Governo Meloni, c’è chi sostiene con una certa sicumera che settembre potrà essere il mese determinante per il suo futuro. L’esercito dei no si va gonfiando e sarebbe da sciocchi ritenere che tutto questo non preoccupi l’esecutivo.
Le ragioni sono diverse, ma in primo luogo spinge in maniera determinante il referendum abrogativo che cancellerebbe la legge sull’autonomia differenziata. L’opposizione, sulla raccolta delle firme (dovranno essere 500 mila) si è ricompattata.
Un campo largo a cui, almeno per il momento, nessuno si sottrae. Se gli elettori dovessero essere a favore della sinistra il governo traballerebbe anche se l’ottimismo di Meloni respinge questa ipotesi. Però, si ha voglia a dire che i “no” non avranno nessun peso per l’esecutivo. Se il popolo è contrario, è gioco forza interrogarsi e studiare il futuro.
Innanzitutto, perché la legge in questione difesa e voluta dalla Lega rimanderebbe quella rivoluzione che il Carroccio sogna da anni. E’ necessario e forse determinante aggiungere che molti esponenti della maggioranza storcono la bocca e sperano nel voto popolare.
In primo piano, ecco il nome forzista di Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria che ha chiesto espressamente una moratoria della legge. In parole semplici una proroga.
Alla sua iniziativa non si è detto contrario nemmeno Antonio Tajani, il numero uno di Forza Italia. Che cosa vuole il segretario dei berluscones? Non ha digerito il voto contrario di Giorgia Meloni alla Von der Leyen perché i popolari sono maggioranza in Europa e se si vuole essere moderati bisogna appoggiare la neo presidente che adesso governerà per altri cinque anni.
Si deve dire con chiarezza che, oltre alle reiterate bizze di Matteo Salvini, ci si mettono oggi anche quelle del “buon Antonio”. Il motivo? Sta nelle ultime dichiarazioni dei due eredi che contano del Cavaliere, i quali, con argomenti differenti, hanno voluto dire che Forza Italia deve cambiare e dirigersi con maggiore determinazione verso il centro. Tajani ha compreso il pericolo ed ha sterzato immediatamente per venire incontro a Marina e Pier Silvio Berlusconi.
Allora, Giorgia Meloni è meno forte di prima perché in Europa è rimasta isolata? Dopo il voto di Strasburgo non ha potuto essere favorevole ad una maggioranza che aveva inglobato i Verdi.
E’ stata la mossa a sorpresa della Von der Leyen intimorita dai franchi tiratori. Adesso, Giorgia si guarda attorno e non vede tanti alleati con lei. Tradimento e vendetta sono sostantivi che si rincorrono: il primo lo pronuncia a mezza bocca la premier italiana; il secondo è appannaggio della presidente della Commissione europea che si è detta sorpresa dalla scelta della “sua amica”.
Se a tutto ciò si aggiunge l’atteggiamento ondivago di Salvini, il quadro è perfetto. Lui con Orban ed i patrioti del vecchio continente; lei, Giorgia, con la destra meno aggressiva. Come andrà a finire?
Alcuni commentatori sono sicuri che a settembre la Meloni si troverà davanti ad un bivio: andare avanti a tentoni, un giorno si ed un altro no. Oppure scegliere la strada di nuove elezioni che potrebbero confermarla con un grande voto popolare con cui navigare con tranquillità per altri lunghi anni.
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