Nonostante con la testa sia in tutt’altre faccende affaccendato, Giuseppe Conte non dimentica, ha la memoria lunga e lancia il suo vaffa finale a Beppe Grillo. La consulenza non c’è più, spariscono trecentomila euro l’anno dal bilancio del fondatore dei 5Stelle.
L’avvocato del popolo non ha peli sulla lingua: “Ci sabota”. Ma i fedelissimi sostenitori deLl’ex comico sostengono: “Il contratto è sempre valido”.
Finisce così un’epoca, quella di Gianandrea Casaleggio che forse oggi si rivolterà nella tomba. Davide, il figlio buono, ironizza: “Di questo passo fra i due contendenti ne rimarrà uno solo, ma di elettore”. Senza più alimenti il “povero Grillo”. “Se vuole, potrà andare a mangiare alla Caritas”, lo sferza qualcuno. E’ una guerra che non ha confini nemmeno con le parole.
Però, Giuseppi non ha tempo di preoccuparsi di questa vicenda. La sua battaglia ha altri obiettivi: riguardano il proprio futuro, quello di non finire a fare il gregario di Elly Schlein. Questo mai, non c’è questa possibilità perché lui ha in mente soltanto un obiettivo, quello di Palazzo Chigi.
Che cosa ha in testa il numero uno dei pentastellati? Come può pensare di arrivare a tanto se la maggioranza è altra ed è ben salda al potere? Sarà forse un lavoro lungo e difficile, ma Conte non dispera. Ci sta lavorando da tempo, fin da quando Elly è riuscita a conquistare la segreteria. Prima delle europee, la Schlein traballava e Conte era pronto ad infilarsi nella lotta fra le varie correnti del Pd. Ora che la situazione è cambiata, l’ex presidente del consiglio non ha fretta, continua a lavorare sottobanco ed anche a cielo aperto.
Qual è il suo disegno? Dimostrare che solo lui è il vero leader della sinistra e soltanto a lui si dovranno rivolgere i “nemici” della destra. I 5Stelle vivono una continua metamorfosi, perché il loro capo è extrafurbo e non si fa incantare dalle sirene che lo consigliano di cedere. Fa credere agli pseudo alleati avversi all’esecutivo che non è contrario al campo largo, a quello che la destra definisce l’ammucchiata. Ma quando si è sul punto di stringere e arrivare al dunque, il gruppo dei pentastellati fa marcia indietro.
Quale scusa accampano? Non firmiamo nessun patto finché non vediamo un programma ben definito con chiarezza. Senza sotterfugi.
Ma la verità è che quel sostantivo (sotterfugi) è assai caro a Conte, perché con quello gioca a rimpiattino per “fregare” il Pd. Come? Cercando di far fuori Elly e diventare lui il “duce” della comitiva. Lo ha ben chiaro in testa questo disegno e del caso Grillo si occupa di striscio. “Non lo considero un parricidio, è nella logica dei fatti”, sostiene. Ne parla in fretta come se l’argomento non fosse di primo piano. Se il Movimento è morto nel mese di ottobre del 2024 lo lascia dire solo ai grillini puri che non hanno altro a cui pensare. Il futuro è diverso, perché se si continua a stare appresso al Pd come un fedelissimo cane, non si raggiunge nulla. Si è a metà del guado, una situazione che non piace a Conte, primo ministro per due volte. Il traguardo è in un palazzo che è al centro di Roma. Si chiama Chigi ed è lì che vuole tornare. Pensa che quello sia il suo posto. Il resto sono chiacchiere. Per lui.
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