Forse ci siamo: la guerra in Medio Oriente sembra proprio vicina ad una svolta, ci sono nuovi spiragli di tregua su Gaza e Libano. Netanyahu parla di una possibile soluzione diplomatica; insomma pare si sia convinto che è arrivato il momento di finalizzare un accordo per mettere fine alla guerra.
L’Iran sta valutando, darà una risposta “prima del voto USA”. Il nuovo comandante di Hezbollah, Nalm Qassem – 71 anni, nato in Libano, quarto segretario generale del partito sciita – fa il duro ma intanto è riparato a Teheran per coordinare il da farsi. Qassem, eletto a capo del gruppo armato libanese, è una figura di spicco da più di 30 anni nel movimento sostenuto dall’Iran. In un discorso davanti alle tende da una località segreta (8 ottobre) ha detto che il conflitto tra hezbollah e Israele è una guerra su chi piange per primo, e hezbollah non avrebbe pianto per primo. Ha anche detto che le capacità del suo gruppo sono intatte nonostante i “ dolorosi colpi” da parte di Israele.
Ma ha anche aggiunto che sosterrà gli sforzi del presidente del Parlamento Nabih Berri – un alleato di Hezbollah – per garantire un cessate il fuoco, omettendo qualsiasi accenno di un accordo di tregua con Gaza come precondizione per fermare il fuoco del gruppo su Israele.
È il minimo sindacale già sul tavolo. Secondo “Ynet” ( sito ebraico lanciato nel 2000) l’accordo dovrebbe prevedere un mese di tregua in cambio della liberazione di un numero compreso tra 11 e 14 ostaggi detenuti da Hamas. Anche il Libano punta a un cessate il fuoco entro pochi giorni. Una fonte iraniana ha spiegato che “probabilmente la risposta di Teheran avverrà prima del giorno delle elezioni presidenziali in USA”.
La guerra continua. Il conflitto prosegue ancora duro. A Gaza sono ormai oltre 43.000 i morti ( inclusi i combattenti) e in Libano 2.787 le vittime dal 7 ottobre con migliaia di civili costretti ad evacuare (proprio mercoledì 30 ottobre) la Valle della Bekaa prima dei bombardamenti dell’esercito israeliano. Oltre un quarto del Paese è sotto ordini di evacuazione israeliana secondo l’Onu che denuncia lo sfollamento di più di 1,2 milioni di persone. Come se non bastasse, almeno secondo la CNN, l’Iran è pronto a rispondere a Israele prima del voto americano del 5 novembre. Nel frattempo continua il pressing americano per una tregua. Gli inviati di Biden in Israele, puntano almeno a un cessate il fuoco di 60 giorni in Libano. In ogni caso sono ripresi i negoziati di pace. È un buon segno. Ma è meglio non illudersi.
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