Torna in mare la Cassiopea dí Giorgia Meloni diretta in Albania, al porto di Schengen. A bordo ha 49 migranti che dovrebbero poi essere rispediti a casa loro, nel Paese d’origine.
Significa in parole semplici che Giorgia Meloni non ha mollato l’idea che pure in Europa aveva ricevuto più di un consenso. “Il nostro centro funzionerà di nuovo, altro se funzionerà”, aveva detto durante una conferenza stampa. “Anche se dovessi lavorare 24 ore su 24 fino al termine della legislatura”.
Meloni contro tutti
Il compito non sarà facile perché nel nostro Paese c’è chi tifa contro questa iniziativa ricordando il flop del primo tentativo. Con un viaggio di andata e ritorno, nemmeno fosse stata una crociera. Fu un disastro quel primo esperimento, non bisogna negarlo. La premier non aveva previsto che una parte della magistratura italiana le era contraria e mandò a gambe all’aria tutto il marchingegno che forse non era stato studiato fin nei minimi particolari.
Le critiche piovvero da sinistra: pioggia a catinelle come un lungo temporale estivo. Ma anche a destra, ci fu chi storse la bocca e, sia pure se in sottofondo, non aveva riservato parole di fuoco contro Palazzo Chigi.
Ritorno a Tirana
Oggi, a distanza di un paio di mesi o giù di lì, la maggioranza ci riprova e organizza il trasferimento sperando nella buona sorte e, a dispetto dei gufi, riparte per la terra delle aquile.
E’ certo che la premier sta giocando una carta pericolosa perché se dovesse andar male vuoi per un difetto pratico, vuoi per il braccio di ferro delle toghe, il futuro non sarà poi così roseo. “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”, sosterrebbero i suoi avversari politici.
Elly Schlein e i cespugli che la contornano le ricorderebbero un giorno si e l’altro pure lo sfascio di questa “operazione migranti”.
Allora, perché mai il presidente del consiglio ha voluto insistere? Per due ragioni: la prima, perché è nata sotto il segno del Capricorno e tutti sappiamo quale sia la caparbietà degli uomini e delle donne venuti alla luce a cavallo fra dicembre e gennaio.
La seconda, è perché lei crede ciecamente in questa iniziativa o campagna (chiamiamola come ci pare) e la vuole portare avanti per dimostrare che aveva ragione e che i consensi ricevuti da molti paesi europei erano sacrosanti. Questo non vuol dire però che se dovesse andar male il governo la passerà liscia. La minoranza è sempre pronta a sparare a pallettoni contro il suo operato anche per i più piccoli avvenimenti, figurarsi se in un’occasione del genere si lascerebbe scappare la preda.
Il viaggio e la permanenza in Albania riprende,quindi, ma i giorni tranquilli non vanno d’accordo con Palazzo Chigi. Si era previsto all’inizio dell’anno che questo 2025 sarebbe stato difficile. Lo è ancora di più visti i problemi che si dovranno affrontare.
C’è la separazione delle carriere a infiammare gli animi di certa magistratura: le toghe non vogliono digerire questa riforma firmata da Carlo Nordio e non si arrenderanno tanto facilmente.
Poi, ci sono i problemi interni che assillano il governo: il futuro di Daniela Santanchè, ad esempio: rimarrà al suo posto o farà un passo indietro?
Per finire con l’autonomia differenziata che è in un angolo, ma pronta ad esplodere appena se ne presenterà l’occasione.
Sappiamo che la politica è l’arte del compromesso, ma in casi come questi che abbiamo riassunto non si tratta di essere diplomatici, ma di ripetere il concorso per entrare nel “regno” della Farnesina. Dunque, si deve ricominciare a studiare.