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Giù la maschera! sui migranti Francia e Europa mostrano il loro vero volto: le elezioni del 2024 fanno impazzire

Giù la maschera! Sul problema dei migranti, l’Europa mostra il suo vero volto. La solidarietà? Dimenticata. Le promesse? Solo parole. I fatti? Finiti nel cassetto.

Ormai, parlare ancora di ridistribuzione delle migliaia di persone che fuggono dal loro Paese per toccare le nostre coste è una pietosa bugia. Perché Germania e Francia lo hanno espresso chiaramente. Berlino ritiene che l’ormai vecchio meccanismo è superato dagli eventi. La Francia con l’onnipresente Macron chiude i confini e aumenta i controlli di modo che quei poveretti che da Ventimiglia volessero raggiungere quel Paese si troverebbero la porta sbarrata o una volta scoperti sarebbero rispediti a mittente, cioè a noi.

Così, tutti i patti, gli accordi, le assicurazioni della von der Leyen sono andati a farsi benedire ed è la sola Italia a soffrire difronte all’aumento dei flussi migratori. Lampedusa scoppia, le altre località della Sicilia sono allo stremo e chiamano Roma per trovare una soluzione che per ora non c’è visto il menefreghismo degli altri Stati Europei.

La realtà è che gli sbarchi continuano ininterrottamente, non hanno un attimo di tregua e chi arriva in Italia sperando in una terra promessa  si vede invece “tradito” e non può pensar bene dell’ospite che lo accoglie senza l’aiuto di nessuno.

In parole povere, il nostro destino aveva un nome ben preciso, si chiamava Europa; oggi, invece è un sogno, un’utopia in corso d’opera. Fino a quando? Il guaio, perché di guaio si tratta, è che da noi ogni evento genera uno scontro politico che non finisce mai.

In specie ora che siamo vicinissimi all’elezioni che si terranno il prossimo anno nel vecchio continente. Se la maggioranza di governo è afflitta da un problema di cui non ha nessuna colpa, l’opposizione esulta, perché vuol dimostrare che l’esecutivo, dopo nemmeno un anno dall’insediamento, mostra i suoi limiti.

Si dovrebbe lavorare tutti insieme per trovare una soluzione; al contrario, la sinistra gioisce e ricorda quel “blocco navale” della Meloni che è andato a farsi benedire. Così, non si difende l’Italia, si costringe il governo a fare i salti mortali per uscire da una impasse che a tutt’oggi non ha una via d’uscita. “Ridistribuiamo noi”, sostiene la sinistra, ma quando poi si vara un piano che non piace alla minoranza si manda tutto a carte quarantotto.

Per ogni problema il ritornello è sempre lo stesso: danneggiare la destra (e in questo caso anche l’Italia) per palesare come Palazzo Chigi non sappia risolvere i tanti problemi che l’assillano: il salario minimo, l’inflazione, il carrello della spesa, la sanità.

Per carità, tutte angustie che avrebbero bisogno di un intervento urgente. Per questo motivo maggioranza e minoranza (non diciamo unite, ma almeno riflessive) dovrebbero lavorare gomito a gomito.

E’ soltanto una chimera; al contrario dovrebbe essere un imperativo categorico se si vuol bene all’Italia. Avviene l’esatto contrario per cui se voti a destra “sei un ignorante”, grida Beppe Grillo. Se sei contro la sinistra vuol dire che rinneghi il progresso. Ragione per la quale, attualmente si pensa soltanto al voto della prossima primavera.

Il proporzionale dovrebbe evitare gli inciuci o le manovre sottobanco contrarie anche alle preferenze degli elettori. Niente di tutto questo: il traguardo è l’unico obbiettivo. Così, Carlo Calenda sempre contrario alla Schlein, oggi non disprezzerebbe d’incontrarla per una battaglia comune, quella sulla sanità. Ecco, quindi Matteo Renzi, mai domo, strizzare l’occhio alla Meloni per poi parlarne male pubblicamente.

La confusione è totale e l’uomo della strada legge (o vede) e non si raccapezza. Vorrebbe andare alle urne preparato, ma è un obiettivo quasi impossibile. Ragione per la quale il vertice europeo si guarda bene dall’intervenire per dare una mano al nostro Paese.

“I migranti? Sono problemi loro che a noi non toccano”. Allora come si può sperare di vedere in futuro una Europa con una sola voce ed un solo obbiettivo? Appunto, è un sogno o, se preferite, un’utopia.  Bruno Tucci.

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