Giuseppe Conte si scaglia lancia in resta contro Giorgia Meloni. Meloni replica con durezza mai vista.
Conte, per rendere più efficace quel che dice, prende carta e penna e scrive una lettera. Meloni usa la tribuna della Camera.
Quelle di Conte sono parole durissime: “Una questione morale ti imporrebbe di far uscire dal tuo “cerchio magico” Daniela Santanchè, Andrea Del Mastro e Vittorio Sgarbi”.
Giorgia Meloni è spietata: “Chi ha dato il consenso alla ratifica” del Mes “che oggi impegna anche noi? Lo ha fatto il governo Conte, senza mandato parlamentare e lo ha fatto un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti, dando mandato a un ambasciatore con un mandato firmato dal ministro Di Maio, senza mandato parlamentare, senza averne potere, senza averlo detto agli italiani, con il favore delle tenebre“.
Il presidente dei 5 Stelle ha usato quei termini nel rivolgersi al presidente del Consiglio per prendere due piccioni con una fava. “Cerchio magico” è infatti un copyright del capo di Italia Viva quando incontrava e incontra i fedelissimi nella sua Toscana. Renzi non è mai leggero con Conte, appena può lo attacca e non lo fa usando il fioretto.
Ecco perché l’avvocato del popolo ha voluto (solo in parte) far sentire la sua voce ad entrambi, difensori a spada tratta del premierato, cioè dalla “madre di tutte le riforme” (parola di Giorgia Meloni).
C’è chi trasecola dinanzi allo scritto di Giuseppi e va indietro, ma non troppo, con la memoria. Ricorda i due esecutivi da lui presieduti con maggioranze completamente diverse, il suo abbraccio con Beppe Grillo lasciato in strada quando non gli serviva più, anzi gli intralciava il cammino, la brutta rottura con Luigi Di Maio, al quale deve tanto se oggi siede sui banchi di Montecitorio e prima ancora sulla prestigiosa poltrona di Palazzo Chigi.
E’ noto: la politica è l’arte del compromesso, ma si può definire tale un simile comportamento? Assolutamente no. Primo, perché si tratta di avversari e non di nemici; secondo, perché sarebbe bene non dimenticare quel che ci insegna la religione cattolica: “Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra”. La realtà è quella che Giuseppe Conte ha diverse ambizioni.
E’ stato presidente del consiglio, ma una volta “licenziato” non si è perso d’animo ricordando che la “vendetta è un piatto che si mangia freddo”. Non gli basta essere diventato il presidente dei 5 Stelle, vuole andare al di là. E cioè far fuori (politicamente si intende) la debolissima Elly Schlein e diventare lui l’indiscusso patron della sinistra.
Questo significa che in futuro chi è alla guida del Paese dovrà fare i conti con lui, senza altri interlocutori. Un bel progetto, non c’è che dire, ma dove finisce la morale che lui invoca scrivendo a Giorgia? Senza dimenticare la piazza pulita che ha fatto nel Movimento rivoluzionando le cariche per mettere ai posti che contano i suoi fedelissimi.
Si scrive dunque che Giorgia deve comportarsi in modo morale quando dovrebbe essere lui a dare il buon esempio tra i grillini. Fatto sta che, preso dalla frenesia del potere, il presidente dei 5Stelle non ha la minima intenzione di mollare e bacchetta il premier reo di non disfarsi di tre esponenti della maggioranza. Comunque, il redde rationem si avrà in primavera, non prima, e cioè nel momento in cui saremo alla vigilia delle elezioni europee dove gli inciuci e i campi larghi sono vietati, visto che si vota con il proporzionale.
Elly non ingoierà il rospo di essere una vice dell’opposizione e giocherà tutte le sue carte. Giuseppe Conte è avvertito: avrà contro una rivale donna con un carattere che non si lascia sopraffare da un maschio, patriarcato a parte.