a sé un manipolo (termine pericoloso) di persone incompetenti o comunque non all’altezza del compito che è stato loro assegnato. E’ vero? Non si può rimanere perplessi e dar torto agli editorialisti dei giornali.
Nella triade è un periodo che non corre buon sangue. I due vice premier storcono spesso la bocca ed intralciano il cammino del governo.
Matteo Salvini per una forma di gelosia perché il suo sogno, finora vano, è la poltrona di Palazzo Chigi; AntonioTajani per il semplice motivo che Forza Italia ha paura di essere rosicchiata e sparire dopo il voto di giugno. Per cui le tenta tutte pur di far sentire la sua voce e placare gli animi di coloro che non lo vedono in grado di guidare i Berluscones.
Fin qui, nulla di eclatante, le diversità ci possono essere in un’alleanza purchè alla fine l’accordo non si rompa. Il guaio maggiore della premier è tra i suoi più stretti collaboratori, insomma tra gli iscritti al partito che ha inventato portandolo dal 3 al 30 per cento.
Ne combinano di tutti i colori e Giorgia non sa più come mettere le pezze. Ricordiamo i nomi dei più “famosi”: il ministro Francesco Lollobrigida che ferma i treni pur di arrivare ad un appuntamento per la riapertura di un parco; il sottosegretario Andrea Del Mastro che “regala” ad un suo compagno di partito documenti riservati; quest’ultimo, Giovanni Donzelli, che li legge in aula suscitando un putiferio.
E, last, but not least, Emauele Pozzolo che per festeggiare il capodanno in casa di un sindaco, sorella di Del Mastro, porta con sé una pistola che ferisce un giovane che fa parte della scorta del sottosegretario (anche lui presente ai festeggiamenti).
Come li possiamo considerare questi episodi se non un grande scivolone che hanno dato e danno seri grattacapi al presidente del Consiglio? D’altronde lei deve difendersi pure quando si ammala per una influenza e la minoranza mette in dubbio le sue parole. Il certificato medico convincerà tutti.
E’ evidente che Pd e gli pseudo alleati strillino, per questo il premier deve forse prendere in esame il problema delle persone che ha scelto per il suo gabinetto.
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