Dieci anni di Quirinale come presidente della Repubblica sono tanti: un record per Sergio Mattarella che ha saputo interpretare quel difficile ruolo di super partes in maniera impeccabile.
La sua presenza al Quirinale durerà ancora un tempo discretamente lungo, ma in Italia sono già in molti a studiare quel futuro. Perché?
Il Colle è un traguardo ambito, una poltrona che fa gola a tutti i politici che contano.
La lotta per la successione al Quirinale
Ecco la ragione per cui la “successione” è aperta e la guerra sotterranea è evidente anche se nessuno lo ammetterà ufficialmente che la corsa è già iniziata.
Il punto che infervora gli animi è soprattutto uno: non c’è mai stata una figura rappresentativa della destra in quel ruolo. Si vorrebbe arrivare a tanto? Certamente si, chi dice il contrario sa di mentire.
D’altronde è un disegno che Giorgia Meloni insegue da tempo. E’ sempre stata favorevole al presidenzialismo, cioè all’elezione diretta del Capo dello Stato voluto dal popolo.
Come si elegge il Presidente
Ora, è noto, sono le Camere in seduta comune a scegliere il presidente e siccome prima di oggi il Parlamento è stato appannaggio del centro sinistra, quel risultato è sempre stato una chimera.
Adesso, è la destra ad avere il potere: il governo è stabile, il più stabile in Europa, e la Meloni continua ad essere in luna di miele con gli italiani. Quale migliore occasione?
Inutile nasconderlo: sarebbe il momento più adatto, ma non è così facile come potrebbe sembrare. Si tratta di cambiare la Costituzione e in questi casi non basta un si del Parlamento, ne sono necessari tre. Non solo, ma alla fine la minoranza potrebbe richiedere di far ricorso ad un referendum, cioè chiedere al popolo se è d’accordo oppure è contrario.
Ecco un pericolo che non si vuole correre perché i precedenti insegnano che chi va a votare potrebbe pensarla in maniera opposta a quella del Palazzo.
L’esempio più eclatante e vicino ai nostri giorni è quello di Matteo Renzi che voleva arrivare ad abolire il Senato e dare alla Camera l’unica possibilità di approvare una legge.
Come andò a finire lo ricordano in tanti, perché l’opinione pubblica disse no a questa “rivoluzione” e da allora è cominciata una discesa precipitosa dell’attuale leader di Italia Viva che dal 40 per cento di preferenze conta oggi si e no un 2 o 3 per cento.
Il buon Matteo cerca in tutte le maniere di risollevarsi, prima strizzando l’occhio a Giorgia per la sua iniziativa del presidenzialismo per poi passare ad abbracciare il disegno di Elly Schlein che vorrebbe creare un campo largo in grado di sconfiggere la maggioranza.
Un tentativo difficile, dato già per morto e seppellito nonostante la segretaria continui a crederci. Una parte del Pd le è contraria, vorrebbe un partito più vicino al centro ed oggi questa tesi è suffragata non solo dall’ex ministro Dario Franceschini (“Divisi si vince”), ma anche e soprattutto dal rinato Romano Prodi che accusa la Schlein di aver portato i dem troppo a sinistra, perdendo i voti di quei moderati che il giorno delle elezioni preferiscono rimanersene a casa.
Tornando alla Meloni ed al suo sogno, si comprende perché la leader di Fratelli d’Italia abbia innestato la retromarcia rifugiandosi nel premierato, l’elezione diretta del presidente del Consiglio che , secondo lei, darebbe al Paese una maggiore stabilità.
Ma anche qui, le opposizioni fanno quadrato e respingono il progetto, affermando che sarebbe l’inizio di un’autocrazia, di cui l’Italia non vuole assolutamente parlare.
Quindi, è un cane che si morde la coda e mette all’angolo la Meloni? Lei è una caparbia, capricorno di nascita, non ha mai arretrato nemmeno dinanzi al più evidente dei pericoli.
Ragione per cui, raggira di nuovo l’ostacolo e pensa alla successione di Sergio Mattarella: avere al Quirinale un uomo vicino alla sua coalizione sarebbe fondamentale. Ecco perché si sono già riaperti i giochi. Con quante possibilità che Giorgia Meloni ci riesca è difficile prevederlo. L’importante è provarci, poi si vedrà.