La premier Giorgia Meloni ha incontrato il ministro Alessandro Giuli in un pranzo che si è svolto domenica, a poche ore dalla messa in onda della puntata di Report che avrebbe parlato proprio del ministro. Un pranzo per fare il punto sulle future attività del ministero della Cultura in cui vi è stato un sostanziale invito della premier ad andare avanti.
Il chiarimento è arrivato dopo che il ministro stesso non aveva usato mezzi termini per rivendicare pubblicamente la sua “indipendenza” dai riti e dalle pressioni dei politici di mestiere, anche del suo partito.
E in serata, a pranzo ormai concluso, è andato in onda il servizio di Report. Servizio che era incentrato appunto sul neoministro e sui rapporti tra la destra e la cultura.
Si parte con la testimonianza di Rainaldo Graziani, il fondatore di Meridiano Zero, il movimento a cui Giuli ha aderito da giovane. “Sicuramente era una delle figure brillanti – ha detto Graziani – altrimenti chi mai vorrebbe dare un ministero, se non a una figura brillante”.
I giornalisti di Report gli hanno chiesto una replica allo stesso ministro sulla militanza a Meridiano Zero. Giuli ha detto sorridendo: “Che c’era bisogno che lo dicesse Rainaldo Graziani? Lo avevo già scritto io in passato, sul Foglio”. E questa “storia dell’aquila tatuata sul suo petto” ha incalzato il giornalista: “Questa cosa ci pensano gli avvocati…”, ha risposto Giuli.
“È una falsità?” ha chiesti ancora il giornalista di Report: “È talmente evidente – ha spiegato il ministro -: si tratta di una riproduzione di una moneta del I secolo dopo Cristo, età imperiale. Volete fare una retata per arrestare l’imperatore Augusto e i suoi successori fino a Nerone?”. Allora, ha chiesto ancora Report, “c’è un’aquila ma non del Ventennio?”. “Non c’entra nulla il Ventennio”, ha chiuso Giuli.
Oltre ai particolari sul passato di Giuli, nella trasmissione si è parlato anche della gestione del Maxxi, del progetto scientifico Cure cancellato a favore di quello che per 5 giorni ha consentito ai visitatori del museo romano, specializzato esclusivamente sull’arte degli anni 2000, di esplorare da remoto le stanze del Vittoriale.
E c’è il grande capitolo dell’organizzazione della mostra su Futurismo. Emergono il ruolo e i veti dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano nell’organizzazione della mostra, un’ingerenza così “irrituale” che, dice lo storico dell’arte ed esperto del Futurismo Fabio Benzi, “neppure Mussolini” si era mai permesso di fare. Pressioni che spingono il curatore prescelto, Gabriele Simongini, a consigliare agli esperti d’arte che avrebbero dovuto far parte del comitato scientifico e che sono stati allontanati a farsi da parte senza troppo protestare: “Temo per voi. Guarda che questi sono tosti, sono lo Stato” scrive il critico in una chat di cui Report è in possesso.
Malgrado le inchieste, la trasmissione di Rai Tre non ha scalfito la fiducia della Meloni in Giuli ed è forse apparsa meno forte di quello che ci si aspettava. E c’è chi dice che Palazzo Chigi possa aver visto in anteprima la puntata riducendo in questo modo l’indipendenza dei giornalisti Rai facendo venire meno “l’autonomia e l’indipendenza del servizio pubblico” (a dirlo è il sindacato dei giornalisti della Rai). La presidenza del Consiglio però smentisce questa ricostruzione ironizzando: “Report non lo vediamo in onda, figuriamoci in anteprima, e di domenica, a Palazzo Chigi”.
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