Ora la lotta fra Elly e Giorgia è tutta sul premierato. La Schlein sostiene che la sua rivale vuole “comandare, non governare”.
Il presidente del consiglio Giorgia Meloni ribatte: “Noi vogliamo che siano i cittadini a stabilire chi deve andare a Palazzo Chigi. L’ora degli intrighi di Palazzo e degli inciuci deve finire”. La polemica si scalda, il Pd scende in piazza a Roma e lancia i suoi strali contro la destra che ha fallito ed è bene che torni a casa. I dem sono euforici per il raduno tenutosi nella Capitale. Piazza del Popolo è un simbolo: “Da qui si deve ricominciare, perché “noi non siamo soli”, grida la segreteria.
In effetti al Pd si sono uniti alla manifestazione romana (forte di cinquantamila persone) anche Giuseppe Conte e la sinistra di Nicola Fratoianni. L’ex due volte presidente del Consiglio è convinto: “L’avvicinamento continua”.
Come, se sui grandi problemi le due forze sono di parere contrario? La guerra, le armi da mandare a Kiev? La stessa Unità, il quotidiano che fu del Pci, in un editoriale firmato dal suo direttore Piero Sansonetti, dopo aver riconosciuto che il Pd ha ritrovato il suo orgoglio, ribadisce la sua contrarietà alla politica della Schlein: “Non uno straccio di proposta.
Dimentica quel che succede in Ucraina e nel Medio Oriente e si occupa degli affitti brevi”. Certo, continua il direttore, anche quello è un problema, ma vogliamo dire due parole sugli avvenimenti che stanno sconvolgendo il mondo?
Dopo le frecciate che le sono piovute addosso dai moderati del suo partito, adesso la manifestazione di Roma ha ridato coraggio alla Schlein “Questa piazza è una promessa, un progetto”, dice con enfasi. “Quale iniziativa anche piccola parte da via del Nazareno?”, ribattono gli esponenti della maggioranza. La guerra è tutta qui si può sostenere.
Tra il fare di Giorgia Meloni che ogni giorno cerca una strada nuova da percorrere e il temporeggiare della sinistra- sinistra che va avanti solo con gli slogan ormai superati. L’ultima prova è l’accordo dell’Italia con l’Albania. E’ un patto che sta mandando ai pazzi il Pd: in primis perché non se l’aspettava, in secondo luogo per il semplice motivo che la mossa a sorpresa di Palazzo Chigi è stata applaudita dalla Germania di Scholz.
“Con il premierato si vuole diminuire il peso ed il prestigio del Quirinale”, tuona all’unisono il coro (non numeroso) della Schlein. “Provate a sottolineare un solo rigo della nostra proposta che dimostri quel che state affermando”, rispondono a destra. Il divario tra i due schieramenti si fa sempre più profondo e le occasioni per trovare un punto d’incontro diminuiscono ogni giorno.
La verità è che sia Giorgia che Elly debbono combattere con le questioni interne che pongono ad entrambe un freno. In via del Nazareno, nonostante la vittoria di Piazza del Popolo, le correnti si fanno sempre più aggressive e la segretaria deve sudare le proverbiali sette camicie alla ricerca di un minimo comune multiplo.
A Palazzo Chigi, la situazione è più tranquilla, ma non sempre tra la premier e i suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani c’è un’opinione comune. Un esempio su tutti: dalla presidenza del consiglio si volevano tassare le banche sugli extra profitti (un notevole incasso per la borsa dello Stato), ma si è dovuta fare una precipitosa marcia indietro per non peggiorare una situazione che poteva diventare pericolosa.
La madre di tutte le riforme – copyright della Meloni – diventa per la Schlein – la madre di tutti gli arraffamenti di potere.
L’oggetto è sempre il premierato. “Continuano gli affari di famiglia” sussurra ironicamente Elly. Si parla della sorella, del cognato che occupano poltrone di prestigio. Ma il ritornello di fondo è sempre lo stesso: “la destra ha fatto il suo tempo, non può continuare a governare”, ribadisce la segretaria del Pd.
“Noi non facciamo chiacchiere, ma lavoriamo per il Paese”, ribadisce l’entourage di Palazzo Chigi. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Saranno forse le elezioni europee della prossima primavera a dare una svolta definitiva non solo al vecchio continente, ma anche all’Italia.