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I leghisti assenti in Aula mentre Meloni parla alla Camera. Poi si giustificano: “I treni sono in ritardo”. Ma povero Salvini

Ieri, mentre Giorgia Meloni apriva le sue comunicazioni alla Camera in vista del prossimo Consiglio europeo, si è notata qualche assenza di troppo tra i banchi della Lega. In realtà, a dirla tutta, dei deputati leghisti non c’era praticamente nessuno: c’è chi, con un pallottoliere in mano, ha contato tre deputati presenti su sessantacinque. Insomma, un disastro. E l’assenza non è passata inosservata, tanto che in giornata è poi arrivato anche un commento seccato da parte di Fratelli d’Italia: “Non è stata una bella scena”. E di fronte alle polemiche, qualcuno dal Carroccio, tra una risposta vaga e l’altra, alla fine ha pensato bene di giocarsi la giustificazione estrema: il ritardo dei treni. Ma come? Ma davvero i treni? E il povero Salvini Matteo ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture? Una coltellata alla schiena, quella dei deputati leghisti al ministro. Tutti con lui ce l’hanno. Finché erano Elly Schlein e Landini e soci a battibeccare sui ritardi andava anche bene, ma ora anche loro? Anche i compagni di battaglia con l’elemetto vichingo (o del Regno delle Due Sicilie)? La prossima volta, cari leghisti, prendete nota, la colpa meglio darla a qualcun altro. Per esempio: le zecche rosse. O un qualche migrante irregolare. O, perché no, un chiodo. Anche un chiodo qualsiasi. Ma i treni, quelli proprio no. Povero Salvini. Povera Patria.
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Gianluca Pace