
Giorgia Meloni: "Per la difesa europea non arriverà nemmeno un euro dai Fondi Coesione" (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
La premier Giorgia Meloni ha parlato del finanziamento del piano ReArm Europe nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo. Queste le sue parole: “Approfitto per annunciare che l’Italia non intende distogliere un solo euro dai Fondi di coesione per la difesa e su questo siamo tutti d’accordo”. Meloni ha ricordato che gli 800 miliardi del Piano “non sono né risorse tolte da altri capi di spesa ne risorse aggiuntive europee” e che “l’Italia si è opposta a che una quota dei Fondi di coesione venisse automaticamente spostata sulla difesa ed è una battaglia che abbiamo vinto”.
“Rimane la possibilità per gli stati membri di utilizzare volontariamente una quota dei Fondi di coesione e approfitto per annunciare che l’Italia non intende distogliere un solo euro dalle risorse della coesione. Spero che almeno su questo possiamo trovarci tutti d’accordo” ha aggiunto Meloni. “Dopodiché il Piano arriva a 800 miliardi di euro con due voci. La prima, 150 miliardi, dovrebbe corrispondere a prestiti che gli Stati membri possono attivare, se reputano opportuno farlo, garantiti dall’Unione europea. Si tratta cioè di eventuali prestiti su base volontaria, ma su questa misura ci riserviamo di dire di più quando avremo tutti i dettagli”.

“La seconda voce, che vale 650 miliardi di euro, è sostanzialmente teorica. Nel senso che – ha sottolineato la presidente del Consiglio – è la stima di quanto potrebbe cubare un ulteriore indebitamento nazionale se ciascuno Stato membro decidesse di ricorrere a deficit aggiuntivo per massimo l’1,5%, al di fuori del vincolo della clausola di salvaguardia del patto di stabilità e crescita. In sostanza, non si tratta di spendere 800 miliardi di risorse attualmente esistenti nei bilanci degli Stati membri, magari tagliando servizi ai cittadini per poter reperire risorse o smettendo di investire sugli altri capitoli. Si tratta invece della possibilità di ricorrere a deficit aggiuntivo, rispetto a quanto normalmente previsto dal patto di stabilità”.