“È la vigilia di Natale e voglio fare gli auguri a tutti voi. E c’è anche chi in queste ore non riuscirà a stare a casa con i propri cari, che continuerà ad essere al servizio di tutti: penso alle forze armate, alle forze dell’ordine, ai medici e a tutti quelli che garantiscono i servizi essenziali per i cittadini.”
“Grazie per quello che fate e farete in questi giorni.”
Giorgia Meloni interviene con un videomessaggio sui social per parlare a tutti gli italiani in occasione delle feste natalizie. La premier fa riferimento anche a chi, e sono tantissimi, in questi giorni donerà una parte di sé stesso essendo a fianco di chi è solo, di chi è malato, di chi è in un momento di grave difficoltà e di chi ha bisogno.
“Siete uno dei punti più belli di questa nazione e io voglio ringraziarvi di cuore per quello che fate, a nome dell’Italia. Perché, come scriveva Flaubert, ‘il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra ma si regala’. E allora auguri a tutti, che questo tempo possa essere un’occasione di speranza, di gioia e serenità per guardare al futuro con ancora maggiore fiducia e ottimismo”.
Giorgia Meloni cita Flaubert: “Il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra ma si dona” (foto Ansa-Blitzquotidiano)
Auguri ricambiati. Mentre nelle redazioni si googla a manetta sulla forbita citazione letteraria. Quando l’ha scritta Flaubert, in quale opera? In effetti, appesa, così, al biglietto degli auguri natalizi, fa un po’ Baci Perugina o dolce della fortuna cinese.
Il rischio è che la melassa superi i livelli di guardia. È perché la frase è celeberrima nelle innumerevoli raccolte online di frasi celebri, aforismi, citazioni, etc. Fuori da Google, una piccola ricognizione ce la fa trovare all’interno dello sterminato epistolario. La frase è contenuta nella lettera del 19 gennaio 1840 indirizzata a Ernest Chevalier.
Gustave non ha compiuto vent’anni, risponde all’amico con cui deve aver avuto una discussione. Gli riconosce eccellente disponibilità d’animo e tutte le virtù, e appunto per questo non serve ribadirlo, invitandolo a lasciarsi andare, a esplorare anche la parte di commedia nella vita accanto al sentimento tragico.
“[…] on a beau dire, un cœur est une richesse qui ne se vend pas, qui ne s’achète [pas], mais qui se donne [..]”. E cioè, si ha un bel dire, un cuore è una ricchezza che non si vende, etc. È il massimo che Flaubert concede prima di esortare con vigore l’amico a una complicità più piena e disinvolta, la dolce ingiunzione a ridere, scherzare, giocare, accalorarsi, prendere in giro, fumare, indovinare l’avvenire…
Come dire, bando alle smancerie morali. A occhio, se Flaubert è quell’implacabile fustigatore dell’ideè recù e nemico della frase fatta che conoscevamo, siamo agli antipodi della meccanica svenevolezza di un cuore citato a caso.